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Cronaca 11 Giugno 2019

Percorsi e servizi per sviluppare il cicloturismo: If Imola Faenza presenta il progetto “If Cycling Road & Gravel'

Un territorio a misura di bicicletta: l”area di Imola e Faenza, comprendente le vallate del Santerno, del Senio, del Sillaro e del Lamone, si presta particolarmente allo sviluppo del cicloturismo, per questo If Imola Faenza, la società di promo-commercializzazione turistica del territorio, sta portando avanti molte iniziative per potenziare questo settore. 

Oggi a Faenza, nella sede del Museo internazionale delle Ceramiche, è stato a tal fine presentato il progetto “IF Cycling Road & Gravel Bike”, che comprende diverse azioni proprio per far crescere il settore del cicloturismo che in Europa, secondo i dati forniti dal direttore di If, Erik Lanzoni, crea un indotto da 44 miliardi di euro, con 2 milioni di viaggi e 20 milioni di presenze, mentre in Italia si ferma a, 3,3 miliardi, con un 64% dato dai turisti stranieri. «Per questo stiamo lavorando per mettere a punto una serie di strumenti e servizi per chi viene a visitare il territorio in bicicletta – sottolinea Lanzoni – e nella seconda fase ci concentreremo sugli educational tour e press tour dedicati agli operatori turistici specializzati».

Tra gli strumenti presentati, c”è in particolare una brochure che propone undici percorsi dedicati ai cicloturisti, incentrati su altrettanti filoni tematici, contraddistinti da un hashtag: #legend, #spa, #nature, #taste e #art. Oltre alla piantina che individua i percorsi sul territorio, ogni itinerario è corredato di proposte di sosta sul territorio di Imola e Faenza in linea con il tema dell’itinerario stesso: dall”autodromo e dal circuito dei Tre Monti teatro della vittoria mondiale di Vittorio Adorni nel 1968 per il tema #legend agli stabilimenti termali per quello #spa, dal parco della Vena del Gesso per la natura a tutte le possibili suggestioni legate al gusto e all”arte, a cominciare dal borgo di Dozza.

Altre azioni portate avanti da If sul tema sono le uscite programmate sulle riviste specializzate del settore (Cicloturismo, Bicisport e Mtb Magazine), il ciclobrevetto “Romagna4Bike”, un percorso ad anello da percorrere in più giornate, il materiale scaricabile sul web e condiviso sui social, la app Geo-If. Un territorio, insomma, sempre più attrezzato per accogliere i turisti su due ruote, con servizi, strutture d”accoglienza, informazioni. «Abbiamo un territorio interessante, con strade ideali per la bici – conclude Davide Cassani, presente a Faenza in qualità di presidente di Apt Servizi Emilia Romagna, oltre che commissario tecnico della Nazionale di ciclismo su strada -. Il cicloturismo sta crescendo perché è uno sport particolare, unico. Con la bicicletta si può correre, passeggiare, fare gran fondo, la bici permette di vedere tante cose che girando in auto non si riescono a vedere, scoprendo luoghi unici. Il nostro territorio ha tutto: le strade, i luoghi di visitare, gli scenari, i servizi. E la bicicletta ha un altro pregio: si può praticare a tutte le età». (r.cr.)

Nelle foto: in alto Davide Cassani, in basso Erik Lanzoni e la mappa dei percorsi del territorio

Percorsi e servizi per sviluppare il cicloturismo: If Imola Faenza presenta il progetto “If Cycling Road & Gravel'
Cronaca 12 Aprile 2019

Dozza apripista nazionale del progetto “BuyBorghi': è già online il portale con tutte le informazioni per cittadini e turisti

Presentazione ufficiale oggi a Imola, nell”ambito dell”evento “InTour – Innovative Tourism”, promosso dal Gruppo bancario cooperativo Iccrea, in collaborazione con l”associazione “I Borghi più belli d”Italia”, il Consorzio Ecce Italia e la Bcc Ravennate Forlivese e Imolese, del progetto “BuyBorghi”, che vede Dozza come apripista nazionale, con una piattaforma digitale appositamente creata che è online da oggi.

Tra i partner del progetto, che si avvale anche della collaborazione con l’Università di Bologna, l’azienda “Imola Informatica”, fondata oltre 30 anni fa da Claudio Bergamini, che nella sala Briefing dell’autodromo ha raccontato genesi e obiettivi dell’operazione. In sostanza, si è preso spunto dalle esperienze dei “local wiki”, molto diffusi negli Stati Uniti, per realizzare una piattaforma pensata per mettere in rete tutto ciò che si trova su un territorio, in questo caso Dozza: luoghi, aziende, attività culturali, eventi, alberghi e ristoranti. Uno strumento che serve per promuovere (e quindi “vendere”) meglio il territorio, ma utile in pratica a diverse categorie di utenti: agli operatori economici consente infatti di entrare a far parte di un sistema che fornisce maggiore visibilità sulla rete di quanta non possano averne le singole attività, mentre ai cittadini, abitanti del posto o turisti, dà la possibilità di accedere a tutte le informazioni utili, che siano eventi o strutture ricettive, attraverso un unico punto di accesso.

Applicato ai Borghi più belli d’Italia, il progetto avrà il vantaggio di offrire una piattaforma valida per tutti i borghi, permettendo agli utenti di iscriversi una sola volta per avere a disposizione poi gli stessi servizi in ogni altro luogo del sistema, dando però a ciascuno un “local wiki” in cui gli operatori del territorio possono promuoversi inserendo informazioni sulla propria attività. Un’esperienza simile è già in verità in atto da qualche anno a Imola. Si tratta di “ImolaInRete”, la piattaforma creata proprio da Imola Informatica e gestita da un’apposita società, LocalFocus, di cui l’azienda fondata da Bergamini è azionista. «In sostanza, il nostro è uno strumento per mantenere il possesso dei dati a livello locale e non regalarli ai colossi tipo Amazon, Booking e così via», sintetizza lo stesso Bergamini.

Intanto, per tornare a “BuyBorghi”, è già possibile connettersi al portale di Dozza nel quale, attraverso un motore di ricerca, si può accedere ad una vasta serie di informazioni. Naturalmente la piattaforma avrà bisogno di qualche mese per andare a regime, il tempo di caricare i dati relativi a tutte le categorie sopra elencate. Ma per il sindaco Luca Albertazzi essere capofila del progetto è già motivo di soddisfazione: «E’ una cosa gestita dal club dei borghi, quindi di portata nazionale – afferma -, per noi è un vanto. Sentivamo da un po’ di tempo il bisogno di avere un luogo virtuale dove tutte le informazioni potessero integrarsi, questo progetto cade a fagiolo e non solo per i turisti: mi capita spesso infatti di sentire cittadini che non sapevano di un evento o di un servizio. Si tratta di uno strumento che serve sia ai privati che agli enti pubblici». (mi.ta.)

Link al portale di Dozza: http://www.buyborghi.it/wiki/Pagina_principale

Nella foto in alto Claudio Bergamini illustra il progetto “BuyBorghi”, sotto la presentazione del portale su Dozza e la pagina come appare su internet

Dozza apripista nazionale del progetto “BuyBorghi': è già online il portale con tutte le informazioni per cittadini e turisti
Economia 9 Aprile 2019

Produzione del miele in ripresa secondo i dati 2018 dell'Osservatorio nazionale, ma preoccupa la siccità

La diffusione in questi giorni del report annuale curato dall’Osservatorio nazionale miele con sede a Castel San Pietro, mette in primo piano il mondo del miele e degli apicoltori. La pubblicazione rende noto l’andamento produttivo e di mercato per la stagione 2018 di questo prezioso prodotto e riporta le informazioni della banca dati apistica istituita nel 2009 e che dal 2017 presenta l’elenco completo del panorama apistico. Dalle pagine emerge che all’1 marzo 2019 ci sono in Italia 55.877 apicoltori, in Emilia Romagna sono circa 3 mila. Gli alveari presenti sul territorio nazionale sono 1.273.663, in Emilia Romagna sono circa 87.536. Tutti numeri in linea con il 2017.

«Nel circondario imolese – precisa Giorgio Baracani, apicoltore di Castel Guelfo e vicepresidente di Conapi, il maggiore consorzio italiano di apicoltori – gli alveari censiti sono 8.488 e corrispondono al 9,7 per cento degli alveari presenti in regione. Il numero di apicoltori della zona non è direttamente estraibile, ma si stima superiore alle 250 unità; di queste, almeno una decina sono dedite all’allevamento delle api regine». Dal report anche i dati sulla produzione del 2018. «A parte quella primaverile – precisa Giancarlo Naldi, direttore dell’Osservatorio nazionale miele – in Emilia Romagna non è andata male, sia pure con grande disomogeneità da zona a zona. Dopo tre anni di raccolti magri e soprattutto dopo un 2017 pressoché tragico possiamo essere un po’ positivi».

Il 2018 è stato un anno con una partenza difficile a causa della forte siccità del 2017 che ha fatto sentire i suoi effetti anche in avvio di questa stagione e per il clima che ha contribuito a peggiorare una situazione già delicata. «Analizzando le principali fioriture, al nord si è tornati a fare l’acacia dopo anni molto magri, ma purtroppo l’Emilia Romagna, con una media di 10 chili/alveare, ne produce meno della metà di quella attesa. Soddisfacente, sia pure con una certa irregolarità, il castagno e bene, sempre nella nostra regione, anche il tiglio prodotto in pianura». Dalla regione al locale. «Facendo una stima in base ai dati in nostro possesso – ribatte Baracani – possiamo dire che nel circondario imolese abbiamo avuto nel 2018 una produzione di circa 194 tonnellate delle diverse tipologie di miele».

In merito all’evoluzione dell’apicoltura professionale, i dati in nostro possesso riportano un aumento degli apicoltori con partita Iva, di quegli operatori cioè che si rivolgono al mercato e che detengono la schiacciante maggioranza degli alveari. «L’Emilia Romagna – sottolinea ancora Giancarlo Naldi – sta perfettamente in questa evoluzione, confermando alta capacità professionale e propensione ad anticipare le sfide». I produttori dell’Emilia Romagna insomma hanno grandi potenzialità, ma anche un peso notevole dei fattori limitanti che gravano sul settore, ad iniziare dall’impatto degli eventi estremi sempre più frequenti dovuti al cambiamento climatico, per continuare con i danni che si subiscono dall’utilizzo ancora diffuso di pratiche agricole scorrette, dalle patologie e dagli aggressori che incombono. (al.gi.)

L”articolo completo è su «sabato sera» del 4 aprile

Nella foto Giancarlo Naldi

Produzione del miele in ripresa secondo i dati 2018 dell'Osservatorio nazionale, ma preoccupa la siccità
Cronaca 5 Aprile 2019

Sala gremita a Imola per la proiezione del docufilm «La Regina di Casetta». IL VIDEO

Tanti spettatori hanno fatto da cornice ieri sera, alla Sala Bcc Città & Cultura cinema Centrale di Imola, alla proiezione del docufilm «La Regina di Casetta» di Francesco Fei. Alla serata, organizzata dal Cai di Imola, da Università Aperta e dal nostro giornale, non potevano mancare Fabrizio Castellari, promotore dell”iniziativa, Gregoria Giorgi, protagonista del film, insieme ai genitori Leonardo e Sonia, ed il produttore del film Alessandro Salaorni.

Nella foto (Isolapress): gli spettatori durante la serata 

Sala gremita a Imola per la proiezione del docufilm «La Regina di Casetta». IL VIDEO
Cronaca 4 Aprile 2019

Stasera alla sala Bcc cinema Centrale il docu-film “La Regina di Casetta' con la giovanissima Gregoria Giorgi

E” tutto pronto alla Sala Bcc Città & Cultura cinema Centrale (via Emilia 212) per la proiezione del docu-film “La Regina di Casetta” di Francesco Fei. L”appuntamento è per questa sera, giovedì 4 aprile, alle 20.30, per conoscere la storia che ha per protagonista la giovanissima Gregoria Giorgi, intervistata da «sabato sera» nel numero del 28 marzo

La serata, organizzata dal Cai di Imola, da Università Aperta e dal nostro settimanale, sarà introdotta da Fabrizio Castellari, promotore dell”iniziativa e coordinata dalla giornalista di «sabato sera» Lara Alpi. Saranno presenti Gregoria Giorgi e il produttore del film Alessandro Salaorni, oltre ai genitori di Gregoria, Leonardo e Sonia. La serata è ad ingresso gratuito fino all”esaurimento dei 150 posti disponibili. 

La proiezione del docu-film, nella sala gentilmente concessa dalla Banca di Credito Cooperativo Ravennate Forlivese e Imolese, sarà un’occasione per approfondire anche la conoscenza di Casetta di Tiara, un piccolo paese sull’Appennino tosco emiliano, tra le valli del Santerno e del Senio, a 640 metri, posto nel territorio del comune di Palazzuolo sul Senio, ma facente parte, come parrocchia, del vicariato di Firenzuola.

Maggiori informazioni su questo caratteristico luogo montano sono pubblicate nel numero di «sabato sera» del 4 aprile.

Nella foto la giovanissima Gregoria Giorgi, protagonista del docu-film “La Regina di Casetta”

Stasera alla sala Bcc cinema Centrale il docu-film “La Regina di Casetta' con la giovanissima Gregoria Giorgi
Cronaca 25 Marzo 2019

Siccità e temperature superiori alla media, stato di attenzione per gli incendi boschivi fino al 2 aprile in tutta la regione

Fino a martedì 2 aprile è in vigore lo “stato di attenzione” per gli incendi boschivi in tutta l’Emilia-Romagna. La decisione, presa dall’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile dopo un incontro tecnico che si è svolto in Regione e al quale hanno partecipato anche la Direzione regionale dei Vigili del Fuoco, il Comando Regione Carabinieri Forestale e Arpae, è motivata dai numerosi focolai di incendio già verificatisi in tutte le province, favoriti dall’assenza di piogge significative, unite a temperature notevolmente superiori alla media stagionale.

Il provvedimento, firmato dal direttore dell’Agenzia regionale Maurizio Mainetti, raccomanda di usare cautela quando si bruciano stoppie, legname e altri residui vegetali durante i lavori agricoli e forestali. Queste operazioni non sono infatti vietate dal Regolamento forestale regionale, ma soltanto disciplinate con una serie di prescrizioni e in ogni caso, prima di procedere, occorre darne comunicazione ai Vigili del fuoco al numero verde 800841051. Sono tuttavia possibili divieti emanati dai singoli Comuni in riferimento al loro territorio. (r.cr.)

Siccità e temperature superiori alla media, stato di attenzione per gli incendi boschivi fino al 2 aprile in tutta la regione
Economia 12 Marzo 2019

Calano a Imola le imprese agricole femminili. Il racconto di alcune imprenditrici del settore

Al 31 dicembre 2018 a Imola le imprese attive femminili nel settore Agricoltura, Silvicoltura e Pesca erano 172, tre in meno rispetto alla fine del 2017. Una leggera flessione che riflette il panorama del circondario, della provincia di Bologna e della regione Emilia Romagna. Nel circondario, infatti, sempre nel-lo stesso settore, a dicembre si contavano 395 imprese in rosa (nel 2017 erano 414), in provincia 2.015 (nel 2017 erano 2.094), in regione erano 85.006, 102 unità in meno rispetto alla fine del 2017. Dati forniti dal Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia Romagna che, pur riflettendo un segno meno, raccontano di donne che hanno fatto del lavoro nell’agricoltura un’opportunità, una scelta in un settore difficile che ha conosciuto crisi profonde e che rappresenta una sfida continua.

Per alcune il «fare agricoltura» è stato naturale, perché figlie di genitori agricoltori, per altre la scelta è stata dettata dall’amore o dalla necessità. Altre ancora hanno avuto l’opportunità di svolgere altre attività, ma poi il richiamo della terra le ha riportate ad occuparsi di piante e animali. C’è la storia di Luana Tampieri, 32 anni, imolese, un diploma di tecnico nella gestione aziendale, una laurea in economia e un lavoro presso due studi contabili di Imola e presso un’azienda controllata del gruppo Hera. «Poi ho capito – racconta lei stessa – che quella non poteva essere la mia vita “chiusa in un ufficio”, ho quindi scelto di rimanere nel settore agricolo investendo tempo e denaro nell’azienda di famiglia». Dall’anno scorso Luana è presidente di “Donne in campo Emilia Romagna”, l’associazione della Cia, Confederazione italiana agricoltori, che si occupa delle politiche femminili.

Flavia Montroni ha un anno in più e quando l’abbiamo raggiunta telefonicamente stava guidando il trattore nel terreno di famiglia a Castel San Pietro. Noi donne riusciamo a fare tante cose insieme. «E’ vero – ci ha detto -, ma la terra non aspetta. Adesso, ad esempio, dietro al trattore, che ho dovuto imparare a guidare, ho altri collaboratori che attendono il mio passaggio per continuare il lavoro. Mi sono laureata nella progettazione delle aree verdi, ma quando è stato il momento di scegliere se andare a Torino per proseguire la specialistica ho pensato agli sforzi dei miei genitori e per non perdere ciò che avevano conquistato con la fatica ho deciso di rimanere e di dedicarmi all’agricoltura. Ho scelto la praticità. Avevo bisogno di muovermi».

E poi le storie di Giulia Serrao e Alice Padula, associate alla Coldiretti di Imola. «Sono nativa di Roma – racconta Giulia Serrao, 44 anni titolare del Podere Colombara a Ponticelli – ma sono arrivata a Imola partendo da Siena per amore. Mio marito abitava a Imola ed è stato naturale seguirlo. L’avvio nel mondo dell’agricoltura lo abbiamo deciso tardi, insieme». Laureata in Biologia e finito il dottorato non aveva prospettive, ma una cosa era certa. «Amo tantissimo gli animali e la natura e andando in giro in mountain bike un giorno abbiamo visto un posto bellissimo, ce ne siamo innamorati e abbiamo dato avvio alla produzione e vendita di albicocche». Lavoro, però, troppo impegnativo e poco remunerativo. «E allora ci siamo inventati una nuova attività, abbiamo avviato un laboratorio per l’essicazione di frutta biologica. Abbiamo dovuto imparare tante cose, e ancora stiamo imparando». Da un’intuizione, un’attività condivisa che, giorno dopo giorno, aumenta la sua produzione.

La storia di Alice Padula, 32 anni, è ancora più originale. «Io sono estetista, ma da tre anni sono diventata coltivatrice diretta per esigenza. Già nel tempo libero aiutavo mio marito nell’allevamento di galline, conigli a Borgo Tossignano e andavo con lui nelle fiere e mercati di animali vivi. Praticamente da part-time questo lavoro è diventato il mio. Ho dovuto adattarmi tantissimo. Quando prima andavo a lavorare entravo in un bel salone profumato, oggi gli odori che sento sono sicuramente diversi. Il contatto con la natura, però, è irrinunciabile». Queste, e tante altre, sono storie che rimangono troppo spesso nascoste. «Di donne che lavorano in agricoltura – sottolinea Luana – se ne parla troppo poco. La capacità imprenditoriale femminile nel settore agricolo è ancora poco apprezzata». (al.gi)

L”articolo completo è su «sabato sera» del 7 marzo

Nella foto da sinistra Flavia Montroni, Luana Tampieri e Giulia Serrao

Calano a Imola le imprese agricole femminili. Il racconto di alcune imprenditrici del settore
Cronaca 7 Marzo 2019

La presidente della Pro loco castellana: «L'associazione essenziale nell'organizzazione di eventi pubblici»

Le pro loco (dal latino, letteralmente «a favore del luogo») sono associazioni locali nate allo scopo di promuovere il territorio di riferimento. Castel San Pietro ha la sua. E la stretta collaborazione instaurata con le Amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo ne ha fatto un attore centrale nell’organizzazione degli eventi pubblici cittadini. Lo scorso 16 gennaio l’associazione di via Ugo Bassi ha confermato Raimonda Raggi nella carica di presidente per il mandato 2019-2021.

«Quando nel 1995 fondammo Pro loco – racconta – si avvertiva il bisogno di favorire l’aggregazione. E questo valore è ancora oggi nel Dna dell’associazione. Grazie a Marisa Brini e a Marisa Marocchi, che per anni l’hanno guidata, ho avuto modo di conoscere realtà e risvolti della mia città di cui non avevo coscienza. E’ una gioia appartenere a questa realtà e da presidente provo grande soddisfazione ad aver contribuito a fare di Pro loco un punto di riferimento nella vita cittadina».

La Pro loco di Castel San Pietro si è messa in rete con Pro loco di Comuni limitrofi: a quale scopo?
«L’obiettivo è di operare in maniera sinergica e coordinata per la promozione territoriale e culturale. Ad oggi siamo nove Comuni, da Ozzano arrivando fino a Imola. Ogni realtà ha caratteristiche, patrimoni monumentali e proposte turistiche uniche, ma quasi tutte limitate dalle singole dimensioni territoriali ridotte. Ebbene, unendo le forze abbiamo la possibilità di fare conoscere un pezzo d’Italia che ha una storia antica: basti pensare agli insediamenti villanoviani, alla città di Claterna o alla rocca di Dozza… Così, insieme, abbiamo creato percorsi dedicati, coerenti con l’idea di turismo sostenibile e improntato a quella filosofia che caratterizza una “Città slow” come Castel San Pietro ed il territorio contiguo. L’obiettivo è riuscire ad attrarre il turismo su tutto il territorio, coordinando sia le attività che la ricezione alberghiera».

Per quanto riguarda la dimensione più strettamente castellana, la Carrera è un evento alla cui organizzazione contribuite in maniera fondamentale. Il neoeletto presidente del Club Carrera, Andrea Tozzi, in un’intervista rilasciata a sabato sera ha posto però la necessità di dare più visibilità all’evento.
«Quando si parla di Carrera bisogna essere consapevoli di avere tra le mani un unicum. Ma per avere più visibilità bisogna riuscire ad intercettare un’idea che possa fare uscire l’evento dai ristretti confini comunali. E sarei più che disposta a creare un tavolo di lavoro con chi volesse concretizzare questa idea».

La centralità di Pro loco nell’organizzazione degli eventi pubblici ha generato talvolta polemiche, gelosie e accuse di centralismo: cosa risponde?
«E’ vero, ricopriamo un ruolo centrale. Ma dietro ad ogni evento, con le normative vigenti, in particolare la circolare Gabrielli in materia di sicurezza durante le manifestazioni pubbliche, la mole di burocrazia da affrontare è grande, tanto che in molte realtà simili alla nostra si è smesso di organizzare eventi di grande portata. Si è quindi reso necessario accentrare le competenze. La co-progettazione ci ha permesso di lavorare con le altre associazioni castellane, aiutando a dare forma alle idee che di volta in volta venivano proposte, spiegando loro le difficoltà che ogni manifestazione porta con sé e mettendo a disposizione una struttura burocratica consolidata, la conoscenza delle normative e gli anni di esperienza accumulata da Pro loco nel settore turistico e organizzativo. Un autentico patrimonio, disponibile per tutta la comunità».

Quindi, qual è il ruolo che Pro loco intende ricoprire?
«Vorrei che Pro loco venisse vista come al servizio della vita pubblica, come un punto di riferimento a cui affidarsi nell’organizzare gli eventi, sia per il Comune che per i cittadini. Vogliamo affiancare le associazioni del territorio, e non sovrapporci. Conoscendo le normative ci permettiamo di dire la nostra riguardo alle misure da prendere, ma non ci permetteremmo mai di tarpa-re le ali alle idee. Abbiamo le competenze e l’esperienza per fare da garanti, anche a livello formale, a chiunque voglia organizzare qualcosa. E questo – conclude la presidente di Pro loco, Raimonda Raggi – significa un’assunzione di responsabilità davanti alla legge che non può essere presa alla leggera» (ri.ra.)

L”articolo completo è su «sabato sera» del 28 febbraio

Nella foto Raimonda Raggi, confermata presidente della Pro loco di Castel San Pietro Terme

La presidente della Pro loco castellana: «L'associazione essenziale nell'organizzazione di eventi pubblici»
Cultura e Spettacoli 6 Febbraio 2019

La Badia di Moscheta, storia e leggende di un antico insediamento monastico nella val d'Inferno

Moscheta è una località storica e leggendaria in comune di Firenzuola, nella valle del torrente Veccione, dove il rio per millenni ha scavato la montagna dando origine a quella caratteristica e suggestiva gola chiamata val d’Inferno. Moscheta è raggiungibile scendendo dal Passo del Giogo, sulla strada Flaminia Militare dei romani, che è stata anche la Via Postale Bolognese, oppure da Firenzuola seguendo il torrente Violla.

La storia di Moscheta si identifica con la storia della sua abbazia vallombrosana fondata nel 1034 per ordine di San Giovanni Gualberto che, convertitosi nel 1003, abbandonò Firenze in odio alle grandi simonie che vi si commettevano e salì verso la montagna in cerca di qualche luogo deserto dove poter fondare un nuovo monastero improntato alla più severa disciplina. A quei tempi i monti erano praticamente senza vie, coperti di selve e boschi impenetrabili dove risuonavano le grida selvagge dei lupi e per i fossati strisciavano grosse serpi e i pochi varchi dell’Appennino erano infestati dai banditi che assaltavo i viandanti.

Valicato il passo del Giogo, San Giovanni Gualberto visitò molti romitaggi, fino a giungere a Camaldoli e poi a Vallombrosa, dove rimase per qualche tempo in grande solitudine. Tutta la zona era dominio degli Ubaldini, potente famiglia toscana, e quei luoghi erano residenza estiva del conte Gotizio. Il luogo scelto fu Moscheta, dove forse esisteva già un primitivo romitaggio, un piccolo monastero con pochi monaci, ma San Giovanni Gualberto, trovando che il luogo poteva consentire la presenza di una più grande famiglia, fece pervenire molto denaro e autorizzò le spese per l’ampliamento della prima costruzione.

A questo punto comincia la storia della Badia di Moscheta, ma cominciarono anche i primi guai, perché l’abate Rodolfo dei Galigai, cavaliere fiorentino, giovane di talento a cui furono affidati incarichi importanti, si mise all’opera senza badare a spese per realizzare un’opera enorme. La cosa però non piacque a San Giovanni Gualberto quando ritornò in visita. Non piacque la grandiosità, ma soprattutto non piacque il lusso e lo sfarzo con cui erano stati spesi i soldi dei poveri. Ne fu talmente addolorato che nemmeno volle entrare e, ripartendo sdegnato, si rivolse a quel rio che scorreva sotto quel fabbricato, il fosso Vacchile, e disse: «Se mi vendicherai, o rivolo, dell’ingiuria fattaci da questo abate con cotanto lusso di case, accrescerò le tue acque d’un otre del fiume di Sieve». Questa preghiera, la leggenda dice, fu purtroppo ascoltata e in breve il rio si gonfiò di acqua e pietre a tal punto che distrusse quasi tutta quella grandiosa costruzione.

Come poté verificarsi in realtà tale fenomeno? Mistero. Il monastero comunque dovette essere ricostruito. Alcuni anni dopo accadde che a Moscheta un uomo morente fece testamento a favore dell’abate Rodolfo. Gli eredi si lamentarono e San Giovanni Gualberto, saputo della cosa, si recò a Moscheta e, presa dalle mani dell’abate la carta di quella donazione, la strappò. Poi pregò San Pietro di liberare quei monaci da ogni pensiero dei beni terreni e di ricondurli a quella povertà per cui avevano scelto la loro missione e se ne partì. Ma mentre saliva il monte vide levarsi improvvisamente del fumo dal convento, che bruciò in gran parte e nessuno ne seppe mai le misteriose cause.Vi fu poi la riappacificazione tra il Santo e i suoi monaci, che furono esortati nuovamente alla fedeltà delle loro regole.

Furono stanziati altri soldi e fu rifatto il monastero. Questa terza riedificazione della Badia fu certamente quella che nelle linee generali è arrivata fino ai nostri giorni. La Badia di Moscheta, come tutte le badie Vallombrosane, si era fatta ricchissima, soprattutto in quanto ogni buon uomo, morendo, lasciava molti suoi averi al monastero per la salvezza dell’anima. E’ vero che la carità ricevuta veniva poi elargita ai poveri, che venivano aperti ospizi e ospedali lungo le strade, ma si sa, dove girano molti soldi, può succedere che anche la fede vacilli. Moscheta seguitò ad essere la provvidenza dei poveri, ma i tempi di fede andavano illanguidendo e le ricche badie vennero sempre più sfruttate dai laici; anche Mo-scheta passò in commenda e ciò decretò la sua fine.

Nel 1600 il nome di Moscheta fu estinto nella Congregazione Vallombrosana e il granduca Pietro Leopoldo ne decretò la soppressione nel suo intento di riformare la Chiesa in Toscana. I beni della badia furono messi all’asta e a Moscheta rimase solamente un parroco. Coi soldi ricavati, alla fine del 1700, furono ricostruite due chiese a Firenzuola e Rifredo, furono fondate le Scuole ecclesiastiche di Firenzuola e furono costruiti i due ponti, che rimangono ancora oggi a Camaggiore presso Coniale, sul Santerno e sul Diaterna. (ve.mo.)

L”articolo completo è su «sabato sera» del 31 gennaio

La Badia di Moscheta, storia e leggende di un antico insediamento monastico nella val d'Inferno
Cronaca 5 Febbraio 2019

Dal 10 al 12 febbraio If andrà alla Bit di Milano a promuovere i borghi, il cibo e i grandi eventi del 2019

Parte dalla Bit di Milano, una delle più importanti fiere turistiche italiane, l”attività 2019 di If Imola Faenza. L”appuntamento milanese, in programma dal 10 al 12 febbraio, sarà la prima occasione per la società turistica dei territori di Imola e Faenza per promuovere il territorio e gli eventi in programma nell”anno appena iniziato.

Cinque saranno, a questo proposito, i temi portanti della stagione:

Ricordando Ayrton. Il 1° Maggio saranno 25 anni dalla scomparsa di Ayrton Senna da Silva, che trovò la morte nel tragico incidente alla Curva del Tamburello, durante il Gp di San Marino di Formula 1 che si disputò a Imola, all’autodromo Enzo e Dino Ferrari, il 1° maggio del 1994. Ecco dunque l’Ayrton Day, con l’anteprima dell’assemblea degli ex piloti di F1, che si terrà il 29 e 30 aprile proprio a Imola. E poi mostre, visite guidate, eventi e la santa Messa alla curva del Tamburello, accanto al monumento dedicato al pilota brasiliano. 

A passo lento… gustando l’arte, la natura e il buon cibo. Il 2019 è l’anno del Turismo lento, che If interpreta promuovendo i borghi (Dozza e Brisighella in particolare), i cammini mistici e letterari (il “Cammino di Sant’Antonio” e il “Cammino di Dante”), le proposte per chi va in bici (il ciclobrevetto Romagna4Bike) o a piedi, le città slow come Castel San Pietro Terme e Brisighella, i luoghi termali e così via.

Sulle tracce del Genio di Leonardo. Il 2 maggio 2019 ricorre il 5° Centenario della morte di Leonardo Da Vinci, che nel 1502, al seguito di Cesare Borgia, si fermò in Romagna disegnando la mappa della Città di Imola ed apprezzando l’arte ceramica degli artigiani faentini.

Sempre e comunque… a tutto Gusto! L”enogastronomia resta comunque uno dei temi più importanti per un territorio dove abbondano i prodotti di qualità (la mora romagnola, la cipolla di Medicina, lo scalogno di Riolo Terme, l’olio extravergine di oliva DOP di Brisighella, i marroni di Castel del Rio, i vini), le sagre, i ristoranti. 

L’Arte con la A maiuscola. Il protagonista è il Museo internazionale delle Ceramiche di Faenza (Mic), dove prosegue la mostra “Aztechi, Maya, Inca e le culture dell’antica America”, che si concluderà il 28 aprile, ma dove entro l”anno si svolgeranno altre due mostre di rilievo, una dedicata a Pablo Picasso e l”altra a Miquel Barcelò.

Dopo la Bit, comunque, la stagione fieristica per If proseguirà a Parigi (14-17 marzo, Salon Mondial du Tourisme), una scelta legata al fatto che nel 2018 i turisti francesi hanno superato nella casella degli arrivi quelli tedeschi; poi sarà la volta di Napoli (22-24 marzo, Borsa Mediterranea del Turismo) e di San Paolo del Brasile (Wtm Latin America, 2-4 aprile). (r.cro.)

Nella foto un gruppo durante una visita guidata in autodromo

Dal 10 al 12 febbraio If andrà alla Bit di Milano a promuovere i borghi, il cibo e i grandi eventi del 2019

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