Ortopedia di Imola all’avanguardia, il 2017 è stato l”anno delle protesi mini-invasive all”anca
L”Unità Operativa di Ortopedia dell”Ospedale di Imola si sta ritagliando un ruolo sempre più di rilievo all”interno del panorama della chirurgia protesica e i risultati sono decisamente incoraggianti. Nel 2017, grazie a tecnologie all”avanguardia, è proprio sugli interventi all”anca che si sono visti i risultati migliori, grazie anche alla collaborazione con il reparto di Ortopedia dello Ior-Bentivoglio.
«Nell’ultimo decennio – ha spiegato il direttore dell” Unità imolese Prof. Carlo Impallomeni – gli interventi di chirurgia protesica primaria e da revisione, sia di anca che di ginocchio, eseguiti dalla nostra équipe sono stati migliaia ed i risultati ottenuti sono statisticamente sovrapponibili a quelli dei centri di eccellenza considerati punti di riferimento nazionale in questo tipo di chirurgia. Già da tempo abbiamo iniziato ad applicare i principi della chirurgia mini-invasiva in campo traumatologico. Trasferire i concetti alla chirurgia protesica dell’anca è stato il passo successivo, ed oggi utilizziamo abitualmente una tecnica chirurgica che ci permette di impiantare la protesi d’anca attraverso una incisione cutanea ridotta (10-15 cm circa), con un minimo distacco tendineo, ottenendo una notevole riduzione dei tempi di recupero post-operatorio, di ricovero e di ripresa funzionale. Nella nostra unità operativa abbiamo professionisti di comprovata esperienza ed elevata competenza specifica e proprio per mantenere sempre livelli di eccellenza abbiamo proposto alla direzione aziendale una “partnership” con l’U.o.c. di Ortopedia dello Ior-Bentivoglio, diretta dal Dott. Mauro Girolami, che vanta un’esperienza più che ventennale nella chirurgia protesica dell’anca e negli ultimi anni si è dedicato specificatamente allo sviluppo ed alla diffusione della metodica mini invasiva Amis (Anterior Mini Invasive Surgery)».
I principali vantaggi di questa metodica, che permettono al paziente di tornare più rapidamente ad una vita normale, sono il rispetto delle strutture muscolari e tendinee, la minore perdita di sangue post-operatoria, la cicatrice più piccola, il minor dolore, la degenza e la riabilitazione più brevi e i rischi ridotti di lussazione dell’impianto. «Naturalmente – ha concluso il professore – la tecnica Amis, al pari di qualsiasi altra metodica chirurgica, ha i suoi limiti e le sue controindicazioni. ll successo dell’intervento, infatti, non è legato unicamente all’atto chirurgico, ma anche alle fasi pre e post operatorie, come il tipo di anestesia più adatto e il percorso riabilitativo più precoce ed efficace”.
Nella foto: il Prof. Carlo Impallomeni, direttore dell”Uoc di Ortopedia dell”Ospedale di Imola