Ex ferrovia Budrio-Massa Lombarda, nuovo studio di fattibilità per utilizzare il vecchio sedime
La vecchia ferrovia Budrio-Massa Lombarda, dismessa da oltre cinquant’anni, torna a far parlare di sé. Di recente, infatti, il Comune di Medicina ha deciso di stanziare circa 20 mila euro per l’aggiornamento dello studio di fattibilità sulla ferrovia. L’occasione è stata la convocazione della Commissione consigliare di studio sulla Ferrovia Budrio–Medicina–Massa Lombarda, istituita a inizio anno per approfondire il tema alla quale hanno partecipato anche dirigenti e tecnici della Città metropolitana e della Regione, nonché assessori dei comuni limitrofi.
I 26 chilometri della Budrio-Massa Lombarda, gestiti dalla Società Veneta, vennero inaugurati nel 1887, anno in cui fu attivato anche il tracciato della Bologna–Budrio-Portomaggiore, migliorando in questo modo i collegamenti su strada ferrata fra i paesi serviti dalla linea con Bologna. Fino agli anni Cinquanta le locomotive erano a vapore, poi vennero sostituite da quelle termiche. L’avvento dell’automobile fu tra i principali motivi che portarono alla chiusura della linea nel 1964, quando il servizio venne via via sostituito da autobus.Nel 2003 la società Metis-Gruppo T Bridge svolse per conto della Provincia di Bologna uno studio di fattibilità per il ripristino della linea ferroviaria che parlava di oltre 130 milioni di euro necessari per la riattivazione delle rotaie. Inoltre da tempo Legambiente, e più di recente il Movimento 5 stelle, chiedono a gran voce la riattivazione del percorso. Sono state create pagine Facebook per sensibilizzare sul tema e anche una petizione su www.change.org, firmata da 464 persone.
Nel frattempo, nel 2015 la Città metropolitana ha chiesto che il tracciato della linea ferroviaria e il cosiddetto «corridoio di salvaguardia», ossia quella striscia che verrebbe utilizzata in caso di ripristino della ferrovia, sparissero dalle mappe del Psc. «Il corridoio vincola i proprietari dei terreni che, in sostanza, non possono utilizzarli – aveva chiarito il vicesindaco, Matteo Montanari –. Ad ogni modo, in quel tratto non è comunque possibile costruire case, quindi se un domani ci fossero le condizioni per riattivare la linea ferroviaria, si potrebbe sempre tornare indietro».
Da qui, dunque, la decisione di far eseguire un nuovo studio di fattibilità, pur consapevoli che, visti i costi, il passaggio dei treni da Medicina è, per certi versi, un sogno ancora lontano. «Guardando al futuro, così come chiesto anche nel Piano strategico locale, serve l’aggiornamento dello studio per valorizzare e tutelare l’ex sedime ferroviario, per tenere aperta quella porta» spiega Montanari. Per quanto riguarda il tratto medicinese, «il vecchio sedime è praticamente tutto percorribile, soltanto a Villa Fontana c’è il parcheggio delle scuole e in via del Piano le case sono molto vicine, «ma era stato individuato un tracciato alternativo – ricostruisce Montanari -. Inoltre, da via Licurgo Fava a Ganzanigo è stata realizzata una ciclabile».
Il sedime è in parte del Comune e in parte di privati, ma soprattutto è di proprietà di Conami, che al di sotto ha le tubazioni dell’acqua. (gi.gi.)
Nelle foto l’ex stazione di medicina e il piazzale