L”artista castellana Anna Boschi festeggia i 50 anni di carriera con una mostra sulla Poesia Visiva
Artista più che pittrice, per via delle numerose e diverse sperimentazioni che hanno naturalmente segnato il proprio percorso artistico che l’anno scorso ha tagliato il traguardo dei cinquant’anni di carriera, Anna Boschi si definisce emiliana per non dover dividere la propria provenienza bolognese con la scelta, fatta ormai ventiquattro anni fa, di vivere e lavorare a Castel San Pietro. Dallo scorso anno, ad ennesimo compimento di una lunga carriera, si occupa insieme al marito Gianni Cermasi, centocinquantotto anni in due, dello studio d’arte FC inaugurato negli spazi sotto l’abitazione, in via Tanari 1445/b, una vera e propria galleria artistica dove organizzare ed ospitare mostre e performance teatrali. Qui, con vista sugli antichi pini marittimi di via Tanari sulle colline castellane, l’artista ospita fino al 4 marzo la mostra di poesia visiva con opere di artisti internazionali che fanno parte della propria collezione personale di libri d’artista, poesia visiva e mail art denominata Mailartmeeting archives.
Come nasce la sua passione per l’arte?
«Ho sempre portato l’arte dentro di me e con me. Fin da bambina, quando viaggiavo con la famiglia o partivo per le vacanze, nella mia valigia non sono mai mancati fogli e colori per dipingere. Da ventenne, poi, ho frequentato il Centro d’arte Mascarella, dove mi sono formata con Alcide Fontanesi fino alla mia prima mostra personale ad Imola, nel 1974. Da lì ho capito che avrei dovuto e potuto fare dell’arte la mia vita, per questo ho deciso di frequentare il Dams per farmi una cultura artistica personale. L’incontro con la poesia visiva, linguaggio artistico della Neoavanguardia che fonde parola e disegno, è stato per me decisivo: ho trovato libertà di forme espressive, materiali, temi, scopi che non mi ha più fatta fermare, sempre esplorando nuove vie. Le mie opere in un certo senso erano già poesia visiva anche prima di conoscere la corrente, che poi ho abbracciato con tutta me stessa. O meglio, io sono sempre stata un’artista verbo-pittorica, perché ho sempre affiancato la parola al disegno, mentre tecnicamente la poesia visiva è nata dalla parola affiancata dall’immagine. Per i primi anni, inevitabilmente, ho fatto vari lavoretti per sostenere la mia carriera artistica. Allora anche mio marito, che si è sempre occupato di progettazione tecnica, dipingeva. Gli anni sono passati sempre caratterizzati da un buon apprezzamento di critica e pubblico che sono il vero compenso dell’artista, e dal 1982 in poi mi sono occupata solo di arte».
Dopo cinquant’anni di carriera ancora che cosapuòdire di avere raggiunto?
«La ricerca artistica è un’evoluzione continua che porta sempre a nuove opportunità ma mai ad un traguardo. Con questo spirito mi sono approcciata anche alla mail art, network ideato da Rat Johnson sulla base della già esistente forma artistica che viaggiava a mezzo posta. In pratica un artista indice e pubblica un progetto cui tutti gli altri artisti possono prendere parte inviando il proprio lavoro sul tema e secondo le misure o regole decise da chi ha ideato il progetto. Costui, poi, raccoglie ed espone i lavori, dando agli artisti partecipanti traccia dell’evento cui hanno liberamente scelto di partecipare con la propria arte (la mail art diventa tale, cioè arte, solo dopo essere stata spedita, e spesso coinvolge francobolli, cartoline, carta, tecniche di collage, ma anche oggetti di uso comune, Ndr). La mail art è una vera scuola d’arte che insegna a uscire dai propri schemi artistici, conoscere ed apprezzare l’altro e farsi ispirare. A Castello ho fatto diversi progetti di mail art, ad esempio nel 1999 uno sull’ottocentesimo compleanno della città che ha raccolto quasi trecento lavori da ventisei diversi Paesi. Io oggi non posso più occuparmi di indire nuovi progetti, non posso fare solo mail art. Ma è stato un bellissimo percorso che purtroppo nessuno, artista castellano o gruppo d’arte, ha mantenuto vivo».
Quali sono altri periodi o lavori della sua carriera che ricorda con particolare soddisfazione?
«Anche se ho avuto una vita personale sfortunata per via di alcuni momenti difficili, non posso certo lamentarmi della mia carriera. Più volte mi ha regalato momenti memorabili, esperienze incredibili, opportunità grandiose. Tra gli eventi di grande prestigio cui ho partecipato ci sono la Triennale di Bologna del 2000, la cinquantesima Biennale di Venezia, la London Biennale 2004. Ho ricevuto il premio alla carriera nel corso della rassegna Arte in Arte e Mestieri di Suzzara. Ho esposto e sono presente in numerose collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Il viaggio a New York per il Dada Meeting invitata dalla galleria di Ray Johnson è stata un’esperienza indimenticabile e arricchente. Del resto la mia ispirazione è quotidiana e perenne, giunge da tutto quello che accade intorno a me vicino o lontano, mi occupo di sociale, di umanità, di qualunque cosa ragiono nella mia mente. Così sono nate alcune delle mie proposte artistiche più belle, come i “Progetti In-consci” realizzati in risposta alla crisi della poesia visiva sollevata al convegno di un museo che poi ha esposto le mie opere, con cui sono tornata alla forma geometrica pura contaminata di poesia. O come “My Moticos”, progetto con le buste di mail art ricevute negli anni, pure artistiche, esposto perfino a Tel Aviv. Attualmente, invece, sto lavorando ad un progetto di “lettere virtuali”, una sorta di mail art personale arricchita di elementi tecnologici. E per la stagione 2018 dello Studio d’arte FC, appena iniziata, ho numerosi progetti, al fine di divertirmi giocando con l’arte ma anche divulgarla».
Fino al 4 marzo, infine, dieci artisti internazionali da quattro continenti partecipano alla mostra PoesiaVisiva/Visual Poetry a cura di Anna Boschi allestita nello spazio espositivo Studio d’Arte FC in via Tanari 1445/b a Castel San Pietro, con il patrocinio di Comune e Pro Loco di Castel San Pietro Terme. Gli artisti sono Fernando Aguiar (Portogallo), Dmitry Babenko (Russia), John M. Bennett (Usa), Bartolomè Ferrando (Spagna), Michael Fox (Germania), Kimmo Framelius (Finlandia), Ma Desheng (Francia), Shigeru Tamaru (Giappone), Cornelis Vleeskens (Australia), Reid Wood (Usa). «Ho scelto questi artisti le cui opere sono presenti nel mio archivio “MailArtmeeting Archives”, perché particolarmente rappresentativi nella visual poetry – afferma Anna Boschi -. Quasi tutti praticano poesia sperimentale, poesia visiva, performance e anche il digitale. In mostra una ventina di opere di varie tecniche. Fra le opere più curiose, quella dell’artista cinese contemporaneo Ma Desheng che vive in Francia da oltre 20 anni, che presenta un libro-installazione che si dipana sul pavimento a fisarmonica per oltre sei metri».
La mostra è visitabile fino al 4 marzo dal martedì alla domenica ore 17-19.30. Info: 051/948177.
mi.mo.
Nella foto: l”artista Anna Boschi nel suo nuovo studio