Cronaca

Cronaca 29 Dicembre 2017

Dolci per le Feste e la novità del Panettoro. Le idee del pasticcere del Dulcis Matteo Coralli

«Per le feste tradizione e innovazione possono andare a braccetto. Si può mangiare un buon panettone artigianale con sapori diversi da quelli classici. Poi per chi è indeciso tra panettone e pandoro, abbiamo inventato il Panettoro, tutto da scoprire». Matteo Coralli, 36 anni, titolare della pasticceria Dulcis di Imola, racconta così la sua idea di dolce per le ricorrenze.

La «folgorazione» per la pasticceria è arrivata nelle stagioni fatte al prestigioso hotel Mare Pineta di Milano Marittima durante le vacanze estive della scuola alberghiera a Castel San Pietro. Poi, grazie a uno stage scolastico che lo ha fatto conoscere, da neodiplomato sbarca alla corte di chef Valentino Marcattilii, al San Domenico di Imola. «Fui destinato alla brigata dei primi, che è la prima che finisce il proprio lavoro – racconta Coralli -. Ogni volta andavo a curiosare e osservare la preparazione dei dolci. Così lo chef, notando il mio interesse, mi chiese se ero interessato a provare. Gli spiegai che avevo provato e mi piaceva. Così, dopo due mesi ai primi, affiancai per un anno il pasticcere di allora poi presi il suo posto. Fu un’esperienza molto importante che durò quattro anni e mezzo. Inoltre, durante la chiusura estiva del ristorante a cui attaccavo le altre mie ferie, arricchivo il mio bagaglio di conoscenze in cucina con esperienze in importanti ristoranti francesi, in Costa Azzurra».

Nel 2004 il grande passo e l’apertura della pasticceria Dulcis.
«Ho provato, è andata bene. Puntai sulla qualità»
Su cosa ha puntato?
«Sulla qualità e sul presentare i prodotti in maniera il più innovativa e intrigante possibile. Inoltre abbiamo portato una ventata d’aria fresca anche nell’estetica. Questo è un mestiere in cui devi tenere viva la curiosità che ti dà modo di inventare, sperimentare e creare qualcosa di nuovo».
A chi si ispira?
«Per quanto riguarda l’estetica ai pasticceri francesi, uno fra tutti Pierre Hermé. Se invece parliamo di gusto e abbinamenti, a Gino Fabbri che ha un rinomato locale a Bologna ed è il presidente dell’Accademia maestri pasticceri italiana».
Insomma il gusto italiano.
«Lo preferisco a quello francese perché la loro tradizione li porta su dolci molto grassi, dolci, con tanta panna e burro. Sono belli e buoni, ma dopo il secondo cucchiaino si accusa un po’ di pesantezza. In questo i nostri dolci sono molto più piacevoli da mangiare».
Quali sono i suoi ingredienti preferiti?
«Mi piace molto la frutta secca da lavorare: mandorle, nocciole, pistacchi. Prediligo il cioccolato francese che al palato è un po’ più ricco di acidità. Il burro è una materia prima importantissima per fare una buona prima colazione, anche se non lo usiamo in purezza, ma con miscele di margarine senza grassi idrogenati e fatte con oli pregiati».
Che cosa significa per lei un dolce?
«Sicuramente chi lo mangia deve chiudere gli occhi, avere un accenno di sorriso e avere la voglia di mangiarne un altro. Deve mettere di buon umore».
Quali sono i cavalli di battaglia del suo locale?
«Il nostro tiramisù, la torta Dulcis che è una mousse di cioccolato con uno strato di panna profumato alla menta. Poi la torta Baccanale, nata qualche anno fa, che è una mousse di mascarpone, cioccolato fondente con una glassa all’amarena. L’ultima novità che sta riscoprendo un discreto successo è la rivisitazione della torta di riso che ho presentato a Sweet Bologna qualche settimana fa (dove è arrivato terzo sia nella giuria tecnica, sia in quella popolare, Nda)».
A Natale il buon umore è d’obbligo, come il dolce. Quali dolci consiglia?
«Partiamo dalla tradizione, ossia pandori e panettoni, che però può essere rivisitata. I panettoni si possono fare in tanti modi: dal classico al pera e cioccolato, all’albicocca, con le noci, col pistacchio… insomma ci si può sbizzarrire a creare gusti e abbinamenti particolari. Il pandoro fa parte della nostra tradizione, ma è più complesso trovarlo artigianale: non siamo in molti a farlo. Inoltre l’anno scorso abbiamo lanciato il Panettoro».
Che cos’è e com’è venuta l’idea?
«È nato per gioco. Una sera Valentino del San Domenico mi ha fatto una battuta “Ma questo che cos’è? Un panettone o un pandoro?” Risposi: “Un Panettoro”. Così abbiamo pensato a come farlo ed eccolo qua. È l’impasto del pandoro, cotto nello stampo del panettone, glassato con una pasta di mandorle e cotto come il panettone. Sta piacendo tanto».
E in casa cosa consiglia per Natale?
«Il mio pandoro guarnito con un mascarpone fatto in casa e un po’ di cioccolata calda».
Per il cenone di Capodanno cosa fa scoprire ai clienti per stupire gli amici?
«Propongo il croquembouche, una piramide di bignè caramellati farciti con la crema chantilly. E’ un classico dolce delle feste francese molto conviviale e divertente da mangiare in un contesto simile».
Per l’Epifania è più difficile.
«Non si scappa, è una festa per i bambini quindi caramelle e biscotti».

Nella foto: il pasticcere del Dulcis Mattia Coralli

Imola

Dolci per le Feste e la novità del Panettoro. Le idee del pasticcere del Dulcis Matteo Coralli
Cronaca 29 Dicembre 2017

Agripat fissa la soglia minima del prezzo della patata bolognese

Sulle tavole imbandite per le feste non sono certo mancate le patate, ingredienti versatili per contorni e primi piatti. Nel territorio bolognese questo tubero originario delle Ande viene coltivato dall’inizio dell’800 e proprio quest’anno sono stati celebrati i 200 anni dalla diffusione in zona di questa coltura, introdotta, pare, anche per sfamare le truppe napoleoniche che transitavano nelle campagne del bolognese.

Ma il 2017 resterà significativo anche per un altro aspetto che ha contribuito a rafforzare il peso dei tanti produttori, presenti anche nel circondario imolese soprattutto nella bassa (Medicina, Castel Guelfo, Castel San Pietro e Ozzano). A fine ottobre, infatti, è nata Agripat, organizzazione che riunisce al suo interno i produttori associati in precedenza alle due distinte realtà del settore Assopa e Appe.

Oggi Agripat, con sede a Villanova di Castenaso, rappresenta circa il 10 per cento del mercato italiano e vede tra gli associati il Consorzio patata italiana di qualità, che annovera tra i suoi prodotti le celebri patate al selenio Selenella, così come il Consorzio di tutela della patata di Bologna Dop.

In cifre. Agripat è costituita da 1.023 agricoltori, di cui 266 associati direttamente e 757 attraverso le cooperative aderenti, per un totale di 2.555 ettari coltivati: quelli in provincia di Bologna sono 1.718, i restanti nelle province di Ferrara e Ravenna. “Non si tratta di un semplice maquillage – puntualizza il medicinese Michele Filippini, presidente di Agripat -. Con la nuova denominazione vogliamo dare massimo rilievo alla rappresentatività della nostra organizzazione, per assumere ancora più peso nella filiera“.

La forza e il peso specifico del “sistema Bologna” risultano determinanti nel momento in cui la Borsa della patata, che vede riuniti attorno allo stesso tavolo i rappresentanti dei produttori e dei confezionatori, stabilisce anno per anno i prezzi delle patate emiliano romagnole. “Quest’anno, per la prima volta – prosegue il presidente di Agripat – è stata fissata una soglia minima, al di sotto della quale non si potrà andare: 18 centesimi al chilo. Per noi è una conquista”.

Se però si considera il prezzo a cui le patate vengono poi vendute al consumatore, specie dalla grande distribuzione (in media 80 centesimi al chilo, prezzo che può arrivare anche a 1 euro e 50 per le patate più blasonate) resta il tema dell’alto divario rispetto a quanto percepito dai produttori, problema che si accentua nelle annate negative come quella del 2017. “Quest’anno è partito malissimo – conferma Filippini – ma rispetto alle fasi iniziali ci aspettiamo una buona remunerazione. Lo scorso anno, ad esempio, i produttori hanno ricevuto dai 23 ai 25 centesimi al chilo. Entro il 15 gennaio si saprà con esattezza quanto percepiranno nel 2017”.

Agripat fissa la soglia minima del prezzo della patata bolognese
Cronaca 28 Dicembre 2017

A Castello i giovani della «generazione Z» chiedono più spazi per ritrovarsi

Gli adolescenti castellani faticano ad aggregarsi in maniera spontanea e percepiscono una grande incertezza del futuro, ma chiedono nuovi spazi e momenti dedicati a loro. È quanto emerge dai primi risultati del progetto attraverso il quale due educatori della cooperativa bolognese Open Group da settembre stanno girando per le vie di Castel San Pietro per conoscere i giovani, le loro abitudini sociali e le loro esigenze. L’indagine è stata effettuata grazie a 16 mila euro finanziati al 70% dalla Regione Emilia Romagna e al 30% dal Comune.

Sono risultati in linea con l’inclinazione generale della cosiddetta «generazione Z», che comprende i nati fra il 1995 e il 2010, cresciuti nell’era delle nuove tecnologie e dei social media che incidono fortemente nei loro processi di socializzazione. « I ragazzi di oggi, a differenza del passato, vivono con difficoltà anche il rapporto con il proprio futuro a causa degli interrogativi sull’economia e sul mondo del lavoro – spiega la responsabile del progetto di Open Group, Ilaria Pietrafesa –. Inoltre, i loro genitori faticano a responsabilizzarli e dar loro autonomia, entrando così in un circolo vizioso. Fortunatamente, in questo scenario, Castel San Pietro ed Osteria Grande offrono numerose e diversificate proposte fra cui i giovani possono scegliere per passare il tempo insieme e sentirsi parte del territorio». Il rischio più grande, infatti, è la reclusione volontaria nel mondo digitale, passare le proprie giornate fissando lo schermo di cellulari o computer.

Ad oggi il progetto ha coinvolto oltre 120 ragazzi fra gli 11 e i 19 anni incontrati «per strada, in piazza, alla fermata del bus, in biblioteca, nei centri giovanili e nella sede di Radio Immaginaria – elenca Pietrafesa –. A tutti è stato proposto un questionario, con i più disponibili gli educatori hanno anche conversato». Sono state coinvolte tutte le realtà che hanno a che fare con loro (scuole, biblioteche, teatri, parrocchie, associazioni e centri di aggregazione) al fine di condividere strategie operative efficaci e collaborare all’aumento delle proposte a loro dedicate. Il progetto andrà avanti fino a fine dicembre, mentre all’inizio del 2018 verranno presentati i risultati e individuate eventuali linee di azione.

«Una richiesta che è già emersa da parte degli adolescenti è la voglia di nuovi spazi e momenti a loro dedicati – commenta l’assessore alle Politiche giovanili, Fabrizio Dondi –. La Giunta sta già lavorando in questa direzione, ad esempio nel mese di dicembre, fino a sabato 23, abbiamo ampliato l’orario di apertura del centro giovanile di Osteria Grande all’interno al centro civico (sono stati aggiunti il mercoledì e il sabato pomeriggio, ndr) ed è stato attivato un club gratuito CoderDojo per l’insegnamento delle tecnologie digitali, che ha riscosso grande successo. Vorremmo prorogare il progetto con la cooperativa Open Group per i primi sei mesi del 2018, così da coprire l’intero anno scolastico e ottenere una “mappatura” dei nostri giovani ancora più ricca e precisa».

Nella foto: gli educatori di strada Valentina e Davide della Cooperativa «Open Group»

Castel San Pietro

A Castello i giovani della «generazione Z» chiedono più spazi per ritrovarsi
Cronaca 28 Dicembre 2017

L’informatica è il domani, ma per chi studia è già l’oggi. Intervista a Emanuele Rossi, universitario e stagista per Google

“Si può dire che l’informatica sia il futuro, ma in verità, per chi la studia, l’informatica è già il presente”, esordisce Emanuele Rossi, ventunenne imolese e studente di informatica presso l”università inglese Imperial college di Londra, all’inizio dell’intervista via Skype che gli abbiamo chiesto per indagare quello che sembra essere il settore di studio e lavoro di più recente e rapido sviluppo.

Emanuele, anzitutto perché Londra?
“Ho iniziato a pensare a soluzioni alternative all’università italiana già in terza superiore, mentre frequentavo il liceo scientifico imolese. Avevo il sogno di studiare informatica negli Stati Uniti, ma lì le migliori università sono molto restrittive quanto a numero di studenti stranieri ammessi e proibitive per i costi. Così ho optato per una soluzione più accessibile ma che mi garantisse una buona reputazione nel percorso di studi e mi facesse crescere dal punto di vista personale e linguistico: le migliori università inglesi sono ben più note e quotate agli occhi delle grandi aziende e studiando lì anziché in Italia avrei avuto più opportunità per essere notato”.

Infatti la scorsa estate hai lavorato per Google…
“Esatto, per la precisione nel team del play store di Google, il luogo dove i due miliardi di utenti del sistema operativo per smartphone Android scaricano le applicazioni. Ho lavorato nel comparto strutturale per lo sviluppo e la programmazione del dietro le quinte dell’interfaccia che gli utenti navigano, quello che serve, in pratica, per rendere lo strumento efficiente per un grandissimo numero di persone contemporaneamente”.

Che esperienza è stata? Racconta…
“Ho fatto uno stage retribuito per tre mesi nella Silicon valley, dove Google ha la sede principale e dove l’ottanta per cento della popolazione lavora nell’informatica e nelle tecnologie. E’ stato come avverare il sogno che avevo alle superiori: un luogo, pur essendo un ambiente di lavoro nel mio caso, dove si impara tanto ogni giorno, anticonvenzionale per gli stan-dard italiani perché non ci sono orari e tutti discutono di tutto alla pari, compresi i capi. Ho conosciuto un ambiente di lavoro serio ma non stressante, anzi, stimolante e molto produttivo. Informatica non è stare ad un computer senza parlare con anima viva”.

Come hai ottenuto la possibilità di lavorare per Google?
“Tramite un application form (modulo di richiesta) inviato direttamente all’azienda, che poi mi ha preselezionato per un colloquio attraverso il quale mi ha valutato e scelto. Molto utile è poi stato avere una reference, una referenza firmata da qualcuno che già lavora per l’azienda in questione, ma non funziona come la cosiddetta spintarella all’italiana. Si tratta di un documento complementare ad application form e curriculum che permette all’azienda di scremare con maggiore facilità le tante richieste: Google, ad esempio, ne riceve un milione all’anno. E permette al candidato di ottenere più facilmente un colloquio. Ma da lì in poi il candidato viene giudicato solo sulla base alle sue abilità. La mia reference l’ha firmata Federico Galassi, un imolese che lavora per Google a Zurigo. Alla fine sono stato selezionato solo al termine di tre ore di colloqui. A mia volta, poi, ho scritto una reference per un’altra imolese, Matilde Padovano, che studia a Cambridge ed è già stata presa da Google per la prossima estate. L’azienda punta molto sui giovani in formazione”.

Tornando al tuo percorso di studi, di cosa ti occupi?
“Al momento sto studiando informatica generale, l’equivalente della triennale italiana. Sto frequentando il terzo anno e mi laureerò a giugno. Successivamente ho intenzione di specializzarmi in artificial intelligence (intelligenza artificiale) e machine learning (apprendimento della macchina), campo dell’informatica già affermato nel presente e che credo si svilupperà più di tutti gli altri nei prossimi cinquant’anni”.

Di che cosa si tratta?
“E’ un settore molto vario il cui obiettivo è quello di creare software in grado di imparare senza che vengano esplicitamente programmati. Le sue applicazioni vanno dalla personalizzazione del web alla reazione di auricolari in grado di tradurre da una lingua ad un’altra in tempo reale, agli assistenti personali digitali, all’auto che guida da sola, a software in grado di predire a quali malattie una persona sia incline semplicemente analizzando il suo dna. Ed è proprio quest’ultimo il settore che credo possa servire di più all’uomo e nel quale vorrei dare il mio contributo, anche se non voglio pormi limiti. Al momento mi sto già occupando di un progetto di intelligenza artificiale all’università: creare un software in grado di comprendere una persona ed i suoi gusti sulla base del suo profilo social su Instagram, un classico problema di machine learning, appunto. Per un essere umano è molto semplice fare delle ipotesi su una persona che non conosce sulla base di cosa le piace, cosa legge e cosa scrive, ma è davvero complesso per una macchina simulare il pensiero umano. Qualche esempio è già sperimentabile su Netflix (web tv a pagamento) o su Amazon (azienda di commercio online) che cercano di suggerire all’utente quello che potrebbe interessargli sulla base di quanto già visto o visualizzato”.

C’è qualcosa che da Imola ti porterai sempre dentro, ovunque andrai?
“Imola è la mia casa e mi ha insegnato tanto. Durante gli anni delle superiori, un’attività che mi ha fatto crescere tanto sono state le Olimpiadi di matematica ed informatica alle quali ho partecipato grazie al liceo scientifico. Sono state davvero un punto di svolta per me, perché mi hanno permesso di aprire gli occhi rispetto un livello più ampio dello studio e della conoscenza e al tempo stesso un livello più alto ed oggettivo della competizione e valutazione. Molte persone in gamba che conosco e che studiano e lavorano nell’informatica hanno partecipato alle olimpiadi al liceo. Con altri quattro imolesi, Francesco Capponi, Federica Freddi, Pietro Pelliconi e Andrea Dalmonte, ho anche creato un gruppo per condividere i nostri percorsi con gli alunni delle nostre ex scuole superiori e dare la possibilità agli studenti di ampliare gli orizzonti e scegliere consapevolmente quale strada seguire e dove. Io ho scelto Londra perché mi offre maggio-ri opportunità in campo informatico rispetto all’Italia, ma ogni disciplina presenta una vasta gamma di scelta fra università di alto livello. Insomma, non c’è solo Bologna, anche se è a due passi da casa. Oggi facciamo anche parte del progetto Mentors4U, iniziativa di mentoring (formazione) inizialmente dedicata agli universi-tari ma che grazie al nostro contributo si sta aprendo anche alle scuole superiori. L’obiettivo è quello di ripetere i nostri incontri nelle scuole non solo a livello locale, ma su scala nazionale”.

Confermi, dunque, che nell’informatica ci sono buoni sbocchi lavorativi?
“Per capirlo pienamente bisogna ampliare lo sguardo ad un orizzonte globale. All’estero è già il settore che dà i maggiori sbocchi lavorativi. L’informatica è tutto oggi”.

Nella foto: l”imolese Emanuele Rossi, primo a destra, al campus di Google con alcuni colleghi stagisti vicino alla statua simbolo di Android Imola

L’informatica è il domani, ma per chi studia è già l’oggi. Intervista a Emanuele Rossi, universitario e stagista per Google
Cronaca 28 Dicembre 2017

Capodanno, alla Rocca sforzesca spettacolo e fuochi d'artificio ma niente bottiglie di vetro nè petardi

A Imola l”appuntamento per festeggiare il passaggio tra il 2017 e il 2018 sarà, come ormai da tradizione, davanti alla Rocca sforzesca, dove allo scoccare della mezzanotte si terrà lo spettacolo “Futuro prossimo” che unisce arte pirotecnica, musica, videoproiezioni, narrazione e giochi di luce. Per motivi di sicurezza, però, saranno limitati i punti di accesso all”area e vietate le bottiglie di vetro e i petardi. Prima del countdown finale l”appuntamento è invece al teatro Stignani con lo spettacolo dei Sonics.

Nel giardino circostante la rocca gli intrattenimenti con giochi e dj set inizieranno già dalle 23, in attesa del tradizionale conto alla rovescia. Dalle 23.45 la facciata della Rocca ospiterà un’anteprima scenografica e videoproiezioni. Infine lo spettacolo vero e proprio inizierà allo scoccare della mezzanotte. Da mezzanotte e mezza in poi la festa continuerà con il Festone di Capodanno di “Natale Zero Pare” nell’area del mercato ortofrutticolo, con musica live e dj set fino a tardi.

“La splendida cornice della Rocca a Capodanno è lo scenario ideale per una rappresentazione, che quest’anno sarà ancora più ricca e coinvolgente, con uno sguardo ai principali avvenimenti che hanno caratterizzato i decenni di storia dagli anni ”60 a oggi” assicura l”assessore alla Cultura e al Turismo, Elisabetta Marchetti.

Un occhio di riguardo alla sicurezza. Al fine di agevolare gli opportuni controlli, l’accesso all’area sarà consentito solo in quattro punti: viale Saffi /lato ovest, viale Saffi/lato est, collegamento pedonale via Venturini-viale Saffi, confluenza tra via Garibaldi e via Fratelli Bandiera (non si potrà accedere alla Rocca da via Garibaldi/lato est, da via Saragozza e da vicolo Guidaccio da Imola, neanche a piedi). Sempre allo scopo di facilitare i controlli di sicurezza, che saranno capillari, si invitano i partecipanti a recarsi per tempo nell”area della Rocca Sforzesca, evitando di arrivare poco prima della mezzanotte. L’area sarà aperta al pubblico già dalle ore 22.30. In occasione dell’evento sarà predisposta un’area riservata ai disabili.

Ordinanze per la sicurezza. Per garantire l’incolumità e la sicurezza del pubblico, sarà emessa un’apposita ordinanza e sarà predisposto un sistema di chiusura e controlli dell’area, aderendo alle richieste del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Imola: in particolare l’ordinanza vieta di portare nell’area dello spettacolo bottiglie di vetro e qualsiasi tipo di petardi, botti o fuochi d’artificio (per questo si invitano tutte le persone che desiderano festeggiare l’anno nuovo con un brindisi a travasare lo spumante in contenitori di plastica; in corrispondenza dei quattro accessi vi sarà comunque la possibilità di travasare al momento lo spumante in bottiglie di plastica e di trovare dei bicchieri di plastica). Imola

Capodanno, alla Rocca sforzesca spettacolo e fuochi d'artificio ma niente bottiglie di vetro nè petardi
Cronaca 28 Dicembre 2017

Natale Zero Pare, gli appuntamenti del 30 e del 31 dicembre

A Imola il Natale “senza problemi” è il Natale Zero Pare, ormai tradizionale appuntamento dell’associazione culturale imolese App&Down che ha luogo presso il mercato ortofrutticolo, con ingresso (gratuito) da viale Rivalta. Già a Natale e Santo Stefano sono andati in scena concerti e spettacoli, arricchiti di mercatini e street food. Ma in programma ci sono ancora due appuntamenti per festeggiarsi “senza problemi”.

Sabato 30 dalle 16 alle 20 si susseguiranno tante animazioni per bambini, dal clown ai giocolieri alle fiabe lette da Alfonso Cuccurullo e Federico Squassabia; alle 21 divertimento per tutta la famiglia con il cabaret di Duilio Pizzocchi, quindi alle 22 con il concerto dei Gem Boy.

Per l’ultimo giorno dell’anno il cenone “zero pare” è street food ed economico e il concerto, dopo lo spettacolo di fuochi d’artificio alla Rocca sforzesca, a mezzanotte e tre quarti, è de Gli Taliani. Segue dj set fino alle 4 del mattino.

“Natale Zero Pare è il posto migliore dove farsi gli auguri perché il nostro programma è pensato per tutte le fasce di età, per le famiglie ed anche per chi durante le feste è solo e cerca compagnia ed un luogo accogliente”, invita Giuseppe Bianco, consigliere dell’associazione che organizza la manifestazione.

Come sempre Natale Zero Pare esiste anche per uno scopo benefico: il ricavato della pesca di beneficenza, infatti, servirà per permettere a Raimondo, un cane ospite del canile di Imola, una delicata e costosa operazione chirurgica alla laringe paralizzata da una patologia, per permettergli di tornare a respirare senza affanno. Imola

Natale Zero Pare, gli appuntamenti del 30 e del 31 dicembre
Cronaca 28 Dicembre 2017

Capodanno, a Castello i fuochi d'artificio dal Cassero

Ormai si sa: a Castel San Pietro, “Ride bene chi ride l”ultimo e anche il primo”. Sul Sillaro il passaggio dal 2017 al 2018 si festeggia prima al Cassero, con l”ormai tradizionale spettacolo di comicità, e poi nella piazza sottostante per il brindisi di auguri e gli immancabili fuochi d”artificio.

Alle 21.30 va in scena il cabaret dei Gemelli Ruggeri (Eraldo Turra e Luciano Manzalini), noti per le partecipazioni a “Drive in” e al programma “Lupo solitario”, in cui impersonano gli improbabili corrispondenti della televisione di Stato di Croda, un immaginario paese dell”Europa orientale. Con loro ci saranno Domenico Lannutti, comico, attore, mago, e Doriano Gacci, che porterà sul palco castellano le frustrazioni di un impiegato alle prese con la tecnologia. Biglietti per lo spettacolo: 18 euro intero, 15 ridotto. Info e prenotazioni: 335/5610895.

Dopo lo spettacolo, il conto alla rovescia fino alla mezzanotte si festeggia nella piazza sottostante il Cassero con spumante, panettone e i fuochi d”artificio dalla torre. Castel San Pietro

Capodanno, a Castello i fuochi d'artificio dal Cassero
Cronaca 28 Dicembre 2017

A Medicina capodanno con spumante panettone e il rogo del vecchione

Come da tradizione, Medicina festeggia il capodanno in centro storico in compagnia dei dj e della musica di Radio Bruno. L”appuntamento, organizzato dalla Pro Loco Medicina, è alle 23 in piazza Garibaldi con spumante, panettone e cioccolata calda a cura dell”associazione turistica.

Immancabile, poi, il rogo del vecchione, cioè di ciò che si vuole lasciare alle spalle per guardare al futuro con speranza. Per il capodanno scorso a bruciare in piazza è stato un vecchione dedicato alla violenza contro le donne, per dire basta.

Prima degli auguri in piazza, alla Sala del Suffragio di via Libertà 60, l”appuntamento è con lo spettacolo “Bulgnèis gost talent” a cura della compagnia Al nostar dialatt (ore 21,30). Medicina

A Medicina capodanno con spumante panettone e il rogo del vecchione
Cronaca 28 Dicembre 2017

Il bando per il nuovo gestore dell’ex Lao Cafè punta al sociale: obbligo di assumere disabili

Canone d’affitto contenuto (e non soggetto a rialzo), ma obbligo di avere tra i propri dipendenti almeno un diversamente abile e apertura per almeno sei mesi. Divieto di installare slot. Questo in estrema sintesi il contenuto del bando per trovare un nuovo gestore il locale al centro del Laghetto Scardovi (ex Lao Cafè). Un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, ma finalmente il Comune di Castel San Pietro l”ha finalmente pubblicato. Il locale è chiuso da oltre un anno, da quando, scaduto il contratto, il precedente gestore ha cominciato una nuova avventura imprenditoriale in quel di Dozza e l’estate 2017 è passata senza che le porte venissero riaperte.

Ora il nuovo bando. La particolarità è quella di associare la gestione del locale al sociale. Nello specifico, tra i requisiti viene chiesto di impiegare «nell’attività almeno un’unità di personale a tempo pieno in condizione di disabilità». «La volontà politica è quella di coniugare l’aspetto commerciale del profitto a quello di promuovere la cultura della responsabilità sociale di impresa – motiva il vicesindaco e assessore ai Progetti per la disabilità, Francesca Farolfi -. Per questo abbiamo inserito l’obbligo di utilizzare almeno un lavoratore diversamente abile. Per noi si tratta di un ulteriore tassello oltre all’impegno che già mettiamo per l’inclusione scolastica e i progetti di autonomia abitativa, come l’appartamento SollEtico inaugurato in settembre in collaborazione con l’associazione Agire per reagire e la cooperativa Seacoop e il progetto Dopo di noi che partirà a breve». Esperienze nate per consentire anche ai disabili di sperimentare momenti di vita assieme ad altri amici nelle stesse condizioni, ma senza i propri familiari.

Proprio per dare maggior rilievo all’importanza di assumere persone diversamente abili, «il canone mensile non è stato posto a base di gara, quindi non è soggetto a rialzo, e non è tra gli elementi che daranno più punteggio per la graduatoria – precisa Farolfi -. Ci preme dar risalto soprattutto al progetto. Potranno partecipare cooperative sociali, enti o aziende pubbliche o private». L’affitto, in effetti, è decisamente contenuto ed è stato fissato in 410 euro al mese (Iva esclusa). Soltanto nei periodi in cui il nuovo gestore potrà dimostrare che «non siano presenti sul territorio comunale e del circondario imolese persone con il profilo socio-lavorativo compatibile con le mansioni da svolgere» è prevista un’integrazione al canone di 800 euro, per un importo complessivo che si attesta quindi a 1.210 euro mensili.

Il contratto avrà una durata di sei anni, eventualmente prorogabile di altri sei, e il gestore dovrà garantire l’apertura del locale per almeno sei mesi all’anno, dal 15 aprile al 15 ottobre. Soltanto per il primo anno, visti i tempi stretti, viene concesso di avviare l’attività a partire dal 15 giugno. 

Dal Comune aspettano di vedere i progetti, comunque l’idea è che venga mantenuta la vocazione di attività di somministrazione di alimenti e bevande, con un occhio di riguardo per prodotti tipici locali, biologici o a chilometro zero. Inoltre, sarà vietato installare slot per il gioco d’azzardo.

Le domanda dovranno essere consegnate entro le ore 12 di mercoledì 31 gennaio 2018 tramite raccomandata o consegnata a mano all’uffico tecnico del Comune di Castel San Pietro (piazza XX Settembre 3, aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30,  giovedì anche dalle ore 15 alle 17.45).

Nella foto: l’ex Lao Cafe’ al centro del laghetto scardovi oggi

Castel San Pietro

Il bando per il nuovo gestore dell’ex Lao Cafè punta al sociale: obbligo di assumere disabili
Cronaca 28 Dicembre 2017

Il bando per il nuovo gestore dell’ex Lao Cafè punta al sociale: obbligo di assumere disabili

Canone d’affitto contenuto (e non soggetto a rialzo), ma obbligo di avere tra i propri dipendenti almeno un diversamente abile e apertura per almeno sei mesi. Divieto di installare slot. Questo in estrema sintesi il contenuto del bando per trovare un nuovo gestore il locale al centro del Laghetto Scardovi (ex Lao Cafè). Un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, ma finalmente il Comune di Castel San Pietro l”ha finalmente pubblicato. Il locale è chiuso da oltre un anno, da quando, scaduto il contratto, il precedente gestore ha cominciato una nuova avventura imprenditoriale in quel di Dozza e l’estate 2017 è passata senza che le porte venissero riaperte.

Ora il nuovo bando. La particolarità è quella di associare la gestione del locale al sociale. Nello specifico, tra i requisiti viene chiesto di impiegare «nell’attività almeno un’unità di personale a tempo pieno in condizione di disabilità». «La volontà politica è quella di coniugare l’aspetto commerciale del profitto a quello di promuovere la cultura della responsabilità sociale di impresa – motiva il vicesindaco e assessore ai Progetti per la disabilità, Francesca Farolfi -. Per questo abbiamo inserito l’obbligo di utilizzare almeno un lavoratore diversamente abile. Per noi si tratta di un ulteriore tassello oltre all’impegno che già mettiamo per l’inclusione scolastica e i progetti di autonomia abitativa, come l’appartamento SollEtico inaugurato in settembre in collaborazione con l’associazione Agire per reagire e la cooperativa Seacoop e il progetto Dopo di noi che partirà a breve». Esperienze nate per consentire anche ai disabili di sperimentare momenti di vita assieme ad altri amici nelle stesse condizioni, ma senza i propri familiari.

Proprio per dare maggior rilievo all’importanza di assumere persone diversamente abili, «il canone mensile non è stato posto a base di gara, quindi non è soggetto a rialzo, e non è tra gli elementi che daranno più punteggio per la graduatoria – precisa Farolfi -. Ci preme dar risalto soprattutto al progetto. Potranno partecipare cooperative sociali, enti o aziende pubbliche o private». L’affitto, in effetti, è decisamente contenuto ed è stato fissato in 410 euro al mese (Iva esclusa). Soltanto nei periodi in cui il nuovo gestore potrà dimostrare che «non siano presenti sul territorio comunale e del circondario imolese persone con il profilo socio-lavorativo compatibile con le mansioni da svolgere» è prevista un’integrazione al canone di 800 euro, per un importo complessivo che si attesta quindi a 1.210 euro mensili.

Il contratto avrà una durata di sei anni, eventualmente prorogabile di altri sei, e il gestore dovrà garantire l’apertura del locale per almeno sei mesi all’anno, dal 15 aprile al 15 ottobre. Soltanto per il primo anno, visti i tempi stretti, viene concesso di avviare l’attività a partire dal 15 giugno. 

Dal Comune aspettano di vedere i progetti, comunque l’idea è che venga mantenuta la vocazione di attività di somministrazione di alimenti e bevande, con un occhio di riguardo per prodotti tipici locali, biologici o a chilometro zero. Inoltre, sarà vietato installare slot per il gioco d’azzardo.

Le domanda dovranno essere consegnate entro le ore 12 di mercoledì 31 gennaio 2018 tramite raccomandata o consegnata a mano all’uffico tecnico del Comune di Castel San Pietro (piazza XX Settembre 3, aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30,  giovedì anche dalle ore 15 alle 17.45).

Nella foto: l’ex Lao Cafe’ al centro del laghetto scardovi oggi

Castel San Pietro

Il bando per il nuovo gestore dell’ex Lao Cafè punta al sociale: obbligo di assumere disabili

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