Favorirono la latitanza del narcotrafficante Vito Bigione, tra loro anche il gestore di un B&B di Imola
Quest’oggi un blitz della polizia nelle città di Mazara del Vallo, Bologna e Imola, ha portato a diverse perquisizioni disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, nei confronti di sei indagati accusati di aver favorito la latitanza in Romania del pregiudicato mazarese Vito Bigione. Per tutti è stata disposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora. Tra questi anche il gestore di un Bed & Breakfast di Imola.
Vito Bigione, soprannominato il “commercialista” e da sempre considerato un broker professionista nell’organizzazione dei traffici di droga con la Colombia e già indagato per associazione mafiosa vista la vicinanza con la famiglia degli Agate di Mazara del Vallo, le cosche della ndrangheta di Platì e alcuni personaggi di spicco di Cosa Nostra affiliati al boss Matteo Messina Denaro, aveva fatto perdere le sue tracce nel luglio del 2018 dopo la condanna ad oltre 15 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti inflittagli dalla Corte di Appello di Reggio Calabria. Latitanza conclusa il 4 ottobre dello stesso anno con l’arresto a Oradea, in Romania, grazie alla collaborazione tra la polizia italiane, i colleghi romeni e l’Interpol.
Durante la latitanza, si era avvalso di una fitta rete di fiancheggiatori, tra cui alcuni del tutto insospettabili, che, in vari modi e con ruoli diversificati, avevano dato alloggio, favorito la fuga all’estero e fornito assistenza, economica e non, al latitante. Tra loro un’infermiera professionale bolognese, che aveva avuto in cura il condannato, ed una donna romena, anch’ella residente in Emilia, che si occupava degli aspetti organizzativi come l’alloggio e la permanenza del latitante nella città di Oradea, avvalendosi di una connazionale che fungeva da “governante” del fuggitivo. Bigione venne anche ospitato per un po’ di tempo nel B&B di Imola, il cui gestore era vicino ad esponenti del mandamento mafioso di Mazara del Vallo, prima di essere trasferito in Romania grazie alla donna romena che aveva curato la spedizione del materiale, avvalendosi di un corriere, suo connazionale, che nel luglio del 2018 si era pure occupato del trasporto del latitante nel Paese dell’Est europeo.
Gli investigatori, dopo aver documentato attraverso servizi di appostamento e l’utilizzo di telecamere i vari passaggi di mano degli effetti personali diretti al condannato, avevano effettuato un pedinamento elettronico del furgone diretto in Romania, risalendo poi allo stabile che ospitava il latitante a Oradea. Al momento del suo arresto il pregiudicato era in possesso di un documento d’identità falso intestato ad un uomo siciliano del 1954, oltre a varie schede telefoniche. (da.be.)
Nella foto: la Questura di Bologna