Posts by tag: pittura

Cronaca 30 Settembre 2020

In pinacoteca lo studio del pittore di origini medicinesi Aldo Borgonzoni

Il nome di Aldo Borgonzoni, pittore di origini medicinesi scomparso nel 2004, si lega sempre più alla Città del Barbarossa. Il figlio Giam- battista, infatti, di recente ha deciso di donare al Comune lo studio che il padre utilizzava per dipingere nella villa di Mongardino, vicino a Sasso Marconi. La donazione è importante perché consentirà di ricostruire a Medicina l’atelier nel quale dipingeva Borgonzoni.

Oltre a pennelli, tavolini e l’immancabile cavalletto per le tele, fanno parte dello studio anche un busto femminile coronato in legno dipinto del Settecento, una specchiera in noce dell’Ottocento, un manichino e una sedia dipinti dallo stesso Aldo Borgonzoni, un ritratto di Andrea Costa, una libreria metallo con libri appartenuti al pittore, undici quadretti di varie misure con manifesti, articoli e foto di Borgonzoni, due grandi foto d’epoca di Enrico Pasquali sullo sciopero della Barabana del 1957 che ritraggono il pittore, un ritratto di Aldo Borgonzoni in ghisa dello scultore Rambelli del 1945, un proiettore nero su cavalletto e lampadario in ferro battuto di inizio Novecento. Completano la donazione alcuni importanti cataloghi. (gi.gi.)

L’articolo completo su «sabato sera» del 24 settembre.

Nella foto: oggetti dello studio di Aldo Borgonzoni

In pinacoteca lo studio del pittore di origini medicinesi Aldo Borgonzoni
Cultura e Spettacoli 29 Maggio 2020

La Rocca di Dozza riapre sabato 30 maggio con la mostra di tele dell'artista Aldo Galgano

Rocca di Dozza, si riparte sabato 30 maggio. Dopo la chiusura dovuta all’emergenza Coronavirus, è arrivato il momento di riaprire le porte, con «tutte le precauzioni e gli adempimenti per poter accogliere i visitatori nelle condizioni più piacevoli e al tempo stesso di massima sicurezza possibile», fa sapere il Consiglio direttivo della Fondazione Dozza Città d’Arte. «Riapriremo le porte della Rocca al pubblico – dichiara Simonetta Mingazzini, presidente della Fondazione – soddisfatti di poter ripartire, motivati e fiduciosi nel riprendere le attività che ogni anno richiamano migliaia di visitatori a Dozza. In tutti questi mesi, come Consiglio direttivo ed in collaborazione con l’Amministrazione comunale, abbiamo continuato a lavorare per poter garantire la riapertura, riprogrammare le mostre e gli eventi, rilanciare vecchi e nuovi progetti. A museo chiuso abbiamo proseguito, quando è stato possibile, i lavori di restauro di alcuni ambienti pregiati e migliorato il percorso di visita.

Finalmente potrà essere visitata la mostra di opere su tela di Aldo Galgano, artista già noto a Dozza per aver partecipato alla Biennale del muro dipinto nell’edizione del 1983. La pregevole mostra, dal titolo Apocalisse Naturale e Artificiale, resterà allestita nelle sale della Rocca fino al 19 luglio 2020. (r.c.)

L”articolo completo è su «sabato sera» del 28 maggio

La Rocca di Dozza riapre sabato 30 maggio con la mostra di tele dell'artista Aldo Galgano
Cronaca 11 Febbraio 2020

Ventotto opere di Corrado Avanzi esposte nella ex autostazione di Castel San Pietro

Con ventotto opere, di cui sette di nuova produzione, è tornata a Castel San Pietro la mostra dell’artista castellano Corrado Avanzi, esposta nella vetrina dell’ex autostazione gestita dall’associazione turistica Pro Loco. Fino al 20 febbraio si potranno così vedere «le emozionanti esplosioni di colori con cui l’artista esprime tutta la meraviglia dell’evoluzione della terra, dalla sua creazione nel ribollire del magma, fino agli odierni tsunami, provocati dai cambiamenti climatici», come si legge nelle note all’evento.

Nato a Castelmaggiore e residente a Castello, Avanzi ha esposto in gallerie in tutto il mondo. Le sue opere, realizzate in smalto su faesite, sono state ammirate anche in numerose mostre personali e collettive, patrocinate dal Comune di Castel San Pietro Terme.
Nello scorso autunno, Avanzi ha partecipato alla Biennale di Milano esponendo tre sue opere e in quell’occasione il Comitato ufficiale di Spoleto Arte gli ha conferito il titolo di «Ambasciatore d’arte» con la motivazione: «Grazie al suo estro creativo le frontiere dell’arte vengono aperte, testimonianza del suo spessore umano e professionale».
«È stato un grande onore per me ricevere questo premio internazionale ambìto da molti artisti» aveva detto per l’occasione Avanzi, aggiungendo: «Ringrazio Spoleto Arte, che già mi aveva conferito il titolo di Maestro d’arte, per questo ulteriore importante riconoscimento».

Oltre alla pittura, si è dedicato anche alla scrittura, al teatro, alla musica lirica, alla poesia. (r.cr.)

Ventotto opere di Corrado Avanzi esposte nella ex autostazione di Castel San Pietro
Cultura e Spettacoli 26 Gennaio 2020

Alla galleria Pontevecchio di Imola le mostre della scultrice Anna Giargoni e del pittore Giampaolo Stefani

Due personali che abbracciano sia il campo della pittura che della scultura. Il 18 gennaio nei locali della galleria Pontevecchio in via Pisacane31/a a Imola sono state inaugurate le mostre della scultrice Anna Giargoni e del pittore Giampaolo Stefani. Anna Giargoni, imolese,«predilige in modo particolare realizzare la scultura in ceramica e bronzo eseguita con precisa tecnica, in modo classico e con delicate espressioni, rivolte soprattutto a rappresentare il mondo femminile e umano», si legge nelle note alla mostra. Si dedica alla propria attività artistica dal 2000, «con una vita trascorsa all’interno di scuole artistiche a Faenza, Pisa e Ravenna che le hanno permesso di acquisire esperienze nel campo della ceramica, del vetro e del mosaico». Dal 2011 possiede e gestisce una propria galleria d’arte in città, la galleria Pontevecchio, che è anche sede dell’associazione artistica «Arte&Arte in Imola».

Giampaolo Stefani dipinge fin dall’adolescenza: allievo di Walter Dall’Oppio e Giovanni Cappelli, dai quali ha tratto molte espressioni della sua attuale arte, rappresenta preferibilmente paesaggi montani e lacustri tramite colori vivi, intensi. «La ricerca nella tecnica espressiva è continua – si legge nelle note stampa alla mostra -, la sperimentazione pittorica è graduale e la si nota osservando attentamente la sequenza delle sue opere. Nell’ultima produzione emerge l’uso dei toni di colore meno forti e più sfumati di quelli usati negli anni precedenti, pur rappresentando sempre il mondo naturale del paesaggio lacustre». Numerose sono le sue partecipazioni a mostre collettive e personali. Le personali di Stefani e Giargoni resteranno aperte al pubblico sino al 2 febbraio con ingresso libero dal mercoledì al sabato dalle ore 17 alle ore 19. (r.c.)

Alla galleria Pontevecchio di Imola le mostre della scultrice Anna Giargoni e del pittore Giampaolo Stefani
Cultura e Spettacoli 29 Dicembre 2019

Un Natale all'insegna dell'arte con le opere in mostra a Imola per «Xmas Art Show Vol. 2»

«Xmas Art Show Vol. 2» è la mostra che la galleria Tales of Art di Imola, situata a Imola in via Emilia 221, ha allestito e che durerà fino al 5 gennaio. Riproponendo lo stesso concept dello scorso anno, l’esposizione (visitabile a ingresso libero) è un’occasione per ammirare nuovamente i lavori di molti degli artisti che durante il 2019 sono stati protagonisti in galleria. In aggiunta sono esposte oltre settanta opere originali di artisti italiani, parte della mostra collettiva «30×30», organizzata lo scorso giugno dal collettivo artistico ferrarese Vida Krei, in collaborazione con Tales Of Art.

«Dal graffiti writing all’astrattismo, dalla street art alla pittura figurativa più tradizionale, passando attraverso le tecniche pittoriche più disparate – si legge nel comunicato stampa -: la varietà e la qualità delle opere sono il leit-motiv di questa esposizione per il quale l’unico vincolo imposto agli artisti è stato, come intuibile, la dimensione dell’opera: 30 x 30 centimetri, sebbene, essendo molti degli artisti coinvolti abituati a lavorare su dipinti murali, non è mancato chi chiedesse ironicamente se si trattasse di “30×30”metri». Per informazioni: info@talesofart.it. (r.c.)

Un Natale all'insegna dell'arte con le opere in mostra a Imola per «Xmas Art Show Vol. 2»
Cronaca 2 Ottobre 2019

Clara Ghelli in mostra a Castel San Pietro fino al 6 ottobre

“Per fili e per segni” è il titolo della mostra dell’artista bolognese Clara Ghelli allestita nello spazio espositivo Studio d’Arte Fc in via Tanari 1445/B a Castel San Pietro fino al 6 ottobre.

Nata a Medicina, Clara Ghelli vive e lavora a Bologna. Dipinge sin da bambina e, a metà degli anni ‘80, l’incontro con Mario Nanni determina una svolta nella sua attività artistica.

«La fase iniziale del suo lavoro è caratterizzata da una meditazione sul tema degli alberi tradotti in linee verticali e masse geometriche – si legge nel comunicato stampa – che costituiscono il tramite verso la successiva esperienza astratta. L’attenzione viene poi rivolta al tema del volto ripreso dai fumetti o da frammenti di cartoons disneyani che si sviluppano entro uno sfondo di matrice cubo-futurista. Negli ultimi anni le opere si arricchiscono di un ulteriore elemento, il collage. Frammenti dei suoi quaderni di prima elementare entrano a far parte dell’opera in un gesto di riappropriazione dell’infanzia».

Numerose le mostre personali in Italia. Quella a Castello, realizzata con il patrocinio di Comune e Pro Loco, è a cura di Anna Boschi, che scrive: «L’artista da tempo ha intrapreso un viaggio nella propria infanzia. Nei quadri, installazioni o ambienti ricreati, si rincorrono frammenti dei suoi quaderni di prima elementare, personaggi di fiabe, di fumetti o di figurini utilizzati dal padre sarto. Non manca mai una parte astratta che ci riconduce alla vita attuale e che dialoga con i ricordi» (r.cr.)

Clara Ghelli in mostra a Castel San Pietro fino al 6 ottobre
Cultura e Spettacoli 27 Agosto 2019

Le opere dell'artista bolognese Gino Gamberini in mostra nel loggiato della Rocca di Dozza

E” visitabile fino al 15 settembre, nel loggiato della Rocca di Dozza, la mostra “Nuove trame – Identità di vecchi pluviali”, un percorso alla scoperta dell”arte scultorea e delle tecniche pittoriche dell”artista bolognese Gino Gamberini. L”esposizione si inserisce fra le attività collaterali della XXVII Biennale del Muro dipinto di Dozza.

In mostra si possono ammirare realizzazioni suggestive che vedono la trasformazione di materiale di recupero, in particolare vecchie grondaie, in sculture che evocano soggetti umani e animali, oggetti ed emozioni. Inoltre, è presente una sezione dedicata alle opere realizzate con l”utilizzo di una una tecnica pittorica unica: “Informale materica astratta” ospita infatti realizzazioni dove il polistirene, materiale alternativo alla classica tela, viene “aggredito” dalla fiamma per mano dell’artista che, seguendo la propria ispirazione, modifica la natura della materia, trasformandola in opere di stile e forza espressiva, esaltata dall”applicazione del colore.

«Il desiderio insito in ognuno di noi di esprimere i propri sentimenti – sottolinea lo stesso Gamberini -, ha nell”artista il privilegio di manifestarsi nell”opera compiuta, che è l”espressione del proprio stato d”animo; il comunicare in concreto la bellezza, l”amore, la felicità, il dolore, la tristezza».

Il percorso professionale di Gino Gamberini, modenese di nascita ma bolognese “nella vita e nel profondo dell”animo”, secondo le parole stesse dell”artista, si realizza presso la “Castelli”, azienda leader nel manufacturing e nel design. Intrapresa poi la libera professione, in qualità di designer, ottiene diversi riconoscimenti prestigiosi in Italia e all’estero. Successivamente comincia il periodo di arte pura: dalla scultura, valorizzando reperti industriali per poi dedicarsi alla trasformazione di vecchi pluviali in rame, alla pittura dove è caratterizzato da grande ricerca e sperimentazione. Fondamentale, nel suo percorso, è l’incontro con la prestigiosa Galleria Farini Concept Arte Contemporanea di Bologna, con la quale inizia una lunga collaborazione tuttora in corso. (r.c.)

Nelle foto due opere di Gino Gamberini

Le opere dell'artista bolognese Gino Gamberini in mostra nel loggiato della Rocca di Dozza
Cultura e Spettacoli 1 Gennaio 2019

Come è stata scoperta la vera datazione della Madonna di Torano, che sarà presentata alla cittadinanza a fine restauro

Nell”abside della chiesa della seicentesca villa di Torano, per tanti anni residenza estiva dei vescovi di Imola, è stato avviato il restauro dell’affresco della Madonna con bambino e devoto. Intervento che, inaspettatamente, ha rivelato una maestà (cioè una Madonna assisa in trono), alta 177 centimetri, la cui datazione è molto antecedente rispetto a quel che si pensava (si è palesata una scritta in gotico antico che fa riferimento al 1480).

Ma andiamo con ordine. Dal 2015 la Diocesi di Imola ha concesso la villa di Torano, di cui è proprietaria, in comodato d’uso a don Giuseppe Tagariello, rettore dell’oratorio di San Giacomo, al fine di crearvi un centro culturale gestito dai propri ragazzi ove poter organizzare concerti, mostre e conferenze. «Il mio incontro con don Beppe e la Madonnina di villa Torano è nato due anni fa grazie ad una mia carissima amica – racconta la direttrice dei lavori, Monica Margherita Boffo, restauratrice – e ho accolto subito con passione la richiesta di don Beppe di seguirne il restauro».

Un intervento quantomai necessario non solo per la conservazione del dipinto murale, ma anche per il suo ripristino. «Guardando l’affresco – spiega infatti la restauratrice – ho notato che la luce rifletteva delle orribili pennellate di porporina e acrilico che non avevano nulla a che vedere con la pittura murale ed anche di sollevamenti della pelli-cola pittorica. Nell’eseguire i tasselli di pulizia richiesti dalla procedura di fase preliminare di restauro mi sono poi accorta con sorpresa di diverse incongruenze e a seguito dell’esito delle analisi effettuate mi sono resa conto degli impropri interventi che la pittura murale aveva subito nel tempo, intromissioni effettuate da artisti improvvisati. Così ho deciso di sollecitare la Sovrintendenza per ottenere al più presto il permesso per l’inizio dei lavori».

In particolare alcuni dettagli, messi a fuoco dall’accurata osservazione, risultavano incongruenti. «Si distaccavano nettamente dal periodo storico di attribuzione della Madonna che, fino a questo momento, era collocato agli inizi del 1600, facendo ipotizzare una datazione antecedente di oltre 150 anni – racconta ancora Margherita Boffo -. Ed anche i miei studi di iconografia mi suggerivano un possibile indirizzo di indagine. In particolare la mia attenzione è stata attirata dalla cuffia indossata dal devoto inginocchiato, riconducibile, a mio parere, ad un tardo Medioevo. Un’intuizione che mai avrei pensato mi portasse a scoprire un tesoro».

Il passo successivo è stata l’effettuazione di tutte le indagini diagnostiche necessarie a condurre il restauro del dipinto murale. «In qualità di direttore dei lavori ho scelto colleghi di altissimo livello: consulente tecnico del pro-getto è il professor Sotirios Karoutsos, docente di Dipinti murali all’Accademia di belle arti di Bologna; la diagnostica è stata effettuata dal professor Giancarlo Grillini, geologo, che ha eseguito l’analisi mineralogico-petrografica e granulometrica degli intonaci dipinti; il professor Davide Bussolari si è occupato della fluorescenza ultravioletta e della termografia, mentre il professor Michele Di Foggia, docente di Chimica del restauro, ha eseguito le analisi spettroscopiche».

E tra tutte le strumentazioni utilizzate, l’endoscopio da laboratorio si è rivelato fondamentale. «La diagnostica effettuata sulla Madonna originaria, grande 80 per 120 centimetri, ha svelato la continuazione dell’affresco. Così, dopo la seconda autorizzazione da parte della Sovrintendenza di Bologna, in sinergia con il mio funzionario referente, la dottoressa Anna Stanzani, ho iniziato il progetto di restauro. Dapprima ho scoperto la scritta in gotico antico e poi la continuazione dell’affresco, rivelatosi una maestà intera».La villa fu edificata tra il 1620 e il 1625 dall’allora vescovo Ferdinando Millini. Ma il complesso di villa Torano ha origini molto antiche. Sin dal Medioevo la collina ospitava un castello (nei documenti an-tichi nominato come Castrum Podiolum, da cui viene il nome di via Poggiolo) e la relativa corte feudale, da sempre sotto la giurisdizione amministrativa del vescovo di Imola. In quel luogo era presente anche una chiesa dedicata alla Madonna, precisamente l’Assunzione della Beata Maria di Torano, con un piccolo cimitero, diversa dall’attuale ma molto venerata dal popolo. Per cui è possibile che l’abside della chiesa attuale sia l’antico tempietto intorno al quale sorgeva il cimitero medievale. Il che spiegherebbe la datazione più antica ora emersa.

«Alla base dell’affresco della Madonna nella chiesetta di Torano sono uscite inaspettatamente informazioni che ci hanno colto di sorpresa: la datazione 1480 e la frase in latino scritta in lettere gotiche Mater Dei genuit te – commenta don Tagariello -. Secondo ricerche storiche eseguite dal dottor Giampaolo Nildi, il bellissimo e maestoso affresco di Torano, scoperto nella sua interezza dalla restauratrice Margherita Boffo, viene definito dal parroco di Poggiolo La Madonna che fa miracoli». Il restauro procederà ora con nuovi esami diagnostici. In questo momento il cantiere è chiuso al pubblico per motivi di sicurezza anche se il vescovo Tommaso Ghirelli, la sindaca Manuela Sangiorgi ed il presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Imola, Fabio Bacchilega, hanno già omaggiato la maestà con una visita strettamente privata. Non appena i lavori saranno ultimati, la «Madonna dei miracoli» verrà presentata alla cittadinanza.

Nella foto dell”affresco sono visibili i due particolari che hanno modificato la datazione ipotizzata: l”iscrizione ai piedi dell”immagine e la cuffia del devoto inginocchiato

Come è stata scoperta la vera datazione della Madonna di Torano, che sarà presentata alla cittadinanza a fine restauro
Cultura e Spettacoli 20 Agosto 2018

Un affresco del Trecento ritrovato in un oratorio vicino a Firenzuola: la scoperta e il restauro

Risale al 2014 la scoperta di un affresco alle pareti sbrecciate dell’oratorio di Santa Cristina a Bordignano, in comune di Firenzuola. Tra le persone coinvolte in questo ritrovamento c’è Emilio Prantoni, esperto di arte che ha pubblicato numerose opere con Bacchilega editore, che fa un punto della situazione.

«Una volta fatta la scoperta, ne demmo subito notizia alla Soprintendenza di Firenze e al direttore dell’ufficio di Arte sacra, monsignor Timothy Verdon, che inviò una commissione a verificare la consistenza del rinvenimento. Dopo un primo esame, la commissione ritenne l’affresco interessante, attribuendolo stilisticamente alla scuola giottesca e ci invitò a prendere iniziative per la salvaguardia del bene culturale».

Di che affresco si tratta?
«L’affresco raffigura un Cristo crocefisso in stile trecentesco, e una Madonna, di esecuzione posteriore, della quale si vede bene la figura intera, escluso il viso, del quale è però ben evidente la sinopia. Essendo stato l’affresco “scialbato”, ossia sbiancato a calce per una disinfezione in occasione di un’epidemia di peste, durante il restauro dovrebbero risultare altri elementi».

Che interventi sono stati fatti per il suo recupero?
«Il parroco di Piancaldoli e amministratore di Bordignano, don Giorgio Badiali, con l’aiuto di un gruppo di volontari, mise in sicurezza l’edificio che, abbandonato da mezzo secolo, si dimostrava in precarie condizioni. Un primo progetto di recupero prevedeva il distacco dell’affresco, ma, dopo alcuni colloqui con la Soprintendenza, dato l’alto rischio che questa operazione comportava, si ritenne di procedere al restauro in loco».

Quindi avete proceduto con il restauro…
«Non subito, perché non c’erano finanziamenti. Come succede sempre in questi casi, perciò, ci siamo messi alla ricerca dello “sterco del Diavolo”, come lo chiama l’attuale Pontefice: sarà pure sterco ma chi ce l’ha lo tiene ben stretto. Infine, abbiamo trovato ascolto, interesse e disponibilità presso la Fondazione della Cassa di Risparmio di Firenze, la quale, riconoscendo il valore e l’importanza dell’intervento, specialmente considerando la collocazione territoriale, povera di elementi d’arte, ha concesso il finanziamento del restauro. Non si tratta certamente di un’opera maggiore della storia dell’arte italiana, ma, come scrissi in un libro abbastanza recente “quando l’ala della Storia sorvola il nostro territorio dobbiamo raccogliere tutte le penne…”. Così ab-biamo fatto e cercheremo di fare».

Ora a che punto siete?
«Il lavori di restauro sono iniziati il 4 giugno e sono condotti dalla dottoressa Loredana Di Marzio. Già in questa fase hanno rivelato particolari interessanti, che speriamo possano essere visibili a tutti al termine dell’intervento. Intanto, venerdì 29 giugno, la dottoressa Jennifer Celani, funzionario della Soprintendenza di Firenze per il Mugello, si è recata in visita al cantiere di restauro e ha ritenuto l’affresco di notevole interesse, anche per le sorprese che sembra promettere durante il complicato lavoro di recupero».

L’articolo completo è su «sabato sera» del 2 agosto

Nella foto da sinistra: Emilio Prantoni, Paola Ravaglia e Loredana Di Marzio

Un affresco del Trecento ritrovato in un oratorio vicino a Firenzuola: la scoperta e il restauro
Cultura e Spettacoli 25 Febbraio 2018

Rassegna Auser Miscellanea, lunedì appuntamento con Lavinia Fontana e la pittura declinata al femminile

Nuovo incontro della rassegna gratuita Miscellanea, organizzata dall’Auser, che si terrà dalle ore 14.30 in poi presso la sala conferenze del Cidra, in via Fratelli Bandiera 23, per riscoprire la figura di una delle prime donne artiste italiane, ossia Lavinia Fontana (nella foto, un particolare dell’autoritratto alla spinetta).

Lavinia Fontana, figlia di Prospero, pittore del Rinascimento maturo, nacque a Bologna nel 1552 e, dopo l’esperienza nella bottega paterna, negli anni ’70 di quel secolo era già una pittrice autonoma, avendo già avuto contatti, lavorando col padre, con numerosi artisti dell’epoca, di scuole anche diverse tra loro. Non si possono trascurare le influenze di Correggio, Michelangelo e della tradizione fiamminga, ma neppure dimenticare che conobbe la pittrice lombarda Sofonisba Anguissola.

Rassegna Auser Miscellanea, lunedì appuntamento con Lavinia Fontana e la pittura declinata al femminile

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