Gestione dell”acqua in regione, un imolese tra i dipendenti pubblici segnalati alla Corte dei conti
C”è anche un imolese, ex dipendente della Regione Emilia Romagna, tra i 31 dipendenti pubblici segnalati dalla guardia di finanza alla Corte dei conti per un presunto danno erariale da 8 milioni e 300 mila euro derivante dalla cattiva gestione delle risorse idriche regionali. L’indagine è partita nel 2015 in seguito a un esposto.
Sotto la lente delle fiamme gialle è finito il complesso tema dell’erogazione di acque pubbliche in assenza di concessioni e per usi diversi da quelli consentiti in un lasso di tempo compreso dal 2001 al 2017. Attraverso una serie di controlli svolti dai finanzieri del Gruppo tutela spesa pubblica del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bologna presso l’Arpae (cui competono le funzioni di concessione, autorizzazione, analisi, vigilanza e controllo in materia di gestione delle acque pubbliche), sono state esaminate le modalità di gestione dell’acqua presso il Consorzio della Bonifica Renana e quello del Canale Emiliano Romagnolo e hanno trovato diverse irregolarità riferite a forniture di acqua, per usi diversi da quelli irrigui in agricoltura, avvenute in assenza di titoli autorizzativi o con modalità difformi alla normativa vigente.
Nello specifico, dettagliano le fiamme gialle, i due consorzi avrebbero “distribuito risorse idriche ad una serie di soggetti (in prevalenza società di capitali) anche per finalità industriali (tra cui processi di raffredamento e uso idroelettrico), antincendio oppure igienico ambientale, senza il versamento dei rispettivi canoni da parte degli utilizzatori alla Regione Emilia Romagna”. Ora spetterà alla Corte dei conti accertare eventuali responsabilità. Intanto, attraverso un comunicato dalla Regione fanno sapere che “le strutture tecniche presteranno massima collaborazione alla magistratura contabile, così come avvenuto nella fase di accertamento condotta sinora dalla guardia di finanza, dalla quale comunque non è emerso alcun rilievo penale nei confronti della Regione stessa e di Arpae”. Da viale Aldo Moro sottolineano però anche come tutto ciò servirà anche a “fare chiarezza su una gestione che è stata trasferita dallo Stato alle Regioni nel 2001, che ha avuto una lunga gestazione, che si è protratta per anni e che ha impedito un esercizio regolare ed efficiente del servizio”.
gi.gi.