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Costi
Cronaca, News
13 Febbraio 2019

Costi altissimi per il ripristino della ferrovia a Medicina, così dice lo studio di fattibilità della società Tps Pro di Bologna

Il risultato dell’analisi costi benefici per riattivare la linea ferroviaria Budrio-Medicina (e prosieguo verso Massa Lombarda e Ravenna) dice che c’è «mancanza di sostenibilità economica degli interventi in tutti e quattro gli scenari analizzati». Non solo. I quattro scenari ipotizzati vedono tutti come «condizione indispensabile» la contestuale realizzazione del raddoppio della tratta Bologna Via Larga-Budrio della linea verso Portomaggiore del Sistema ferroviario metropolitano (progettata ma priva di copertura finanziaria). Altrimenti occorrerà prevedere il cambio a Budrio che determina un allungamento dei tempi su ferro a valori prossimi a quelli della gomma «con conseguente perdita di appetibilità del nuovo servizio».

Questo è in estrema sintesi quanto si legge sul documento redatto da Tps Pro, società di ingegneri di Bologna esperti di mobilità, e visibile anche sul sito del Comune di Medicina. Questo è quanto detto durante la seduta di giovedì 24 gennaio della Commissione trasporti ferrovia con la quale si è concluso il percorso tecnico avviato a inizio 2018 dal Consiglio comunale. I soli costi d’investimento stimati per realizzare l’infrastruttura vanno da quasi 89 milioni (fermandosi a Medicina) salendo fino a 196 milioni (per arrivare a Ravenna). I 26 chilometri della ferrovia Budrio-Massa Lombarda, gestiti dall’allora Società Veneta, vennero inaugurati nel 1887, ma l’avvento dell’automobile fu tra i principali motivi che portarono alla chiusura nel 1964, con il servizio che venne via via sostituito da autobus.

Il ripristino è un decennale cavallo di battaglia di Legambiente e ora del Movimento 5 stelle del medicinese con raccolte firme, petizioni, pagine Facebook per sensibilizzare sul tema, visto come una soluzione percorribile e utile per un trasporto pubblico locale meno inquinante. Durante gli incontri del Piano strategico locale medicinese è emersa la richiesta di fare almeno un aggiornamento dello studio di fattibilità (commissionato nel 2003 dalla Provincia di Bologna che parlava di oltre 130 milioni di euro per la riattivazione delle rotaie). Il Comune un anno fa ha acconsentito stanziando 20 mila euro. E’ stata istituita anche la Commissione consigliare ad hoc, alla quale hanno partecipato anche dirigenti e tecnici della Città metropolitana e della Regione, nonché assessori dei comuni limitrofi.

In particolare, l’aggiornamento dello studio di fattibilità, ha presentato anche una ricognizione del sedime, evidenziato vantaggi e criticità alla luce delle caratteristiche che una nuova infrastruttura dovrebbe oggi avere per legge, individuato un’ipotesi di nuovo tracciato e di servizio realizzabile, stimato i relativi costi di realizzazione, gestione e gli effetti sulla domanda di trasporto dei potenziali interessati. Ovviamente per la linea è stata prevista solo la finalità del trasporto persone, in quanto il trasporto merci ha standard differenti e la programmazione regionale e nazionale esclude il transito merci dentro la città di Bologna. La ricognizione fatta dai tecnici sul tracciato dice che è ancora in gran parte riconoscibile, anche se per oltre la metà «oggetto di riuso per viabilità e posa di sottoservizi (principalmente acqua, gas e fognature)», e per un 5 per cento «compromesso», cioè coperto da case e attività produttive.

Per il tratto di Medicina la proprietà è del 52 per cento del Comune e il 45 per cento del ConAmi, che al di sotto ha fatto scorrere acquedotti e altri sottoservizi, il 9 per cento della Cooperativa lavoratori della terra, un 3 per cento proprio non esiste più. L’ipotesi di ripristino prevede l’innesto con la linea Bologna-Portomaggiore alla stazione di Budrio secondo il tracciato originale e con la linea Lugo-Lavezzola a Massa Lombarda in variante proprio per l’indisponibilità dell’ex sedime (un’ipotesi prevista, tra l’altro, anche dagli strumenti urbanistici comunali di Massa Lombarda). Nel Psc di Medicina nel tratto che non è ripristinabile è stato mantenuto un ipotetico tracciato con una fascia verde come unica tutela possibile dal punto di vista urbanistico (la ferrovia non c’è nella programmazione provinciale e regionale della mobilità).

Il vicesindaco Matteo Montanari conclude: «Nel Piano della mobilità della Città metropolitana, condiviso con la Regione, è previsto che sia realizzata una Brt tra Medicina e Bologna cioè tratti di corsie preferenziali per gli autobus che così possono superare i punti di rallentamento extraurbani del traffico e garantire un tempo di percorrenza più veloce e costante per tutta la giornata. Questa è la prospettiva nel medio o breve periodo perchè, come ci dice lo studio, anche se fossimo d’accordo e ci fossero i soldi per la ferrovia, occorrono almeno 10 o 15 anni per averla».(l.a.)

L”articolo completo è su «sabato sera» del 7 febbraio

Nella foto la riunione della Commissione trasporti dedicata alla ferrovia

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Una replica a “Costi altissimi per il ripristino della ferrovia a Medicina, così dice lo studio di fattibilità della società Tps Pro di Bologna”

  1. Legambiente ImolaMedicina ha detto:
    Febbraio 14, 2019 alle 9:31 am

    “Nulla di nuovo sotto il sole”: conclusioni prevedibili in quanto da oltre 30anni questa ferrovia è politicamente “sgradita” a Comune di Medicina, Circondario Imolese, Città Metropolitana (ex Provincia di Bologna) e Regione Emilia-Romagna.
    Per chi auspicava che i tempi fossero finalmente maturi per una maggior presa di coscienza sull’indispensabilità di un trasporto pubblico veloce e non inquinante, ancora una volta avrà conferma che l’emergenza CLIMA, la tutela socio-sanitaria ed ambientale, sono utili come propaganda politica, magari sfornando leggi, leggine, norme, linee guida e direttive per incantare chi crede ancora che i nostri diritti di abitanti del pianeta Terra vengano prima dello sviluppo economico dettato dal profitto di pochi potenti che però controllano l’economia nazionale e mondiale!
    Per quei medicinesi di corta memoria, vorremmo qui ricordare:
    – dal 1985 al 2004, il ripristino della suddetta ferrovia, campeggiava tra le priorità programmatiche elettorali di PCI/PDS/DS locale, per poi ritornare lettera morta nei vari esercizi amministrativi che si sono via via susseguiti;
    – detta opera è risultata la priorità assoluta scelta dai cittadini nella partecipata discussione del Piano Strategico Locale di Medicina, nonostante l’evidente disagio dell’amministrazione comunale e del Circondario Imolese: quest’ultimo ha avuto il coraggio di riproporre, come priorità, il vecchio progetto della Nuova S.Vitale!;
    – per le altre opere emerse nella discussione partecipata, tipo la ristrutturazione della Chiesa del Carmine, la riqualificazione della Stazione e del Canale di Medicina-Molino Gordini, la pista ciclabile Medicina-Villa Fontana, non c’è stato bisogno di ricorrere ad uno studio di fattibilità per verificare il rapporto costi-benifici: è stato sufficiente individuare i progetti giusti tra i numerosi finanziati dalla Regione per poi attingere, giustamente, da quelle risorse;
    – negli incontri della Commissione preposta, la partecipazione è stata rigorosamente solo uditiva per i cittadini e il Comitato di Pilotaggio, composto da enti e associazioni promotrici del Piano Strategico Locale;
    – nel PUMS e nel PRIT, tavoli a cui abbiamo partecipato attivamente, detta opera è stata volutamente ignorata, a differenza di strade e autostrade, nuove o ulteriore ampliamento di quelle esistenti;
    – nel PUMS si accenna ad eventuali nuovi tratti di corsie preferenziali (BRT) dedicate a bus su gomma, in attesa, forse, di ritornare alla obsoleta proposta della Bus-Via sul vecchio sedime ferroviario, tanto cara al Sindaco Rambaldi.
    Nonostante le richieste avanzate nel corso del Piano Strategico Locale, ancora nessun trasporto pubblico per quei cittadini medicinesi residenti nei nuovi quartieri sviluppatesi a sud del capoluogo, con una prospettiva di fermata ancor più a nord presso la futura rinnovata Stazione: nessun nuovo percorso urbano delle autolinee, a differenza di altri Comuni limitrofi che hanno numerose fermate interne al centro abitato.
    In conclusione, dopo ben oltre 30anni di promesse ed impegni per incentivare l’uso del mezzo pubblico, tanto per restare in tema, siamo ancora al capolinea; la Regione ricorre invece ad azioni legali per opere stradali ridimensionate o per continuare l’estrazione di energie combustibili (trivelle), azioni messe in discussione dall’attuale governo: qual’è nei fatti la reale politica della mobilità sostenibile di questa Regione?

    Legambiente ImolaMedicina

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