I ricordi di Sabina Tagliaferri che «inventò» il River Side
Oggi sono iniziati i lavori di demolizione del River Side. Qualcosa più di un semplice locale, ma un pezzo della storia della città di Imola che se ne va. Per questo motivo abbiamo riavvolto il nastro del tempo fino al 3 ottobre scorso quando, proprio sulle pagine di «sabato sera», abbiamo intervistato Sabina Tagliaferri, ideatrice ed anima del River Side. Ecco per voi qualche spunto.
«Per me rappresenta venticinque anni di vita, tanti ricordi che nessuno mi potrà portare via. E molti dei ragazzi che hanno lavorato per me vengono ancora a trovarmi, mi chiamano mami. Eravamo una famiglia». Chi parla, come detto, è Sabina Tagliaferri, che ha inventato dal nulla il Rive Side nel lontano 1982 e gestito in prima persona fino al 2005, con una coda di ulteriori tre anni in società con altri. Com’era all’inizio? «Ricordo che c’era solo una spianata intorno alla struttura, bianca, piccola, che in passato era stato un frantoio per la ghiaia (fino al dopoguerra veniva scavata la ghiaia del fiume per farne inerti, ndr), ma io avevo voglia di provarci, con l’entusiasmo dei miei 18 anni. La mia unica ricchezza, perché non avevo un soldo in tasca all’epoca e mi sono riempita di cambiali per affrontare quell’avventura».E così prese vita il River Side: immagino che il nome sia stato una scelta quasi forzata… «Non amavo molto gli inglesismi, avevo pensato di chiamarlo “Un posto sul fiume” ma non era granché. “River Side” suonava decisamente meglio, poi per tutti è diventato semplicemente “il River”». Come tu sei diventata «Sabina del River».
Il locale poi ha decollato ed è stato uno dei luoghi in cui si doveva passare per forza per far serata. Qual è stata la chiave di quegli anni di successo? «La passione forte che mi spingeva ed il fatto che mi divertivo a farlo. Il barista sembra un lavoro che ti dà molta visibilità, ma spesso dall’esterno non si capiscono i sacrifici che comporta farlo bene: io lavoravo dalle 7 di mattina alle 2 di notte, perché se vuoi creare affezione nella clientela devi esserci sempre, la gente cerca te, non puoi lasciare a lungo da soli i dipendenti. Le cose hanno iniziato ad andare bene, ho pagato i debiti, così ogni anno ho aggiunto un pezzo al locale. A quel punto bisognava riempire gli spazi e sono cominciate le serate di musica dal vivo e quelle di cabaret».In effetti molti comici che sono diventati famosi in quegli anni hanno snocciolato le loro battute dal palco che avevi allestito in riva al fiume.«Il locale era aperto da marzo a ottobre, durante l’inverno andavo a Milano alla ricerca di talenti emergenti della comicità, allo Zelig oppure alle competizioni di cabaret. Così ho conosciuto Albanese, la Littizzetto, Aldo Giovanni e Giacomo, Gioele Dix, Dario Vergassola… E sono riuscita a portarli da me quando ancora non erano famosi. Visto la carriera che hanno fatto, ci avevo visto giusto. Ricordo la Littizzetto, una gran bella persona. La feci dormire in un alberghetto dentro l’autodromo, due camere in croce, ma lei non si fece problemi e mi disse che per me sarebbe tornata sempre». (fa.vi.)
Nelle foto: Sabina Tagliaferri durante una delle sue feste e Il river nel 2002 (isolapress); foto di gruppo dei baristi (Matteo Morini, Antonio Baracani, Filippo Berti, Giorgia Guerri, Marco Bondi) durante un pigiama party al river; un’edizione del Santerno boat trophy (foto Sabina Tagliaferri)