Della vigna non si butta viene niente e tutto ritorna alla vigna. Oltre a vino e mosti ci sono i derivati di filiera, vinaccia, vinaccioli, feccia, ma anche scarti vegetali e fanghi. E proprio i fanghi di depurazione possono essere materia prima in grado di dare vita alle bioplastiche.
È quello che il gruppo Caviro, la più grande cooperativa vitivinicola italiana con sede a Faenza, attraverso la società Caviro Extra, sta facendo grazie a B-Plas Demo, il primo impianto sperimentale per la produzione di poliesteri, detti Pha (poliidrossialcanoati). «Stiamo mettendo a punto – conferma Rosa Prati, responsabile Ricerca e sviluppo di Caviro – un sistema per la produzione di una plastica biologica e biodegradabile che è ricavata da ciò che esce dal depuratore che tratta gli scarti della filiera agroalimentare». Un tipo di plastica con caratteristiche paragonabili a quelle tradizionali e che è commercializzata per la produzione di materiali e prodotti ecosostenibili, per applicazioni in ambito stampa 3D, agricoltura, oggettistica, bioedilizia, packaging & catering. (r.cr.)
Approfondimenti su «sabato sera» del 2 dicembre
Nella foto: stampante 3D del progetto B-Plas Demo