Neofascismi, Paolo Berizzi giornalista sotto scorta e la galassia nera italiana
Minacce ai giornalisti, striscioni contro i centri per immigrati o le iniziative che puntano il dito contro il diffondersi dei neofascismi. Sono in aumento gli episodi di una sempre maggiore ricerca di visibilità e autoaffermazione, al limite dell”intimidazione, dei gruppi di estrema destra. Il censimento avviato da Patria indipendente, la rivista dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani) per capire la portata del fenomeno italiano su Facebook ha raccolto circa 3.600 pagine di cui oltre 500 esplicitamente legate o inneggianti al fascismo; i collegamenti formano una «Galassia nera» con i gruppi maggiormente rappresentati, i più autorevoli, i più popolari, i più attivi, la pagina di CasaPound «piace» a 225 mila «naviganti». Minimizzare con il gesto folkloristico o la bravata rischia di fare il gioco dello sdoganamento di un’onda nera che dilaga tra l’Europa e l’Italia.
Per cercare di capire cosa sta succedendo mercoledì 24 gennaio alle ore 20.30 presso la Biblioteca comunale (Bim) in via Emilia, è stato organizzato da Anpi, Aned e Cidra, con il patrocinio del Comune, e la collaborazione di Cooperattivamente e altri, l’incontro «I neofascismi e la Galassia nera italiana» al quale parteciperanno Federico Chiaricati dell’Anpi provinciale, Giulia Barelli dell’Anpi di Imola e Paolo Berizzi inviato di Repubblica il cui libro, «Bande nere» (2009, Bompiani), e soprattutto i suoi tanti articoli, ne hanno fatto il bersaglio di una serie di minacce di vari gruppi, in particolare la Comunità militante dei 12 raggi di Varese meglio conosciuta come Do.ra. «Prima i post sui social network – racconta -, poi gli striscioni intimidatori attaccati per strada o durante le partite nei palazzetti, infine mi sono trovato l’auto parcheggiata sotto casa incisa con una svastica, il simbolo delle Ss e un crocifisso». Dal marzo scorso Berizzi è sottoposto ad un programma di tutela e protezione: «Ci sono state ripercussioni sulla mia vita privata, devo comunicare i miei spostamenti e ho la sorveglianza sotto casa, ma non hanno depotenziato il mio impegno. Se il tentativo era dissuadermi hanno fatto un buco nell’acqua».
«Bande nere» parla di almeno 150 mila italiani sotto i 30 anni che vivono nel culto del fascismo o del neofascismo. Qual è la situazione nella nostra zona, da Bologna a Ravenna, a Forlì?
La realtà che appare di più vivace è quella di Forza nuova.
«Sì, nelle vostre zone c’è soprattutto Forza nuova ed è un”anomalia. A livello italiano oggi è egemone CasaPound che nasce come centro sociale ma di fatto è un partito con 106 sedi, un programma, consenso sul territorio e l’obiettivo di candidarsi per entrare in parlamento, come ha detto il loro leader dopo il 9 per cento ottenuto alle amministrative di Ostia. Probabilmente riuscirà a raccogliere le firme e a superare lo sbarramento del 3 per cento, cosa che a Forza nuova non riuscirà. CasaPound ha fatto un lavoro capillare nelle periferie, ad esempio con i pacchi alimentari, trasformando un movimento di strada quasi in un partito tradizionale. Forza nuova invece ha numeri da prefisso telefonico ed è stata cannibalizzata da CasaPound nonostante agisca dal ’97, di fatto è il più antico partito di estrema destra ancora attivo. La sua recente strategia di alzare i toni deriva proprio dal fatto che si trova in difficoltà, da qui la proposta per la marcia su Roma o le minacce sotto la redazione di Repubblica a Roma. Non so spiegare come mai CasaPound in Emilia Romagna non sia riuscita a raccogliere frutti come altrove, però occorrerebbe capire anche come sia possibile che nella regione più rossa d”Italia attecchisca e resista il più antico partito neofascista, così come in Toscana si sta diffondendo CasaPound, vedi alle amministrative di Lucca».
Perché questi gruppi non vengono semplicemente denunciati per apologia del fascismo?
«Bella domanda, andrebbe girata alle procure e ai magistrati che spesso non intervengono oppure alla fine archiviano. Vedi quanto accaduto con la spiaggia di Chioggia, dove la procura di Venezia ha deciso che quanto sosteneva il titolare, cioè che la democrazia fa schifo, inneggiando pubblicamente al duce, era solo “un”articolazione del pensiero”. A Milano per la parata del 29 aprile di CasaPound c’è stata la richiesta di archiviazione derubricando il tutto a “commemorazione funebre”, cioè mille persone che fanno il saluto romano collettivo, si fotografano e lo postano sui siti non costituiva apologia del fascismo. L”ultimo episodio analogo è avvenuto il 7 gennaio a Roma per la manifestazione in ricordo dell’uccisione di tre militanti del Fronte della gioventù avvenuto quarant’anni fa, c’erano migliaia di camerati arrivati da tutt”Italia. Il problema è la caduta della pregiudiziale su questi gruppi, nei loro confronti non c’è più un”azione repressiva da parte dello Stato quindi si sentono legittimati e alzano la soglia delle provocazioni. Io invece ho chiesto e continuo a chiedere che i gruppi neofascisti e neonazisti vengano sciolti come fu fatto con Ordine Nuovo. Il nostro Stato è fondato sui valori dell”antifascismo ripresi nella Costituzione, quindi le istituzioni democratiche hanno il dovere di farlo. Gli strumenti legislativi ci sono. Invece assistiamo ad un silenzio imbarazzante da parte della politica e delle istituzioni, si continua a minimizzare. E una parte di colpe sono anche della sinistra che su questo tema ha lasciato spazi enormi».
Durante le sue ricerche ha intervistato molti militanti, perché i ragazzi sono così affascinati dalla destra radicale?
«Ci sono una serie di fattori, da un lato la crisi della politica tradizionale, una forte mancanza di fiducia che si sta diffondendo in Europa e in Italia. Poi l”insicurezza economica e sociale e l”incapacità di affrontare senza strumentalizzazioni il fenomeno dell”immigrazione, per cui i giovani vedono la propria condizione di precarietà minata ulteriormente dall”arrivo di nuovi cittadini che scappano da fame e guerra. Si è creato così un clima dove i populismi di estrema destra hanno trovato un brodo di cultura in cui infiltrarsi, soprattutto nelle periferie, gruppi che cercano riconoscimento sociale lavorando proprio sui giovani. In un momento di crisi del lavoro e degli ideali, i ragazzi sono alla ricerca di un”identità forte che li faccia sentire protagonisti, in grado di determinare il proprio presente e il proprio futuro in un ambiente comunitario e identitario. Quella che una volta era la militanza di strada legata ai centri sociali della sinistra movimentista ora è in forte contrazione e quello spazio è stato occupato da un modello come CasaPound, non a caso nato come centro sociale. L’età media dei consensi è sempre più bassa, lo vedi nelle scuole e nelle università dove nelle consulte studentesche l’estrema destra guadagna consensi che fino a pochi anni fa erano inimmaginabili. Fanno leva su temi come gli affitti calmierati per gli studenti fuori sede o il caro libri, che una volta erano dei collettivi studenteschi di sinistra. Non sorprende quindi che l”onda nera avanzi nelle scuole oltre che negli stadi, i luoghi dove si costruisce il consenso giovanile».
L”intervista completa sul “sabato sera” del 18 gennaio 2018.
l.a.
Nella foto: Paolo Berizzi