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Cronaca 3 Aprile 2019

Consegnato al dirigente dell'Istituto agrario Scarabelli di Imola un erbario del 1942 realizzato all'interno della scuola stessa

E” stato ritrovato e consegnato il 28 marzo scorso, nelle mani del dirigente dell”Istituto tecnico agrario Scarabelli, Gian Maria Ghetti, un erbario del 1942, che era stato disperso durante la seconda guerra mondiale. La consegna è avvenuta da parte di un gruppo di amici del Comitato promotore del bicentenario scarabelliano 1820-2020 e dell”associazione ex allievi della scuola agraria Scarabelli. 

L”erbario riporta chiaramente in copertina la denominazione dello stesso istituto Scarabelli (Scuola regia, come si chiamava allora), a dimostrazione non solo della provenienza certa dell”opera, ma anche dell”impegno costante e duraturo nei decenni della prestigiosa scuola agraria imolese a servizio della scienza e dell”attività didattica.

Alla consegna erano presenti Francesco Mariani, presidente dell”associazione ex allievi dell”istituto, Paolo Casadio Pirazzoli in rappresentanza del Comitato promotore del bicentenario scarabelliano, Francesco Corrado, presidente del Centro studi Luigi Einaudi, Liliana Vivoli, presidente dell”associazione culturale Giuseppe Scarabelli, Lia Linari Toldo (pronipote di Giuseppe Scarabelli), Marina Zanerini, ex allieva e docente dell”istituto agrario, Giorgio Bolognesi e Stefano Marabini, componenti del Comitato del bicentenario.

«L”oggetto intorno a cui sta ruotando molta curiosità – ha commentato Antonella Martelli, docente dell”Itac Scarabelli-Ghini – è un vecchio erbario risalente al 1942 e perfettamente conservato. Ai più forse vorrà dire poco, ma quando si scopre che l”erbario reca la titolazione di una scuola, la Regia scuola di Agricoltura G. Scarabelli di Imola, la percezione cambia, perché l”oggetto in questione è passato indenne ad una guerra mondiale, alla devastazione dei tedeschi (gran parte dlela scuola fu bombardata sul finire della guerra) e ai molteplici sgomberi senza perdere nulla del suo antico splendore. Due cinghie di tela verdone, ancora pulite, tengono chiusa una elegante carpetta cartonata verde scuro, al cui interno stanno più di un centinaio di fascicoli in carta oleosa azzurrognola, che da decenni custodiscono foglie e rametti di elementi vegetali, incollati e fissati alle pagine con minuscoli elastici. Chi ha realizzato questo certosino lavoro? Un professore? Una classe per un progetto? Un alunno che ha presentato un lavoro finale? Impossibile stabilirlo al momento, occorrerà fare delle ricerche».

«Riconoscendone la qualità – conclude la professoressa – qualcuno, la cui identità rimane volutamente anonima, si è messo in contatto con gli ex allievi dello Scarabelli che hanno deciso di acquistarlo e di donarlo alla scuola per la gioia di tanti». (r.cr.)

Nella foto un”immagine di gruppo alla consegna dell”erbario

Consegnato al dirigente dell'Istituto agrario Scarabelli di Imola un erbario del 1942 realizzato all'interno della scuola stessa
Economia 16 Novembre 2018

Una ricerca del Cnr sugli olivi secolari del territorio imolese svela informazioni sul sapore dell'olio di un tempo

Che sapore aveva l’olio che i nostri bisnonni mettevano sul pane più di un secolo fa? La risposta si legge tra le righe dello studio realizzato dall’Istituto di Biometeorologia Ibimet-Cnr di Bologna, nell’ambito del progetto «L’olivo nelle colline imolesi, una risorsa per l’agricoltura, un patrimonio per il paesaggio», finanziato fra il 2010 e il 2013 dal Comune di Imola. Lo studio, a cura delle ricercatrici Annalisa Rotondi e Lucia Morrone, ha censito e descritto dal punto di vista genetico 14 olivi secolari del nostro circondario: 3 a Casalfiumanese (2 dei quali nel parco pubblico), 3 a Castel San Pietro, 5 a Dozza e a Toranello al confine tra Imola e Riolo, dove sono state georeferenziate 3 piante secolari disposte attorno alla chiesa.

Alcuni esemplari, come quello alto oltre cinque metri di proprietà di Massimiliano Ortalli a Casalfiumanese, sono stati schedati con tanto di foto anche all’interno del sito http://olivisecolari.ibimet.cnr.it. Prima del 1500 l’olivicoltura era molto più diffusa sul nostro territorio, ma nei secoli si è assistito a una progressiva diminuzione, soprattutto a causa delle gelate, come quelle del 1929, 1930 e 1940, quando le temperature arrivarono anche a meno 20 gradi. «Prima del 1940 – si legge nello studio – la presenza dell’olivo a Imola è limitata a piante sporadiche soprattutto vicino alle chiese di Tossignano, Casalfiumanese e Dozza e si tratta quasi sempre di piante allevate da parroci per avere per le feste pasquali la palma, le cui fronde venivano inviate anche alle chiese di pianura».

La ricerca non ha solo indagato la genetica di queste piante secolari, che hanno resistito a condizioni climatiche critiche, ma ha anche analizzato il profilo chimico e sensoriale dell’olio ricavato dai loro frutti, in alcuni casi caratterizzato da «intensità medie-elevate di fruttato e livelli medi di amaro e piccante», così come «da sentori peculiari di pomodoro e carciofo». Altri si contraddistinguono invece per «livelli medio-leggeri di fruttato, amaro e piccante e note prevalenti di mandorla». (lo.mi.)

L”articolo completo è su «sabato sera» del 15 novembre

Nella foto l”ulivo secolare di proprietà di Massimiliano Ortalli a Casalfiumanese

Una ricerca del Cnr sugli olivi secolari del territorio imolese svela informazioni sul sapore dell'olio di un tempo

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