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Economia 24 Maggio 2018

Parte domani la Sagra dell’Agricoltura di Mordano. 10 giorni tra incontri, Miss, Palio e buon cibo

Miss, trattori e buona cucina romagnola. Comincia con un fine settimana ad alta intensità la 37ª Sagra dell’Agricoltura, in programma a Mordano da domani a domenica 3 giugno, giorno in cui si correrà il 35º Palio dei Borghi. Dieci giorni di appuntamenti pensati per tutta la famiglia, fra spettacoli, bellezza, cavalli e gastronomia di qualità. «Oltre alla rievocazione delle tradizioni storiche, dei vecchi mestieri, dei momenti culturali, dei convegni economici la Sagra è una grande occasione di festa e di incontro per tutta la famiglia», sottolinea Renato Folli, presidente del Comitato Sagra Agricoltura, che organizza la manifestazione, che continua da anni a destinare gli utili dell’evento a scopi benefici.

Una Sagra ben radicata nel territorio, che quest’anno ha perduto il suo fondatore e primo presidente, Giorgio Ravaglia. «Una persona determinata negli impegni che si assumeva, un “forgiatore” delle persone che aveva intorno», racconta commosso Folli. Da parte sua, il sindaco di Mordano, Stefano Golini, spiega che «la Sagra dell’Agricoltura rappresenta per la comunità di Mordano un appuntamento atteso per incontrarsi attorno ad un buon piatto di cucina romagnola, nel clima di festa e di comunità che si propaga spontaneo e coinvolgente ad ogni occasione di incontro. Una solida tradizione, una iniziativa della comunità che fa bene alla comunità per mantenere legami, relazioni, tradizioni, cultura, per promuovere il territorio e fare conoscere ad un pubblico più ampio le proprie eccellenze enogastronomiche, produttive e culturali».

r.c.

Il programma della Sagra dell”Agricoltura su «sabato sera» del 24 maggio.

Nella foto: da sinistra Stefano Golini, sindaco di Mordano, Renato Folli e Silvia Ercolani del Comitato Sagra dell”Agricoltura

Parte domani la Sagra dell’Agricoltura di Mordano. 10 giorni tra incontri, Miss, Palio e buon cibo
Economia 23 Maggio 2018

Ceramica e design per Sacmi-Defranceschi, azienda mordanese di attrezzature per cantine vinicole

Ceramica e design. E’ questo il binomio del futuro per chi, come Defranceschi, produce macchinari al servizio dell’enologia. Fondata nel 1954 dalla famiglia che le ha dato il nome, l’azienda è stata poi acquistata all’asta nel 2016 dall’imolese Sacmi e da quest’ultima rilanciata nella nuova veste di fornitrice di attrezzature per cantine chiavi in mano. A circa un anno e mezzo dall’avvio della nuova gestione, abbiamo fatto il punto con il direttore generale, Daniele Marastoni. L’occasione è stata l’iniziativa all’Auditorium 1919 di Sacmi di qualche giorno fa, dove erano in programma il convegno “Vino e cantina” e la presentazione della guida del Touring club italiano “Vinibuoni d’Italia 2018”, a cui ha fatto seguito la visita allo stabilimento Defranceschi a Mordano. Seduti in platea, oltre 70 produttori – attuali e potenziali clienti del Gruppo che opera nel settore vino sin dai primi anni Duemila – interessati a cogliere l’occasione di questa tappa finale del tour “Vini Buoni d’Italia” per conoscere più da vicino il mondo Sacmi e le sue tecnologie al servizio del wine making: non solo singole macchine ma una vera e propria cantina chiavi in mano, dalla lavorazione delle uve all’imbottigliamento.

«Il mercato – spiega Marastoni – ha recepito la strategia di Sacmi, che ha cercato di dare risalto all’innovazione, in un mondo dove da anni mancava questo aspetto. Sono state riattivate tutte le attività di produzione di attrezzature per la ricezione delle uve, presse, serbatoi di stoccaggio e vinificazione». Le sinergie con il mondo Sacmi hanno poi aperto nuove possibilità: da Sacmi Verona provengono le etichettatrici, mentre da Sacmi Filling, in provincia di Parma, le linee per i cosiddetti imballaggi bag in box. «Per completare la fornitura degli impianti – aggiunge – nei mesi scorsi Defranceschi è riuscita a chiudere accordi con marchi prestigiosi come Protec, Padovan e Robopac». 

«Abbiamo chiuso il 2017 in linea con il budget prefissato – prosegue il direttore, senza però soffermarsi sui numeri – e l’obiettivo per il 2018 è di aumentare il fatturato del 30 per cento. Al momento stiamo studiando nuovi prodotti legati all’impiego della ceramica in enologia».

I risultati saranno presentati in autunno «alla fiera Vinitech di Bordeaux e all’Intervitis in Germania. Inoltre, in collaborazione con l’architetto Olivier Chadebost (che dal 2011 collabora con Defranceschi, Ndr), abbiamo in corso tre progetti, tutti in Francia, per la realizzazione di altrettante cantine di design. Oggi le cantine hanno necessità di differenziarsi e rispecchiare l’identità del produttore. Ecco perché anche il design è per noi un elemento importante». Uno dei progetti in questione riguarda il château Cheval blanc, a Saint-Emilion, nella zona di Bordeaux. (lo.mi.)  

Altri particolari nell’articolo su “sabato sera” di domani, 24 maggio. 

Nella foto un momento del convegno e il direttore generale Daniele Marastoni

Ceramica e design per Sacmi-Defranceschi, azienda mordanese di attrezzature per cantine vinicole
Economia 20 Maggio 2018

A Sant’Antonio ritorna il riso sui terreni della Partecipanza

«Oggi, dopo oltre 60 anni, torna a essere seminato il riso nella tenuta Vallona a Sant’Antonio di Medicina, all’interno della Partecipanza agraria di Villa Fontana». Con queste parole lo scorso 29 aprile l’imprenditore agricolo Luca Quartieri ha fissato sulla sua pagina Facebook un momento simbolico. Il riso è tornato proprio là dove un tempo si coltivava e dove le mondine lavoravano chine nell’acqua, intonando i loro canti.

A fine aprile Quartieri ha seminato quattro ettari, con la varietà Volano, fornita dalla Società italiana sementi. «Come l’anno scorso a Castel Guelfo abbiamo seminato in asciutta – spiega -. Quando le piantine saranno alte circa 20 centimetri, aggiungeremo l’acqua. La varietà di riso Volano è piuttosto recente, ma mi piacerebbe riportare qui proprio quelle di un tempo. E mi piacerebbe incontrare qualche testimone, che possa darmi qualche indicazione in proposito».

Soddisfatto il presidente della Partecipanza di Villa Fontana, Michele Filippini: «Vediamo positivamente le imprese agricole che vogliono sviluppare attività in maniera corretta ed esemplare – commenta -. L’idea è tornare a fare risaie, ma con una produttività e capacità di sviluppo diversa dal passato, innovativa. Questo è stato reso possibile anche grazie all’amministrazione della Partecipanza, che negli ultimi dieci anni ha investito quasi 300 mila euro per portare nuove condotte irrigue vicino a tutte le quote di terreno. Si tratta del “Progetto 500 metri”, attuato in collaborazione con il Consorzio di bonifica renana e quasi concluso, che ha permesso a molti agricoltori di irrigare meglio e con più comodità. Per realizzare la risaia, Quartieri ha poi svolto opere di derivazione, con manodopera e attrezzature proprie» conclude. (lo.mi.) 

Altri particolari e un articolo sulla storia del riso e delle mondine a Medicina sul “sabato sera” del 17 maggio.

Nella foto Luca Quartieri (al centro) con il fratello Andrea e il nipote Davide, durante la semina del riso

A Sant’Antonio ritorna il riso sui terreni della Partecipanza
Economia 11 Maggio 2018

Agricoltura, domani l'europarlamentare Herbert Dorfmann ospite della Cia Imola spiega le linee guida della Politica agricola comune 2020-2027

“I nuovi indirizzi della Politica agricola comune 2020-2027. Stato dei lavori e delle elaborazioni”. Sono questi i temi di cui si parlerà sabato 12 maggio a Imola a Palazzo Sersanti (Piazza Matteotti) in un convegno organizzato dalla Cia di Imola (ore 9.30) con un ospite d”eccezione: Herbert Dorfmann, europarlamentare relatore del rapporto Politica Agricola Comune 2020-2027.
Dopo i saluti del presidente della associazione di categoria imolese, Giordano Zambrini, interverranno il professore Carlo Pirazzoli (Agraria, Universita` di Bologna) con la relazione “Criticita` e fattori di sviluppo per un’agricoltura locale orientata al futuro”, la dirigente scolasitica Vanna Monducci “Formare le capabilities per costruire il proprio futuro: cosa puo` fare la scuola”, Herbert Dorfmann “Nuovi indirizzi della politica agricola comune 2020-2027” e Stefano Calderoni (presidente Cia Ferrara) “Il ricambio generazionale”. Concluerà il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino; modera il giornalista Michele Zacchi.

Agricoltura, domani l'europarlamentare Herbert Dorfmann ospite della Cia Imola spiega le linee guida della Politica agricola comune 2020-2027
Economia 28 Aprile 2018

Marco Martelli, l’agricoltore che sostituisce l’albicocco con l’aronia

Per Marco Martelli, dell’Azienda agricola Martelli e Renzi, il futuro si chiama aronia. Nel maggio di un anno fa ha messo a dimora nel suo campo, lungo la strada che da Fontanelice conduce a Gesso, 2.400 piantine che da fine agosto in poi cominceranno a produrre piccoli frutti a grappolo, simili a mirtilli. «L’aronia è stata una meravigliosa sorpresa – racconta, mostrandoci le piante in procinto di fiorire -. Cresce in qualsiasi terreno e clima, non necessita di irrigazione, e, soprattutto, non è intaccata da patogeni, caratteristica molto interessante per la coltivazione biologica».

La scorsa domenica, in occasione della fioritura, Martelli ha aperto al pubblico la sua azienda. Per chi si fosse perso l’appuntamento, è prevista una replica domani, domenica 29 aprile, dalle ore 9 alle 13, previa prenotazione al numero 335/6577002. 

L’incontro con la pianta originaria del Canada e delle lande siberiane è avvenuto quasi per caso. «Da qualche anno – prosegue – stava diventando evidente che l’albicocca, nostra maggiore coltura, stava entrando in crisi strutturale, perché il miglioramento genetico ha reso vocate zone che prima non lo erano. Per sostituire l’albicocco abbiamo preso in considerazione diverse possibilità: dal castagno, al mandorlo a guscio morbido, dalla cotogna al bambù. Abbiamo anche deciso di realizzare un laboratorio aziendale per trasformare frutta fresca in confetture, sciroppati e succhi». Da qui la scelta di cominciare a coltivare anche piccoli frutti, oltre a ciò che produciamo già ovvero kiwi, susine, cotogne, zucche cedrine. E l’aronia.  

Su internet Martelli ha poi individuato il primo e oggi principale produttore italiano, la “4 Principia rerum” in provincia di Gorizia, che nel 2015 ha avviato la coltivazione su 11 ettari. Ha visitato il sito produttivo e ha raccolto informazioni anche sulle proprietà di questo frutto. «Ha tutte le caratteristiche del vino rosso, con il vantaggio di non contenere alcol – sintetizza, entrando poi nel dettaglio -. E’ ricco di antiossidanti, polifenoli, flavonoidi e antociani, che lo rendono uno tra i più potenti anti-età esistenti in natura; ha effetti gastroprotettivi, epatoprotettivi e antinfiammatori; contiene vitamina C e K, che rafforzano il sistema immunitario, abbassano il colesterolo e migliorano la pressione sanguigna. Purifica il tratto urinario ed è più efficace dei mirtilli nel trattamento delle infezioni. Ha inoltre grandi quantità di fibre in grado di combattere stitichezza, emorroidi e di ripulire il colon». Non a caso l’aronia rientra nella categoria dei cosiddetti «superfood», prodotti ricchi di nutrienti, che di solito si trovano in commercio abbinati ad altri frutti. Una nota catena della grande distribuzione, ad esempio, propone il mix aronia, more di gelso e rabarbaro essiccati.  

«Sono stato il primo a coltivare l’aronia in Emilia Romagna» sottolinea. E ci fa assaggiare il risultato, sia sotto forma di frutta secca sia di succo, come quello che intende iniziare a produrre dal prossimo autunno. E’ una bevanda dall’intenso colore rosso rubino; il sapore è leggermente amarognolo e al tempo stesso zuccherino, ma gradevole e dissetante, con un vago sentore di tabacco. «E’ il tannino» spiega Martelli.  

La scorsa estate il coltivatore ha anche avuto modo di testare la resistenza della pianta alla siccità. «Ho fatto solo qualche irrigazione di soccorso, ma ho notato che non ha avuto grossi problemi. Inoltre, in un primo tempo mi era stato detto che cresce meglio all’ombra; in realtà l’ombra non serve. Da fine agosto per tre mesi circa produce il frutto. Ho fatto anche le prove di conservazione e fuori frigo si mantiene anche per cinque mesi, un po’ come l’uva passa». L’arbusto varia da un’altezza di mezzo metro a un metro circa.

Il prossimo passo sarà cominciare a produrre anche confettura con il raccolto dell’annata 2018, nel laboratorio di trasformazione, avviato a fine dicembre utilizzando un contributo pubblico. «Grazie alla tecnologia della cottura in depressione, a 60 gradi anziché a 100 – dice mostrandoci l’ipianto – non usiamo pectina e le proprietà della frutta si mantengono meglio. Inoltre, siamo autosufficienti dal punto di vista energetico. La caldaia a legna esterna produce il vapore e i pannelli fotovoltaici l’energia elettrica necessari».  (lo.mi.) 

L’articolo completo su “sabato sera” del 26 aprile.

Nella foto Marco Martelli nel suo campo di aronia

Marco Martelli, l’agricoltore che sostituisce l’albicocco con l’aronia
Economia 5 Aprile 2018

Il gelo ha bruciato la produzione di albicocche, l'allarme degli agricoltori – VIDEO

Il gelo di fine febbraio ha messo in ginocchio per l’ennesima volta i produttori di albicocche, in particolare quelli della vallata del Santerno, dove le temperature sono scese oltre i dieci gradi sottozero. «Posso affermare, senza timore di essere smentito, di aver perso oltre il 90 per cento della produzione – esordisce Domenico Errani, che nella vallata del Santerno ha 12 mila piante su 17 ettari, 16 dei quali certificati biologici -. E da adesso in avanti posso solo rischiare di perdere la totalità del raccolto».

Le varietà precoci mature già in maggio sono evidentemente più esposte ai rigori invernali, anche le varietà tardive hanno però risentito delle basse temperature. Lo stesso Errani mostra nel video che ci ha mandato (pubblicato sul sito del sabato sera) gli effetti sulle gemme, in cui pistillo e ovario sono necrotizzati per il gelo. “Gelo e campagna a rischio”, l’allarme di Coldiretti e Cia Imola«La campagna 2018 dell’albicocca è a forte rischio». A lanciare l’allarme sono state nei giorni scorsi le organizzazioni agricole che ieri, 4 aprile, hanno incontrato l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli, assieme ai tecnici dell’assessorato.

Imola è leader in Italia nella produzione di albicocche con 1.100 ettari coltivati, pari al 20% della superficie che in Emilia Romagna è destinata a questa coltura e all’8 per cento a livello nazionale. «Purtroppo – constata Coldiretti Bologna – dopo i prezzi al di sotto dei costi di produzione del 2016, la grandinate e la siccità del 2017, con prezzi sempre non remunerativi, anche il 2018 è partito sotto i peggiori auspici. Già lo scorso anno gli inceppi e i bizantinismi nei complicati procedimenti parlamentari non avevano consentito il riconoscimento dello stato di calamità per la grandinata».

Lo stato di calamità consente infatti di attivare i finanziamenti del Fondo di solidarietà nazionale previsti dal decreto 102/2004 a sostegno delle imprese agricole, le cui produzioni sono danneggiate da calamità naturali ed eventi climatici avversi. «Ci auguriamo – afferma il presidente di Coldiretti Bologna, l’imolese Antonio Ferro – che quest’anno sia riconosciuta l’eccezionalità dell’evento, anche perché, purtroppo, a fine febbraio non era stato ancora raggiunto l’accordo tra le compagnie di assicurazione e i Consorzi di difesa per la campagna assicurativa, che avrebbe consentito ai produttori di assicurarsi. Se da una parte sul fronte delle assicurazioni ci sono novità positive come l’abbassamento della soglia di indennizzo e l’aumento del contributo sulle polizze, dall’altro occorre che le polizze siano calate nella realtà produttiva con strumenti chiari e comprensibili e che siano soprattutto snelle, visto che ancora oggi ci sono agricoltori che stanno facendo i conti con le polizze agevolate del 2015».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche la Cia di Imola. «Ci vorranno giorni per fare una ricognizione che delinei la reale situazione delle campagne – commenta il presidente, Giordano Zambrini -. Ci troviamo di nuovo con il reddito delle aziende agricole messo a dura prova, ma anche le ripercussioni sull’indotto saranno significative, in quanto in alcune zone il raccolto è stato compromesso totalmente. L’Unione europea prevede lo strumento assicurativo come unica arma a difesa delle colture colpite dalle calamità atmosferiche, purtroppo, però, le procedure sono alquanto farraginose e complicate, senza tener conto dei programmi informatici che ancora oggi non funzionano a pieno regime. Solleviamo quindi nuovamente la necessità di un provvedimento normativo – esorta Zambrini – in grado di superare questa situazione paradossale che non favorisce, da parte delle imprese, il ricorso all’assicurazione». A farsi portavoce in Regione delle preoccupazioni delle associazioni di categoria e degli agricoltori è stato il consigliere regionale Roberto Poli. «Occorre ricercare tutte le azioni possibili a tutela della produzione di albicocche e delle imprese agricole – dichiara -. Per questo ho contattato l’assessore Caselli, promuovendo l’incontro del 4 aprile».

Altri particolari e testimonianze di agricoltori sul “sabato sera” in edicola dal 5 aprile.


lo.mi.

Nella foto uno degli agricoltori colpiti, Maria Montefiori nel suo campo a Posseggio

Il gelo ha bruciato la produzione di albicocche, l'allarme degli agricoltori – VIDEO
Economia 25 Marzo 2018

Fabiola Zoffoli della Fattoria Romagnola è delegata provinciale Coldiretti Donne Impresa

E” un”imolese, Fabiola Zoffoli, della Fattoria Romagnola, la nuova delegata provinciale di Coldiretti Donne Impresa Bologna. Oggi le imprese agricole a guida femminile sono 2.108, oltre il 10% del totale delle circa 20.000 aziende “in rosa” censite in provinca. L’assemblea per l”elezione di Donne Impresa, l’associazione di Coldiretti che rappresenta le aziende agricole guidate da donne manager, è stata l”occasione anche per fare il punto su tutto il settore.

Da anni l”impegno è volto a “coniugare la sfida con il mercato, il rispetto dell’ambiente, la qualità della vita e lo sviluppo di aziende multifunzionali con attività che spaziano dalla produzione alla trasformazione dei prodotti, dall’agriturismo alle fattorie didattiche, fino al progetto di Coldiretti di Educazione alla Campagna Amica che porta il mondo agricolo a diretto contatto con gli alunni delle scuole” dicono da Coldiretti.

E l”azienda di Zoffoli che sulle colline di Imola rappresenta proprio una di queste attività. “La Fattoria Romagnola da anni collabora con il progetto di Coldiretti di Educazione alla Campagna amica nelle scuole, unisce l’allevamento di maiali, pecore e polli all’attività agrituristica e di fattoria didattica“. Inoltre Zoffoli esercita anche l’attività di agrichef, titolo conseguito al primo corso di agrichef dell’Emilia Romagna promosso da Terranostra, l’associazione agrituristica di Coldiretti, e Campagna Amica “per formare una figura professionale a tutto tondo, esperta anche in marketing e comunicazione, in grado di raccontare ad un cliente sempre più attento ed esigente la storia di un prodotto e la cultura del territorio che lo ha fatto nascere”.

Zoffoli ha iniziato ad occuparsi del settore dopo il matrimonio e ha detto di aver “rispolverato il diploma di maestra decidendo, grazie alla legge di Orientamento, di dare il via all’attività di fattoria didattica. Credo pienamente nel valore della multifunzionalità – ha dichiarato la neo delegata – vera leva per valorizzare il nostro lavoro e la nostra cultura e fonte di reddito e innovazione per le nostre aziende e ritengo che le donne imprenditrici siano particolarmente vocate a favorire la multifunzionalità in agricoltura. sono sicura che con il sostegno delle colleghe e di Coldiretti possiamo fare un lungo cammino”.

L”assemblea ha eletto Zoffoli all”unanimità; sarà affiancata dalle vicedelegate Emanuela Armaroli dell’azienda agricola Valbona di Sant’Agata Bolognese e Julie Marie Blaho, dell’azienda agricola Flizzone di Gaggio Montano.

r.c.

Nella foto Fabiola Zoffoli

Fabiola Zoffoli della Fattoria Romagnola è delegata provinciale Coldiretti Donne Impresa
Cronaca 22 Marzo 2018

Gelo primaverile, nella notte delle campagne il rumore delle ventole anti-brina

Contro il gelo primaverile di questi giorni, quando soprattutto alla sera e al mattino presto le temperature sono tanto basse da mettere a rischio le piante da frutto che avevano già iniziato a fiorire, e di conseguenza la produzione agricola, in campagna sono diverse le misure anti-gelo ed anti-brina che i coltivatori adottano per salvaguardare le proprie piante.

Un metodo che sta diffondendosi sempre più è quello delle ventole, vere e proprie torri alte fino a 11 metri che, grazie a ventole a due o tre pale, mitigano la temperatura al suolo mischiando l”aria fredda bassa a quella più calda che si trova più in alto.

“La differenza di temperatura tra il suolo e i 14 metri di altezza (la misura raggiunta dalla torre più le pale della ventola che arrivano a 3 metri) può essere anche di 3 o 4 gradi” racconta Samuele Zanotti dell”omonima azienda agricola di Casola Canina, nell”imolese, e ha scelto questa soluzione da un paio di anni. “Si tratta di un investimento costoso, perché serve una torre ogni tre ettari di frutteto – precisa Zanotti -, e costano 14 mila euro l”una se usate, anche il doppio se nuove, ma è una soluzione fondamentale contro le gelate primaverili”. Oltre alla ventola in sè, che funziona con un motore diesel alquanto potente e rumoroso, come hanno potuto constatare in queste notti di gelate coloro che abitano nelle zone di campagna, è necessario costruire anche un basamento fisso in calcestruzzo per fissarle.

Altre soluzioni sono i fuochi controllati ma vengono utilizzate per riscaldare le piante non troppo alte, come le viti – racconta Marco Poggi dell”azienda agricola Poggi di Imola – oppure su usa l”irrigazione a ghiaccio, che permette di congelare il fiore al fine di controllare la temperatura a zero gradi anziché farla bruciare da un freddo più intenso, come meno tre, quattro gradi. Quest”ultima modalità non l”ho mai sperimentata però l”ho vista utilizzare”.

Detto ciò, non mancano poi anche le assicurazioni contro i danni da gelo, che tutelano gli agricoltori contro le perdite economiche causate dal maltempo primaverile particolarmente pazzerello come quello di quest”anno.

mi.mo.

Nella foto un esempio di ventola anti-brina (AgriExpo)

Gelo primaverile, nella notte delle campagne il rumore delle ventole anti-brina
Economia 1 Marzo 2018

Economia, l'azienda Bio-on studierà come produrre bioplastiche dagli scarti delle barbabietole

Il progetto nato dalla collaborazione tra la società di ricerca Bio-on ed il gruppo agroindustriale Maccaferri compie un altro passo in avanti. E’ di qualche giorno fa la notizia che Seci, holding del gruppo appartenente alla famiglia Maccaferri, avvierà la produzione di bioplastiche nel proprio sito di San Quirico, in provincia di Parma.

A fornire il know how necessario sarà appunto Bio-on, la società bolognese che sta convertendo lo stabilimento ex Granarolo di Gaiana, in comune di Castel San Pietro, ove intende iniziare a produrre in proprio i Phas (poliidrossialcanoati), ovvero polimeri ottenuti da scarti o sottoprodotti di origine vegetale che per le loro caratteristiche termo-meccaniche sono in grado di sostituire numerosi polimeri tradizionali ottenuti dal petrolio, ma col vantaggio di essere biodegradabili. Riuscire a produrre bioplastiche in un proprio stabilimento rappresenta per Bio-on la consacrazione definitiva come player della chimica ecosostenibile, perché sino ad oggi la società bolognese si era limitata a fare ricerca ed a studiare le relative tecnologie produttive, concedendo a terzi licenze d’uso sui propri brevetti. «Siamo orgogliosi – commenta il presidente di Bio-on, Marco Astorri – di realizzare un importante progetto produttivo assieme al gruppo Maccaferri, uno dei gruppi industriali più importanti d’Europa, ampliando, tramite la concessione delle licenze, lo sviluppo del promettente business dei biopolimeri ad alta prestazione messi a punto dai nostri laboratori».

Quest’ultimo progetto sarà realizzato da Sebiplast, società del gruppo Maccaferri, nel sito produttivo di San Quirico, dove oggi sorge lo zuccherificio gestito dalla Sadam, società operativa del gruppo Seci. Ubicazione che permetterà di poter beneficiare di servizi comuni e creare sinergie con lo zuccherificio, dato che le bioplastiche sviluppate da Bio-on vengono ottenute da scarti vegetali. L’obiettivo è di avviare la produzione fra circa 24 mesi, con una potenzialità iniziale di 5.000 tonnellate annue, con possibilità di raddoppiarla e possibili future integrazioni con altre attività industriali legate alla chimica verde.

La collaborazione tra Bio-on e Sadam risale al 2015, anno in cui ha preso avvio un progetto più ampio per la sintesi sia di biocarburanti che di bioplastiche. «Siamo soddisfatti di continuare questo importante percorso – ha commentato dal canto suo Massimo Maccaferri, presidente di Sadam – grazie all’appoggio della Regione, che ha rilasciato una prima importante tranche di finanziamenti per la realizzazione delle prime fasi di progettazione. E’ un risultato molto positivo anche per la crescita del nostro gruppo nel nuovo settore della “chimica verde”, con un approccio ecocompatibile ed ecosostenibile».

L”articolo completo su sabato sera dell”1 marzo.

r.e.

Nella foto: barbabietole da zucchero

Economia, l'azienda Bio-on studierà come produrre bioplastiche dagli scarti delle barbabietole
Economia 27 Febbraio 2018

Agricoltura, fissato il prezzo delle patate. I commenti dei produttori: «Troppo basso e non copre i costi»

Ventun centesimi al chilo. E’ questo il prezzo fissato a metà gennaio dalla Borsa patate di Bologna per ripagare i produttori. Un prezzo che li costringerà non solo a non guadagnare nulla da un’annata già pessima dal punto di vista climatico, ma addirittura a non riuscire a coprire i costi, che lo scorso anno sono stati più alti del solito a causa soprattutto della siccità. 

In Italia si consumano ogni anno circa 2 milioni di tonnellate di patate, a fronte di una produzione che nel 2017 è stata di circa 1,3 milioni di tonnellate. Da qui la necessità di importare prodotti, in prevalenza da Francia e Germania. «Il raccolto 2017 – commenta Michele Filippini, presidente della nuova organizzazione di produttori Agripat – ha sofferto le avversità climatiche. Lo sforzo in fase di raccolta non è stato premiato dal mercato e il prezzo fissato è un risultato a due facce: discreto se consideriamo l’annata, pessimo se consideriamo la redditività del settore agricolo. Non siamo contenti del prezzo fissato dalla borsa, ma ci rendiamo conto che si sia garantito agli agricoltori associati un’annata non così disastrosa come era apparsa nella stagione estiva. Si segnala, comunque, una flessione degli acquisti domestici di patate in Italia a causa di vari fattori. Dobbiamo invertire la tendenza, scegliendo varietà gradite al consumatore e che possano essere destinate ai principali utilizzi in cucina». 

Passando ai produttori, la famiglia Montroni-Brini conduce un’azienda agricola che si estende nei comuni di Castel San Pietro, Imola e Dozza, con una ventina di ettari destinati anche alla produzione delle famose patate al selenio. «Chi produce questo tipo di patate – ci spiega Luisa Brini, che conduce l’azienda assieme al marito Roberto e alle due figlie Flavia e Chiara Montroni – può sperare in qualcosa in più dei 21 centesimi al chilo stabiliti dalla Borsa patate di Bologna, ma non è comunque sufficiente a garantire il rinnovamento delle attrezzature e delle tecnologie. Inoltre, il fattore di produzione che incide maggiormente sulla coltivazione delle patate è l’irrigazione e la scorsa stagione abbiamo speso molto di più rispetto agli altri anni. Noi utilizziamo una decina di pozzi di nostra proprietà, ma alla fine il costo dell’energia elettrica e del gasolio utilizzati è molto superiore al canone che pagheremmo se fossimo allacciati alla rete consortile. Rispetto agli altri Stati europei il problema principale è la scarsa competitività delle imprese italiane, dal momento che il costo del lavoro è troppo alto, quelli energetici e logistici sono sproporzionati e la burocrazia è esagerata».

Il trentenne imolese Fabrizio Pirazzoli, invece, coltiva terreni a Imola, Mordano, San Prospero, Castel Guelfo e Dozza. Produce solo varietà Primura certificata Patata di Bologna Dop e possiede una sessantina di ettari di proprietà, oltre ad una trentina in affitto, a rotazione. «In questi ultimi anni – spiega – tanti agricoltori si sono avvicinati a questo tipo di coltura e in tanti sono già scappati. Oggi, arrivando a incassare soltanto in primavera, non facciamo altro che anticipare i costi di produzione, facendo da “istituti di credito” per cooperative e consorzi. L’anno scorso sono stati più alti di circa il 7-8 per cento, mentre i quantitativi prodotti non sono stati elevati, senza contare le spese legate alle certificazioni che ci chiede il mercato. Il paradosso è che oggi la patata Dop viene venduta a un prezzo più basso di qualsiasi altra patata comune prodotta in Italia, Francia o Tunisia».

lo.mi.

L”articolo completo su “sabato sera” del 22 febbraio.

Nella foto: Fabrizio Pirazzoli

Agricoltura, fissato il prezzo delle patate. I commenti dei produttori: «Troppo basso e non copre i costi»

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