Scontrini ed estratti conto per detrarre alcune spese in dichiarazione dei redditi
Pagare in contanti o con sistemi tracciabili come carta di credito o bancomat? Da quest’anno la modalità di pagamento diventa fondamentale ai fini della possibilità di detrarre in dichiarazione dei redditi determinate spese. La novità è stata introdotta dalla legge di Bilancio 2020, approvata il 27 dicembre scorso, e obbliga i contribuenti a pagare con sistemi tracciabili, cioè con carta di credito, carta bancomat, assegno, bonifico o bollettino postale, per poter beneficiare, al momento della denuncia dei redditi, della detrazione fiscale del 19%.
Abbiamo quindi chiesto a Gilberta Camorani, presidente dell’Osservatorio pro- fessionale imolese (Opi) che riunisce una sessantina di commercialisti, ragionieri e consulenti del lavoro operanti nel circondario, di entrare nel merito, fornendoci anche qualche esempio pratico. «Innanzitutto – chiarisce subito – la novità non si applica alle spese sostenute per l’acquisto di medicinali, dispositivi medici e prestazioni sanitarie, rese dalle strutture pubbliche o dalle strutture private accreditate al Servizio sanitario nazionale. In questi casi si potrà continuare a pagare in contanti anche ai fini della detrazione e non cambia nulla rispetto a prima. L’obbligo di tracciabilità riguarda invece le prestazioni rese da medici o professionisti privati, non accreditati al Servizio sanitario nazionale e gli altri oneri detraibili previsti dall’articolo 15 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir): spese per l’istruzione, spese sportive per i figli minorenni, spese veterinarie o l’abbonamento ai trasporti pubblici. Questi sono solo alcuni esempi, in realtà l’elenco è lungo. Se in passato ai fini della detrazione era sufficiente lo scontrino o la ricevuta, ora è necessario che il contribuente fornisca prova del pagamento, presentando anche la ricevuta del Pos oppure l’estratto conto bancario o la fotocopia dell’assegno». (lo.mi.)
L’articolo completo su «sabato sera» del 27 febbraio.
Nella foto: Gilberta Camorani, presidente dell’Osservatorio professionale imolese (Opi)