«Francone» Cresci, saluto ad un campione per due anni anche imolese
Franco Cresci si è spento due giorni fa. E’ stato un grande giocatore del Bologna prima e da allenatore ha anche guidato la prima squadra dell’Imolese nella stagione 1996/97 e in quella 1997/98 con un piccolo intermezzo che il collega Angelo Dal Pozzo, che segue l’Imolese, ricorda parlando di Cresci.
Ho conosciuto ‘Francone’ quando venne ad allenare l’Imolese nelle stagioni comprese fra il 1996 e il 1998. E mentre ne piango la scomparsa mi vengono in mente le lunghe chiacchierate che facevamo insieme il lunedì al telefono; un po’ intervista sulla partita della domenica e un po’ sul calcio in generale, con mie premeditate proiezioni sui suoi precedenti da giocatore. Ma del suo glorioso passato Cresci non ha mai fatto sfoggio. Men che meno rivendicarlo per affermare o ribadire capacità e competenze di tecnico. Mai che abbia citato una sola volta le 404 partite nel Bologna. Mai che l’abbia sentito ricordare di essere il settimo calciatore nella classifica delle presenze nella storia rossoblù dietro nell’ordine a Bulgarelli, Roversi, Reguzzoni, Nervo, Perani e Gasperi.
Lui invece per me era un idolo a prescindere da quando, nell’ottobre 1974, segnò un grandissimo gol, decisivo, a Zoff in una delle rarissime vittorie del Bologna sulla Juventus al Dall’Ara. E sinceramente da giornalista mi imbarazzava non poco essere nella posizione di doverlo giudicare come allenatore dell’Imolese. I cui dirigenti nel gennaio ’98 ne decisero il «sacrilego esonero» da secondo in classifica per affidare la squadra a un giovane mister. Dopo una sola vittoria in sei partite il presidente, esasperato, chiese a me e a un mio collega, entrambi già allora cronisti «datati», cosa avremmo fatto al suo posto. «Noi richiameremmo Francone» rispondemmo all’unisono.
Detto e fatto, il martedì era in campo a dirigere l’allenamento della squadra che in quel campionato arrivò quinta in Serie D dopo aver concluso al sesto il precedente torneo.
Cresci era abile nell’insegnare il suo calcio rigorosamente con marcature a uomo. La praticità che lo aveva contraddistinto da implacabile stopper e poi da coriaceo terzino sinistro, sorprendentemente abile pure nello sganciarsi, lo caratterizzava anche da allenatore. Tatticamente impeccabile nonché virtuoso nel relazionarsi coi suoi giocatori, grazie alla sua umanità e alla grande esperienza, determinante per stemperare le tensioni. In due anni non l’ho mai visto arrabbiarsi, nemmeno in occasione dell’assurdo esonero.
Sapeva stare al suo posto con signorilità ed educazione Franco Cresci. Per tutto questo e per molti altri ricordi che custodisco lo porterò sempre nel cuore.
Angelo Dal Pozzo
Franco Cresci alla guida dell’Imolese (archivio sabato sera)