Minacce no-vax anche a Bonaccini e Prodi: “Straparlano di libertà ma vogliono intimidire”
“Anche il mio nome, con tanto di indirizzo di casa e recapito telefonico, è tra quelli diffusi nella chat dei No Vax che su Telegram invitano alla ribellione contro la ”dittatura sanitaria” e la ”dittatura Covid”. Straparlano di libertà ma vogliono intimidire, esponendo a rischi non solo me ed altri, ma anche i famigliari. Aggressioni verbali e, come purtroppo abbiamo visto anche negli ultimi giorni, anche fisiche”. E” quanto ha reso noto attraverso Facebook, Stefano Bonaccini. Il presidente della Regione Emilia Romagna ha segnalato il fatto alle autorità competenti “perché si è superata la soglia della legalità”. Oltre a Bonaccini – che nei giorni scorsi aveva rilanciato chiedendo l”introduzione del green pass in tutti i luoghi di lavoro – le minacce oggi hanno interessato anche Romano Prodi.
Alla vigilia dell”introduzione dell”obbligo del certificato verde per viaggiare su treni e bus (a lunga percorrenza) e traghetti nonché per il personale scolastico, si fa sempre più cupa e assurda l”escalation di aggressività da parte di no-vax e no-green pass. Tra le varie minacce, quella di bloccare la circolazione dei treni domani alla quale il Viminale ha risposto: ”Saremo intransigenti”. Chi bloccherà i trasporti “Andrà incontro ad una denuncia per interruzione di pubblico servizio”.
Un clima sempre più grave, dopo le aggressioni e le minacce dei giorni scorsi a giornalisti, militanti M5s e all”infettivologo Bassetti. A livello nazionale oggi è toccato anche al ministro 5Stelle Luigi Di Maio, in questo caso a scatenare la “tempesta d”odio” attraverso le chat Telegram sono state le sue dichiarazioni a favore della campagna vaccinale. Di Maio aveva chiesto a “tutto l”arco politico” di “condannare le violenze che stiamo vedendo da parte di sedicenti No Vax, che stanno manifestando con forme inaccettabili. Ma faccio anche un appello a tutte le forze politiche: non bisogna soffiare sul fuoco”.
La risposta dei gruppi d”odio è stata: “Un altro infame da giustiziare”. (l.a.)