Finto Caf per entrare in Italia con il Decreto flussi, 8 arresti della polizia, l’indagine partita da Imola
Sono otto le mirure cautelari – tra carcere, arresti domiciliari e obbligo di firma – eseguite dalla polizia di Bologna, coordinata dalla Procura della Repubblica per smantellare un presunto sistema illegale per l’ingresso di stranieri in Italia attraverso false domande di nulla osta collegate al “Decreto flussi”. L’accusa per tutti è di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, ha coinvolto complessivamente 25 persone. Secondo quanto appurato ad oggi, il gruppo presentava centinaia di richieste, con dati e documenti falsi, utilizzando un finto Caf, ovvero un Centro di assistenza fiscale. In totale sono state individuate circa 500 domande di falsi nulla osta recapitati nelle province di Bologna, Foggia e Milano. Il tutto ovviamente in cambio di denaro: la tariffa variava tra i 3.000 e i 10.000 euro (per singola persona o nucleo familiare) a seconda della provenienza della persona che voleva entrare nel nostro Paese, soprattutto Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, Marozzo e Tunisia nella maggior parte dei casi del tutto inconsapevole ma convinta di arrivare in Italia con la promessa di un contratto di lavoro stagionale che, in realtà, non esisteva né il datore di lavoro aveva fatto richiesta.
L’indagine ha preso avvio proprio da una denuncia per truffa acquisita dall’Ufficio Immigrazione di Bologna, nel dicembre 2022, in cui una persona lamentava di essere stata contattata da una società operativa nel Comune di Imola per ottenere dei nulla osta per lavoro stagionale per alcuni cittadini stranieri ma, dopo aver pagato 200 euro per le pratiche richieste, non aveva ottenuto più alcuna risposta. Così, a partire dalla primavera del 2023 la Mobile di Bologna e il Commissariato di Imola hanno scandagliato le attività della società formalmente operativa come Caf con due sedi a Imola (e altre a Massa Lombarda e Ancona) e un business che si allargava a Romagna e Marche. Le telecamere nelle sedi della società hanno permesso di accertare un’attività incessante di procacciamento di stranieri da far arrivare in Italia, passaporti da utilizzare per inserire le domande sul portale delle Prefetture, incontri e telefonate con scambio di denaro contante, spartizione delle pratiche e ausilio reciproco nella creazione di falsi nulla osta, contratti di lavoro e altri documenti. A dirigere il sodalizio criminale un pluripregiudicato classe 1974, insieme ai due figli di 32 e 24 anni, al socio di 30 anni e un’amica di 62 anni. Tra i collaboratori un imprenditore edile di Imola di 57 anni e un uomo di 56 anni specializzato nel procacciar stranieri bengalesi.
red.cr.
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