Tenta di avvelenare il marito con una crostatina ai mirtilli, una donna di Imola ai domiciliari
Una donna si trova agli arresti domiciliari da questa mattina con l’accusa di tentato omicidio. Per la precisione è accusata di aver cercato di avvelenare il quasi ex marito con una crostatina ai mirtilli imbevuta di atropina, un potente e pericoloso alcaloide. Il provvedimento di custodia cautelare è stato messo in atto dalla polizia, su autorizzazione del gip bolognese Rita Zaccariello e richiesta della pm Antonella Scandellari.
Tutto è cominciato all’inizio dell’anno, quando l’uomo si è presentato all”ospedale di via Montericco lamentando secchezza delle fauci e spasmi ad un braccio. I sanitari hanno sospettato un avvelenamento e hanno così allertato il posto di polizia presente presso l’ospedale. La coppia, che ha poco più di 40 anni e dei figli piccoli, si sta separando, tanto che l’uomo si è già trasferito in un”altra casa nel bolognese. Agli agenti ha raccontato di essersi sentito male dopo aver dato un morso ad una crostata fatta dalla moglie, che lei gli aveva offerto quando lui era andato a trovarla poco dopo le feste natalizie. Dato che il dolce aveva un cattivo sapore, lui l’aveva solo addentato mettendosi in tasca il resto per non offenderla. Questo, secondo il dirigente del Commissariato Michele Pascarella, non solo gli ha salvato la vita ma ha permesso di poter poi appurare, con le analisi del centro antiveleni di Pavia, che nella marmellata c”era dell”atropina e in quantità definite «letali».
Secondo la polizia la moglie avrebbe agito così «perchè non accettava la fine della relazione. Anche se non è stata rilevata una situazione familiare difficile ed apparentemente si tratta di una separazione tranquilla per noi questo è il movente – ha detto Pascarella -. Non è difficile procurarsi l’atropina perché si trova in natura nelle bacche di belladonna, simili ai mirtilli, ed è letale già in piccole dosi se ingerita». L’ipotesi è che la donna abbia aggiunto l”atropina alla marmellata di mirtilli. «Non a caso aveva preparato due dolci e quando lui è uscito si è poi affrettata a gettare l’altro tra i rifiuti» continua la polizia.
La moglie, invece, sostiene al contrario di essere innocente, di aver semplicemente preparato i dolci utilizzando della marmellata acquistata in una fiera di paese. Quindi lasciando intendere che l”eventuale presenza di atropina o bacche di belladonna fossero da addebitare ad un errore di chi l’ha confezionata. Peccato che il vasetto non sia più reperibile. «E non sono stati segnalati altri casi di avvelenamento o di marmellate contaminate con atropina in tutt’Italia» puntualizzano dalla polizia. Comunque sia, «le indagini sono ancora in corso – precisa Pascarella -, ad oggi questa è la situazione». (l.a.)
Nella foto, al centro, Michele Pascarella