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Cronaca 17 Aprile 2019

Gli effetti del Decreto Salvini nel territorio imolese: a rischio il sistema di accoglienza diffusa e molti posti di lavoro

In quanti si sono accorti che il circondario imolese sta accogliendo 190 migranti? Forse in pochi e non è un caso. Sul territorio, infatti, dal 2016 è attivo un sistema di accoglienza diffusa, un progetto che dipende dal Circondario e che coinvolge quattro comuni: Imola, Casalfiumanese, Castel San Pietro e Castel Guelfo. Qui sono attivi 18 punti, tra Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e sistemi di seconda accoglienza, i cosiddetti Sprar (Sistemi di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Il progetto, nato su spinta di Trama di terre e Caritas, promuove forme di accoglienza integrata assieme alle istituzioni locali, centrata sull’inserimento sociale ed economico delle persone accolte e sulla tutela dei diritti di asilo.

Il decreto Salvini su immigrazione e sicurezza rischia di smantellare tutto ciò. L’allarme arriva dal Comitato territoriale pace e diritti, nato lo scorso settembre e composto da 12 associazioni di volontariato, 3 sindacati e 5 partiti, più singoli cittadini. «I gestori avranno un ruolo di guardiani e non più di operatori di accoglienza  – spiega Tiziana Dal Pra di Trama di terre -. Per questo noi, così come molti altri enti, non parteciperemo alla nuova gara di appalto per la gestione dei centri di accoglienza, in scadenza il 27 aprile.

In attesa degli esiti del bando, le gestioni attuali sono state prorogate fino al 30 giugno. Poi non si sa. Le nuove strutture potranno accogliere, a differenza di ora, solo chi ha già ottenuto la protezione internazionale, escludendo così le persone richiedenti asilo». I nuovi capitolati di gara riducono il numero di operatori sociali in rapporto al numero delle persone accolte. Anche l’importo giornaliero pro capite passerà, per i centri in accoglienza in rete fino a 50 posti, da 35 a 21,35 euro, tagliando in questo modo tutta una serie di servizi finora garantiti come, ad esempio, l’insegnamento della lingua italiana e il supporto psicologico. Una conseguenza diretta sarà anche la perdita di posti di lavoro.

«Oggi nel circondario – prosegue Dal Pra – sono una trentina gli operatori fissi assunti all’interno delle strutture esistenti, numero che sale a 45 se si considerano le figure professionali con contratti a carico delle associazioni: psico-terapeuti, insegnanti di italiano, operatori degli sportelli lavoro».A livello metropolitano, conferma la segretaria generale della Cgil di Imola, Mirella Collina «ci sono circa 300 operatori, senza contare l’indotto. Dai tavoli metropolitani si evince che potrebbe esserci una riduzione di posti di lavoro del 50 per cento». Per sensibilizzare istituzioni e cittadini su quanto potrebbe ac-cadere al positivo modello locale di accoglienza, il Comitato pace e diritti ha organizzato una serie di iniziative dal titolo “Territori accoglienti”. (lo.mi.)

L”articolo completo è su «sabato sera» dell”11 aprile

Nella foto un momento della presentazione della rassegna “Territori accoglienti”

Gli effetti del Decreto Salvini nel territorio imolese: a rischio il sistema di accoglienza diffusa e molti posti di lavoro
Cronaca 16 Ottobre 2018

La storia di Sara Rouibi, giovane consigliera comunale di origini algerine che studia diritto delle migrazioni

Sara Rouibi, classe 1991, laureata in Giurisprudenza (attualmente frequenta un master sul diritto delle migrazioni), è la più giovane consigliera comunale di Castel San Pietro. E’ stata eletta con il Partito democratico quando ancora non aveva compiuto 23 anni, facendosi portavoce delle istanze delle fasce più giovani.

La storia della sua famiglia affonda le radici nella travagliata situazione sociale e politica dell’Algeria, paese di origine dei genitori, dei primi anni Novanta: il padre si trasferì a Castel San Pietro a fine anni Ottanta, raggiungendo il fratello che svolgeva gli studi nel bolognese. Poi, nel 1990, arrivò anche la moglie, esattamente un anno prima dello scoppio della guerra civile in Algeria, un terribile conflitto fratricida che si sarebbe prolungato fino al 2002.

Sara è nata a Castello, vivendo i primi anni della sua vita tra la realtà pacifica dell’Italia e quella violenta e precaria che i suoi parenti tratteggiavano nelle lunghe telefonate dall’Algeria. La passione per la politica deriva sicuramente dall’avere sperimentato le insicurezze e le difficoltà con cui gli immigrati di seconda generazione convivono ogni giorno. Da giugno cura una rubrica sul blog www.strisciarossa.it, nato dalla volontà di alcuni giornalisti appartenenti alla sinistra italiana. Si chiama «Diario di un’italiana» e raccoglie le storie di giovani figli di immigrati, una prospettiva differente per guardare al fenomeno delle migrazioni.

Quanto hanno influito le origini della sua famiglia e la sua formazione sulla scelta dell’area politica di appartenenza?
«Ho imparato molto presto a conoscere il valore della democrazia, soprattutto perché avevo la possibilità di raffrontare la situazione di uno stato libero e democratico come l’Italia a quella dell’Algeria, devastata dalla guerra. Questa consapevolezza, unita all’interesse per i diritti dell’uomo, mi ha indirizzato sia verso gli studi di Giurisprudenza che verso l’area politica di centrosinistra».

Come ha vissuto la sua condizione di italiana figlia di stranieri?
«Ho acquisito la cittadinanza italiana solo a sedici anni, ma non mi sono mai considerata differente dagli altri ragazzi. Ho lottato molto con le mie radici algerine, le vedevo come qualcosa di negativo che mi impediva di essere accettata. E’ stato solo maturando e studiando, in particolare la storia italiana e quella algerina, che ho imparato a conoscermi veramente e a considerare le due identità che convivono in me come una ricchezza».

Ha mai vissuto situazioni discriminatorie o episodi di razzismo?
«Episodi razzisti non ne ho mai vissuti e da questo punto di vista Castello è un luogo in cui i valori dell’accoglienza e della solidarietà sono tuttora centrali. Di certo ho sempre avvertito una certa differenza, come se dovessi colmare un gap tra me e gli altri, ma non ho mai riscontrato atteggiamenti ostili verso di me. Forse negli anni dell’adolescenza in cui ho portato il velo sono stata guardata con un po’ più di sospetto. Poi, diventando maggiorenne, ho scelto di toglierlo». (ri.ra.)

L”intervista completa è su «sabato sera» dell”11 ottobre

La storia di Sara Rouibi, giovane consigliera comunale di origini algerine che studia diritto delle migrazioni

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