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Cronaca 7 Maggio 2020

Coronavirus, incentivi in busta paga a maggio per il personale dell’Ausl di Imola impegnato nell’emergenza

Dopo tanti sforzi e sacrifici, finalmente una buona notizia per il personale dell’Ausl di Imola impegnato ormai da mesi nell’emergenza Coronavirus. «Un grande accordo per dei grandi professionisti» si legge nel testo sottoscritto oggi tra i sindacati Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl e la stessa Ausl di Imola per premiare tutto il personale dell”azienda che ha garantito alla popolazione del circondario imolese una risposta eccellente all”emergenza Covid-19.

Gli incentivi andranno in busta paga a maggio e saranno modulati per impegno e collocazione organizzativa, anche in riferimento al profilo di inquadramento. La valorizzazione delle professioni sanitarie è infatti uno degli elementi base dell”accordo, insieme al riconoscimento del disagio derivante dall”aver lavorato nei reparti Covid, dove lavorare è veramente complesso sia dal punto di vista fisico che psicologico. In ogni caso, gli incentivi andranno a tutti quelli che hanno lavorato, nessuno escluso perché uno dei veri valori nella risposta alla crisi Covis è stata la grande disponibilità e la grande capacità di integrazione da parte di tutti. Incentivi che saranno presenti anche il prossimo mese: nella busta paga di giugno infatti arriveranno anche gli incentivi per le guide di tirocinio delle professioni sanitarie, oltre che alle risorse per la produttività a saldo dell”anno 2020. (da.be.)

Nella foto (Isolapress): medici e infermieri escono dal pronto soccorso dell’ospedale di Imola

Coronavirus, incentivi in busta paga a maggio per il personale dell’Ausl di Imola impegnato nell’emergenza
Cronaca 24 Febbraio 2020

La storia di Antonios Thanos, pediatra dei bimbi imolesi andato in pensione a settant'anni

Ha curato e visto crescere due generazioni di bambini imolesi fino ai quattordici anni di età. Non solo: ha educato e supportato migliaia di famiglie nella crescita dei propri figli, consigliando sempre lo sport e la dieta mediterranea. Qualche giorno fa, dopo avere compiuto settant’anni nel giorno di San Valentino, il dottor Antonios Thanos è andato in pensione. Secondo la norma, infatti, i camici bianchi possono restare in servizio non oltre il compimento dei settant’anni di età.

Originario della Grecia, per la precisione della città di Volos, la moderna Iolco che secondo la mitologia avrebbe dato i natali a Giasone capo degli Argonauti, Thanos è venuto in Italia cinquant’anni fa per studiare medicina ed è poi rimasto a Imola, dove ha lavorato per quarant’anni tra gli ambulatori di Zolino e Imola centro e dove vive tutt’ora. Parla italiano perfettamente, la sua velocità di parola nasconde un accento lievemente straniero. È ancora emozionato quando ci incontriamo in un bar del centro al termine del suo ultimo giorno di lavoro presso la Pediatria di gruppo di Imola centro, dove ha prestato servizio negli ultimi vent’anni. Le colleghe dell’ambulatorio lo hanno appena salutato con una festa di addio a sorpresa. «Sono giorni che ricevo telefonate di saluto e di ringraziamento da colleghi e famiglie e biglietti e disegni dai miei bambini – elenca -. Non potevo nemmeno immaginare tanta stima e tanto affetto nei miei confronti. Quello del pediatra è un lavoro a tratti difficili perché si ha a che fare con pazienti che spesso non parlano e ci si deve affidare all’intuito per non sbagliare. Ma è anche una professione meravigliosa che ho praticato con passione e coscienza».

E adesso, dopo una vita al servizio della salute dei più piccoli e quindi, in un certo senso, curando la salute del futuro del mondo?

«Adesso spero di godermi un po’ di più il tempo libero, dando maggiore spazio alla mia passione per la bici. Come sanno i miei pazienti, che spesso mi hanno incontrato in giro sulle due ruote, la bicicletta è il mio mezzo di locomozione preferito per gli spostamenti, ma con un po’ più di tempo mi piacerebbe anche fare giri più lunghi di quelli in città e magari viaggiare». (mi.mo.)

L’articolo completo su «sabato sera» del 20 febbraio.

Nella foto: Antonios Thanos con i figli gemelli Nicolas e Patric

La storia di Antonios Thanos, pediatra dei bimbi imolesi andato in pensione a settant'anni
Cronaca 2 Settembre 2019

Un nuovo elettrocardiografo portatile alla Casa della Salute di Castel San Pietro in memoria di Sandro Zaniboni

Un nuovo elettrocardiografo portatile a disposizione della Casa della Salute di Castel San Pietro Terme. Il prezioso apparecchio, che sarà impiegato per l”assistenza domiciliare, è stato donato dalla famiglia di Sandro Zaniboni in memoria del proprio congiunto, scomparso dopo una lunga malattia nell”estate del 2018.

La consegna dell”elettrocardiografo all”équipe infermieristica dell”assistenza domiciliare di Castel San Pietro è avvenuta nei giorni scorsi. Come il nuovo macchinario sarà impiegato lo spiega Sabrina Gabrielli, responsabile della Casa della Salute: «Con questa attrezzatura è possibile effettuare elettrocardiogrammi al letto del paziente, e quindi anche al domicilio. Grazie alle competenze degli infermieri e a queste tecnologie, una volta eseguito l’esame e rientrato in sede, l’infermiere domiciliare trasmette per via telematica l’Ecg alla Cardiologia. Molto spesso questa presa in carico del paziente cronico evita il ricorso al pronto soccorso e con l’attivazione di un’assistenza specifica al paziente fragile».

Sabrina Gabrielli ha poi espresso la riconoscenza per la «generosità e la sensibilità» di Carla e Giacomo Zaniboni che con questa donazione a favore di tutta la comunità castellana «hanno anche dimostrato che le infermiere della domiciliare di Castel San Pietro Terme hanno saputo essere vicine al paziente e alla famiglia, guadagnando la loro fiducia e riconoscenza. Per noi – ha concluso Gabrielli – un’importante motivazione a fare sempre del nostro meglio!». (r.cr.)

Nella foto la consegna dell”elettrocardiografo

Un nuovo elettrocardiografo portatile alla Casa della Salute di Castel San Pietro in memoria di Sandro Zaniboni
Ciucci (ri)belli 9 Ottobre 2018

Flashmob «Allattiamo insieme 2018», le foto

Una festa piena di allegria e di colori al centro cittadino di Imola, dove lo scorso 6 ottobre mamme e bimbi, ma anche tanti papà, si sono ritrovati per la sesta edizione del flashmob Allattiamo insieme, che si è svolto simultaneamente in tante piazze della nostra regione.

L’iniziativa, promossa per il sesto anno consecutivo dalla Regione Emilia Romagna (assessorato Politiche per la salute e assessorato Politiche sociali), in collaborazione con le Aziende sanitarie locali, si inserisce nell’ambito delle manifestazioni legate alla Settimana mondiale dell’allattamento materno (1-7 ottobre) che quest’anno ha per slogan  Allattamento, base per la vita.

I dati regionali

Sul territorio regionale l’allattamento al seno completo, cioè latte materno con eventuali aggiunte di liquidi non nutritivi, come acqua e tisane, nel 2017 è stato praticato

  • dal 57% delle donne a tre mesi dal parto (era il 55% l’anno precedente)
  • dal 43% a cinque mesi (era al 37%)

L’Emilia Romagna è tra le poche regioni in Italia a rilevare sistematicamente la prevalenza di allattamento al seno, in maniera del tutto informatizzata grazie all’anagrafe vaccinale regionale. Le indagini si svolgono da marzo a novembre negli ambulatori vaccinali delle Aziende Usl. Un metodo, questo, avviato nel 2015 e che si è consolidato, permettendo non solo di raccogliere informazioni su un campione molto rappresentativo di lattanti (37.768 nel 2017), ma anche di integrare dati provenienti da fonti diverse.

Quest’anno, in particolare, l’analisi ha riguardato l’associazione fra utilizzo del latte artificiale e rischio di ricevere prescrizioni di antibiotici nei primi due anni di vita del bambino: i dati regionali confermano che i lattanti nutriti sia con latte materno che artificiale a 5 mesi di vita sono soggetti a un 9% di prescrizioni di antibiotici in più rispetto ai lattanti che ricevono solo latte materno. Il rischio aumenta ulteriormente nei bambini che a cinque mesi vengono nutriti solo con latte artificiale: 12% di prescrizioni di antibiotici in più rispetto ai piccoli nutriti esclusivamente al seno.

All’iniziativa imolese, organizzata dall’Ausl in collaborazione con il Comune di Imola, hanno partecipato molte giovani coppie con i loro piccoli, le ostetriche dell’Ausl di Imola, la presidente dell’associazione Perledonne, Maria Rosa Franzoni, e l’assessora al Welfare del Comune di Imola, Ina Dhimgjini.

Un momento di allegria e tante testimonianze sugli innumerevoli vantaggi della pratica dell’allattamento al seno, che favorisce la salute di mamma e bimbo, il rapporto affettivo e la cui diffusione è di fondamentale contrasto alla malnutrizione e alla mortalità infantile, costituendo una premessa necessaria per uno sviluppo socialmente ed economicamente sostenibile.

Le foto

(I  genitori hanno fornito formale consenso all’Ausl di Imola per la pubblicazione delle foto dei figli minori)

Flashmob «Allattiamo insieme 2018», le foto
Cronaca 27 Giugno 2018

Tumore allo stomaco, intervento rivoluzionario presso la Gastroenterologia di Imola. La testimonianza

“Desidero ringraziare i medici e gli infermieri dell’ospedale che hanno fatto un lavoro eccezionale e mi hanno rimesso in piedi in un tempo record” inizia così il racconto di Marco, affetto da tumore dello stomaco curato in maniera mini-invasiva dalla Gastroenterologia di Imola. “Mi avevano diagnosticato un carcinoma del cardias – spiega -, malattia particolarmente insidiosa non solo per la sua natura maligna ma anche perché la posizione al passaggio tra l’esofago e lo stomaco avrebbe richiesto un intervento chirurgico assai pesante e con esiti incerti sulla ripresa della mia salute, già minata da alcune precedenti disavventure e dal sovrappeso corporeo, ma alla fine è andato tutto per il meglio”. 

La testimonianza del settantaduenne imolese è stata raccolta e rilanciata dalla stessa Azienda usl imolese con una nota nella quale viene anche spiegato nel dettaglio la tecnica utilizzata da Sandro Sferrazza, medico della Gastroenterologia che ha eseguito l’intervento: “Abbiamo fatto una dissezione sottomucosa per via endoscopica. Una metodica in uso da circa due anni presso la nostra Unità operativa ed eseguita solamente in pochi centri specializzati sul territorio nazionale. Consente di asportare tumori anche molto estesi, purché non siano troppo profondi e non abbiano ancora provocato metastasi, utilizzando la gastroscopia o la colonscopia, a seconda della sede del tumore”.

Per questa tecnica si usano bisturi miniaturizzati. “Consentono di staccare con grande precisione, letteralmente millimetro per millimetro, il tumore senza romperlo affinché l’intervento sia curativo e si possa consegnare un pezzo unico per l’esame istologico – continua Sferrazza -. Nella maggior parte dei casi non è necessario eseguire ulteriori interventi né chemioterapie e consente di lasciare intatti l’organo e la sua funzione”. Come sottolinea lo specialista non è una metodica applicabile a tutti i tipi di tumore, ma quando si può utilizzare il vantaggio per il paziente è notevole rispetto alla chirurgia tradizionale.

Pietro Fusaroli, il direttore della Gastroenterologia imolese che ha coordinato l”operazione, aggiunge: “E” stato un impegno di notevole complessità, di una durata da record, ben dieci ore. Avevamo eseguito interventi simili in precedenza, ma questo è stato di eccezionale complessità tecnica a causa dalla posizione del tumore e dalla sua estensione”. Ad esempio, le infermiere dell”équipe si sono dovute alternare nel corso della giornata in sala operatoria. “Si può affermare di aver scritto una pagina di buona sanità a Imola, con attrezzature d’avanguardia ed operatori esperti – conclude soddisfatto Fusaroli -. Il benessere del paziente, che dopo pochi giorni dall’intervento era già a casa, è stata la ricompensa più grande”. (r.c.)

Nella foto l”équipe della Gastroenterologia che ha eseguito l”intervento

Tumore allo stomaco, intervento rivoluzionario presso la Gastroenterologia di Imola. La testimonianza
Cronaca 4 Giugno 2018

Novità in ospedale, più risorse e impegno per le dimissioni protette dei pazienti, soprattutto anziani

Pre-valutazione da parte di assistente sociale e infermiere prima della dimissione, attivazione dell’Unità di valutazione geriatrica, nel caso occorra, e trenta giorni di assistenza domiciliare gratuita sociale invece dei quindici di prima. Sono le novità appena introdotte per la dimissione dei pazienti, ricoverati nell’ospedale dell’Ausl di Imola, che presentano una perdita della propria autosufficienza, in particolare anziani. «Finora ha funzionato benissimo l’assistenza domiciliare infermieristica, mentre il passaggio sul sociale arrivava troppo a valle e creava delle storture, ad esempio una graduatoria per le case di riposo (cra) consistente ma fittizia che non troverà mai una risposta» dichiara decisa Sonia Cicero, responsabile della Direzione attività socio sanitarie dell’Ausl di Imola, ovvero colei alla quale spetta seguire l’integrazione sociosanitaria. 

Ora l’elemento centrale del sistema è il Punto unico di accesso alle cure domiciliari (Pua), dove la presenza dell’assistente sociale è stata rafforzata con due giornate a settimana, «che a breve potrebbero diventare tre» dice Cicero. Inoltre non è la famiglia che deve richiedere l’assistenza ma tocca ai dottori del reparto avvertire il Pua. «Il 14 maggio il direttore del presidio ospedaliero, Andrea Neri, ha inviato ai medici delle Medicine A e B, dell’Area Post Acuti e della Geriatria una disposizione formale in tal senso – dichiara Cicero -. Il Pua, nella pre-valutazione al letto del paziente, conosce anche la rete familiare per progettare una dimissione che veramente possiamo chiamare protetta perché risponde al bisogno di cura in modo appropriato ed adeguato».  

In questo modo se la famiglia ha semplicemente bisogno di informazioni, ad esempio su dove trovare gli ausili oppure i pannoloni «viene tutto “prelavorato” quando la persona è ancora in reparto» assicura Cicero. E quando questo non basta? «Viene prenotata all’ultimo momento utile prima della dimissione al domicilio, concordata coi familiari, la visita dell’Unità di valutazione geriatrica, che stabilisce con la famiglia quali sono i bisogni per tornare a casa oppure definisce l’eventuale punteggio punteggio per l’accesso alle cra, inoltre abbiamo declinato in maniera diversa le forme di residenzialità temporanea a cui si può accedere in base ai fabbisogni di intensità di cura. Una persona stabilizzata che esce dal reparto ospedaliero – dettaglia Cicero – può dirigersi in altri luoghi prettamente sanitari come la lungodegenza-Post Acuti oppure l’Osco di Castel San Pietro oppure in luoghi sociosanitari come la cra Fiorella Baroncini o anche una struttura privata, se la famiglia lo preferisce, oppure forniamo a domicilio fino a trenta giorni di assistenza domiciliare gratuita che si affianca all’assistenza infermieristica. Un periodo adeguato anche per istruire il caregiver, la badante oppure il famigliare – precisa Cicero -. Servizio sociale e infermieristico affiancano il caregiver nei giorni concordati per insegnarli ad utilizzare le attrezzature o acquisire manualità. Non sono interventi banali – rivendica Cicero – perché danno tempo alla famiglia di ridifinire i tempi e i modi della propria organizzazione in risposta ai cambiamenti avversi che si sono verificati e al paziente di elaborare il proprio stato di salute, attrezzare il domicilio e sperimentare con un supporto specialistico il ritorno a casa nella nuova condizione. Si condivide il progetto di assistenza in modo che la famiglia non si senta sola».

Un altro servizio rinforzato nel percorso è il «Sollievo». «Presso la cra di via Venturini ora è disponibile tutto l’anno un posto per 15 giorni per tutti coloro che ne fanno istanza, famiglie o medici di famiglia, al di là del posto utilizzabile come sempre nel periodo natalizio o estivo». (l.a.) 

Altri particolari e informazioni nel servizio completo su “sabato sera” del 31 maggio. 

Nella foto Sonia Cicero 

Novità in ospedale, più risorse e impegno per le dimissioni protette dei pazienti, soprattutto anziani

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