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Economia, News
17 Gennaio 2018

La Sacmi ha conquistato il mercato brasiliano della ceramica. Intervista al direttore generale Gaddoni

La Sacmi è presente nel Paese sudamericano dal 1969, arrivando ad occupare il 90% di questo immenso mercato (il Brasile è il secondo produttore mondiale di piastrelle). La persona più indicata per parlarci della situazione d”oltreoceano è senza dubbio Ermes Gaddoni, classe 1951, bubanese di nascita, perito industriale, ed entrato nel gruppo Sacmi nel 1972. Dal 1994 è direttore generale di Sacmi do Brasil. e in questi 23 anni ha trascorso la maggior parte del suo tempo in Brasile.

Come vede oggi la situazione del Paese?

«Il Brasile sta vivendo un momento di grave crisi a livello istituzionale e politico. La corruzione del Paese è endemica e capillare. Lula, socialista e terzultimo Presidente, è sotto processo per corruzione mentre per lo stesso motivo la Presidente Dilma Roussef, che lo aveva sostituito al termine dei suoi due mandati, è stata destituita. Ma anche l’opposizione non è da meno: lo sfidante della Roussef, nelle
ultime elezioni presidenziali, Aecio Neves, che era stato sconfitto di
strettissima misura, è anch’esso accusato di una impressionante serie di
malefatte. Per non parlare di Temer (Partito del movimento democratico
brasiliano), l’attuale Presidente che ha sostituito la Roussef, su cui
circolano voci assai imbarazzanti. Insomma, nessuno si salva. La
magistratura opera con determinazione e arresta corrotti ogni giorno, ma
è come cercare di vuotare il mare con un secchiello».

E la situazione economica com’è?

«Quattordici anni a conduzione “socialista” (8 di Lula e 6 della Roussef) hanno migliorato, specie i Governi guidati da Lula, le condizioni di vita degli strati più poveri della popolazione con provvedimenti di aiuto alle famiglie, di contrasto alla povertà, di miglioramento dei servizi alle persone e sostenuto le imprese facilitando crediti e finanziamenti a tassi super agevolati, generando milioni di nuovi posti lavoro e riducendo la disoccupazione ai minimi storici del Brasile. Ciò ha creato una certa “euforia della spesa”, da sempre compressa nelle classi più deboli che, unitamente ad una troppo facile concessione del credito, ha fatto volare i prezzi e l’inflazione, dando luogo ad una bolla speculativa del tipo di quella dei subprime che nel 2007-2008 diede il via negli Stati Uniti a quella crisi dalla quale noi italiani non siamo ancora usciti. Tanto per fare un esempio, l’edilizia è quasi totalmente bloccata e vi sono molte centinaia di migliaia di case e di appartamenti invenduti che mettono in crisi banche e imprese. L’occupazione è calata del 15 per cento e le attività informali, che si erano ridotte, sono riesplose».

Quale è la presenza della Sacmi sul mercato brasiliano?

«Siamo presenti nel Paese fin dal 1969, prima con una modesta struttura, poi via via in modo più consistente. Nei primi mesi del 2001 è stato acquisito nella città di Mogi Mirim, a 160 chilometri da San Paolo, un terreno di 47.000 metri quadri sul quale è stato costruito lo stabilimento industriale di Sacmi do Brasil, con 9.500 metri quadri di capannoni e 1.200 metri quadri fra uffici e magazzini. Qui produciamo forni ed essiccatoi per l’industria ceramica locale e forniamo ricambi e assistenza tecnica: un forno, largo da 2,6 a 3,25 metri, può arrivare fino a 260 metri di lunghezza; quando il mercato tira ne possiamo produrre fino a 6 linee all’anno. Il fatturato, quando il mercato è in espansione, può raggiungere per Sacmi do Brasil un controvalore di circa 30 milioni di euro, più circa 60 milioni fatturati da Sacmi Imola. I dipendenti vanno dai 120-125 nei momenti buoni ai 42 di oggi, momento di stasi».

Quale è la dimensione del settore ceramico? E quale è la vostra «presa» su questo mercato?

«In Brasile vi sono circa 60 gruppi di ceramiche per la produzione di piastrelle che, come numero, sembrano pochi ma che sono di dimensioni molto grandi: le unità più produttive del nuovo secolo raggiungono i 70 milioni di mq/anno ciascuna. I lay-out sono sviluppati “in linea”, all’interno di capannoni aventi lunghezza da 800 a 1.100 metri. La maggiore, in cui Sacmi ha istallato 5 mulini modulari Mmc, 4 atomizzatori Atm, 24 presse Ph, 12 essiccatoi, 12 movimentazioni e 12 forni, occupa un’area coperta di 280.000 metri quadri. La “potenza installata” del Brasile, cioè la capacità produttiva piena, è stimata in un miliardo e 150 milioni di mq/anno, seconda solo alla Cina e doppia della produzione italiana degli anni d’oro. Il gruppo Sacmi, nel suo complesso e con tutti i suoi prodotti, è arrivato ad occupare il 90 per cento di questo mercato. Per la maggior parte, circa 700 milioni di metri quadri, si tratta però di un prodotto povero e di basso prezzo (monocottura, impasto rosso macinato a secco). Questo settore è stato molto colpito dalla crisi edilizia ed è arrivato a fermare fino al 50 per cento della capacità produttiva. Oggi, con qualche segnale di ripresa, si lavora a circa il 70 per cento, mentre un 30 per cento è fermo. Il parco macchine per il settore ceramico installato da Sacmi in operatività sul mercato brasiliano conta ad oggi 25 mulini modulari continui, 34 atomizzatori, 415 presse, una continua plus (l’innovatova tecnologia Sacmi per produrre grandi lastre fino a 3,20 per 1,6 metri e spessore da 6 a 20 millimetri), 153 essiccatoi (verticali e orizzontali) e 132 forni».

Come vede il futuro del Brasile?

«Molto complesso, ma anche con grandi potenzialità. I Governi di Lula e
Roussef avevano suscitato molte aspettative e qualcosa di buono per le
classi più basse hanno fatto, ma sono miglioramenti che rischiano di
“evaporare” rapidamente. Infatti i “fondamentali” negativi del Paese
(corruzione, criminalità, sanità, istruzione, pensioni) sono cambiati
ben poco. Il denaro preso a prestito costa oggi almeno il 20 per cento
annuo, il ché significa che in questa cifra è incluso un 14-15 per cento
di “rischio Paese”. Rischio che il mercato finanziario internazionale
giudica evidentemente molto elevato. Nel 2018 si terranno nuove elezioni che potrebbero ribaltare qualsiasi
pronostico, anche se la maggior parte del popolo oggi pensa che per il
Partito dei lavoratori sarà difficile tornare al potere perché Lula non
potrà candidarsi. Ci sarà allora nella pubblica amministrazione un
“adeguamento” del personale direttivo: via quelli di oggi, che sono
quasi tutti del Pmdb (il partito dell’attuale presidente) che hanno
sostituito quelli del Pt, e dentro quelli di chi vince. Uno tsunami che
non farà per niente bene al Paese, come successe già quando avvenne in
senso inverso, perché spesso i nuovi non sono adeguatamente preparati. Con tutto ciò, il Brasile resta uno splendido Paese pieno di ricchezze e
di bellezze naturali, abitato in gran parte da gente allegra e cortese,
molti discendenti da italiani. Avrebbe solo bisogno di essere meglio
governato, ma i problemi da risolvere appaiono
estremamente complessi».

Nella foto: l”esterno della Sacmi a Mogi Mirim, comune a 160 km da San Paolo in Brasile

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