Nasce a Sassuolo il Museo Bertozzi & Casoni dedicato ai due artisti imolesi
Un museo tutto dedicato a loro: il Museo Bertozzi & Casoni. Quattrocento metri quadri allestiti al piano terra della Cavallerizza Ducale di Sassuolo, un edificio restaurato grazie all’intervento dell’ingegner Franco Stefani e Studio Pincelli, nel quale sono esposti venti lavori, alcuni tra i più rappresentativi della carriera dei due artisti imolesi. Avere un museo esclusivamente dedicato alle proprie opere non è da tutti. “Non ci rendiamo ancora conto cosa possa rappresentare avere un museo a noi dedicato, è uno strumento nuovo che va imparato ad usare. Quello che ci è chiaro è che non deve diventare un magazzino allestito ma che bisognerà farlo vivere” spiegano i due artisti imolesi.
D’altra parte Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni, che nel 1980 hanno fondato la società Bertozzi & Casoni, un po’ speciali lo sono davvero: sono fra i maggiori innovatori dell’uso della ceramica nell’arte contemporanea. Tra surrealismo compositivo e iperrealismo formale, Bertozzi & Casoni indagano da anni i rifiuti della società contemporanea, non escludendo quelli culturali e artistici, in una messa in scena in cui contribuiscono immaginazione fantastica e precise tecniche, figurazione e astrazione, storia e contemporaneità, degrado e bellezza.
Sono così nate opere che, dialogando con la grande tradizione dell’arte, coltivano una originaria vocazione per la sperimentazione in campo scultoreo, vedendo nella ceramica una possibilità per una scultura dipinta. Fino ad arrivare, negli anni 2000, ad aprire il capitolo delle loro opere più significative: le “contemplazioni del presente” in cui, con riferimenti alla grande categoria artistica della vanitas, l”attrazione per quanto è caduco, transitorio e negletto diventa icona internazionalmente riconosciuta, di una, non solo contemporanea, condizione umana.
A promuovere e volere uno spazio permanente dedicato ad accogliere una selezione delle opere più significative dei due maestri della scultura ceramica contemporanea è stato Franco Stefani, presidente del Gruppo System di Sassuolo, che spiega: “Il Museo Bertozzi & Casoni è un omaggio agli artisti ed è il mio regalo di Natale per Sassuolo e per tutto il territorio. Il pubblico potrà ammirare come con opere come queste la ceramica sia entrata di diritto nel mondo dell’arte contemporanea utilizzando allo stesso tempo tecniche che richiedono una maestria da bottega rinascimentale e tecnologie all’avanguardia. Il tutto in un luogo speciale per Sassuolo: la Cavallerizza Ducale. Un edificio dall’architettura straordinaria che è tornato a nuova vita con una funzione culturale e sociale, assolvendo quello che era il nostro obiettivo: ridare alla città un luogo storico e di grande spessore dal punto di vista del patrimonio culturale”.
Il museo, in effetti, costituisce un’occasione importante per poter ammirare, nella terra dove la ceramica rappresenta tradizione e innovazione, quel ponte invisibile che lega il passato al futuro, la ceramica al mondo dell’arte contemporanea all’interno di uno dei capolavori dell’architettura italiana del XVIII secolo.
“La nostra reazione alla proposta è stata da subito molto entusiastica, ma anche pensierosa in quanto ci siamo resi conto dello sforzo che l’ingegnere Stefani stava facendo proponendoci sia questo spazio in maniera assolutamente gratuita sia tutto il necessario per l’allestimento. Un gesto che sconfina nel vero mecenatismo” spiegano da parte loro Bertozzi & Casoni.
Che ricostruiscono così la storia che ha portato a questo museo: “L’idea è nata da un incontro, con l’ingegnere Franco Stefani, che ha le sue radici molto lontane, nel 1993. Egli vide il nostro lavoro e rimase colpito dall’uso insolito che facevamo della ceramica, materiale che, come lui stesso dice, ”tanto ha dato al territorio sassolese”. Ci siamo poi rivisti in occasione della nostra personale alla galleria Verolino di Modena, rinsaldando questa nostra stima reciproca – raccontano Bertozzi & Casoni -. È stato poi l’ingegnere Stefani a suggerirci che era un peccato non poter vedere in maniera esaustiva le nostre opere e che bisognava toglierle dalle casse per dare loro maggiore visibilità. Naturalmente ci siamo sentiti onorati dell’attenzione nei nostri riguardi e di questo gli siamo grati”.
Lo spazio espositivo ospita alcuni tra i lavori più rappresentativi della carriera artistica di Bertozzi & Casoni, tra i quali: Scegli il Paradiso, Madonna scheletrita, Composizione Scomposizione, Composizione non finita-infinita, Sedia elettrica con farfalle, Regeneration, Dove Come Quando, Brillo box con pappagalli, Polar bear, Resistenza 2. Si tratta di opere, anche di grandi dimensioni, esposte in precedenza in prestigiose sedi nazionali e internazionali quali Tate Liverpool (2004), Sperone Westwater, New York (2005, 2010, 2015), Ca” Pesaro (2007), Castello Sforzesco, Milano (2008), Biennale di Venezia (2009, 2011), All Visual Arts (2012), Museum Beelden aan Zee, L”Aia e Beck & Eggeling, Düsseldorf (2013), Palazzo Te, Mantova (2014), Expo Milano (2015).
Come chiariscono i due artisti imolesi, “l’esposizione è permanente. Le opere potranno ruotare, essere cambiate, ma si tratta di uno spazio permanente dedicato al nostro lavoro artistico”. Di sicuro un’ulteriore sfida, oltre a quella prettamente artistica.
Il Museo Bertozzi & Casoni è allestito nella Cavallerizza Ducale (via Racchetta 2) a Sassuolo; è ad ingresso gratuito, aperto al pubblico tutti i venerdì, sabato e domenica dalle 15 alle 19.30.
A Imola, nel Museo di San Domenico, attualmente sono esposte due opere di Bertozzi & Casoni. Si tratta di Avanzi e Cestino della discordia, entrambe sono ceramiche policrome del 2001. Le due opere sono conservate nella sezione Osservatorio, che è l’ultima del percorso storico artistico del Museo di San Domenico, che dal Medioevo approda alla contemporaneità. Si tratta dello spazio più «mobile» e temporaneo del museo perché dedicato alle esperienze artistiche più recenti con un forte collegamento al territorio.
Altri particolari sul “sabato sera” in edicola dal 25 gennaio 2018.
V.d.A.
Nella foto: una veduta del museo di Sassuolo