Un imolese al Conclave, “la via dolorosa” dell’ambasciatore del popolo palestinese, Papa Leone ci parla di Pace
Scrivo la mattina 9 maggio, ieri c’erano troppi pensieri per la testa, era impossibile ordinarli. Già dalla mattina la situazione era tra l’ironico e l’assurdo, verso le 10.30 ero di nuovo in piazza, e lungo via della conciliazione: 8 monitor sintonizzati sull’immagine di un comignolo. In mezzo alla piazza, in mezzo a 50 000 persone ho incontrato Issa J. Kassissieh, ambasciatore del popolo palestinese presso la Santa Sede. Mi racconta che è venuto qui dopo il lavoro in ufficio, perchè vuol vedere i volti delle persone, si sente più vicino al loro cuore. Gli chiedo qual è il senso della sua vita, sono domande da fare in piazza San Pietro, mi dice che vive per lavorare duro per la giustizia. Mentre parliano si guarda intorno. Ci ho parlato 5 minuti, l’ho ringraziato, gli ho stretto la mano, quando ci siamo salutati mi sono chiesto di nuovo se c’era qualcosa che potessi fare io per aiutare il popolo palestinese e non ho trovato una risposta, temo forse non l’abbia trovata neanche lui, lavora incessantemente per fare cose probabilmente invisibili, la burocrazia, la diplomazia, eppure qualcosa secondo me fa, lentamente, silenziosamente. Gli chiedo se ha speranza, mi risponde che “Gesù ci ha mostrato la via, e la via è dolorosa, e Gesù ha dato la vita per essa, ma va percorsa”.
Mi giro un attimo, mi siedo, metabolizzo, ma non c’è tempo, è fumata bianca. È davvero assurdo stare lì sotto, gente che inizia a piangere, che salta, che ride, che sia abbraccia, e chissà quante altre cose che non ho visto. Entrano le bande delle forze armate, suonano le campane, ma tutto è talmente grande che non riesco a realizzarlo in quel momento, e forse del tutto neanche ora.
Papa Francesco ci salutò con un buonasera, fu bello, disarmante, informale, se Prevost, il nostro nuovo Papa, volesse essere più informale non potrebbe, per il semplice limite dell’italiano, cosa potrebbe dire di più diretto? Ma mi stupisce: “La pace sia con tutti voi”, subito, come prima cosa, senza neanche salutarci. La pace. Non c’era niente di migliore che avrebbe potuto dire.
Concluso il discorso si chiude la finestra e la gente inizia defluire, il sole sta tramontando, e molti ridono, ballano, c’è allegria nell’aria, un leggero senso di fratellanza, e non è poco. La festa è finita. Habemus Papam.
Roy Chiluzzi
Immagini di Roy Chiluzzi da piazza San Pietro, a destra Issa J. Kassissieh