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Cronaca 16 Gennaio 2020

Più spazio per il Tecnopolo dell'Iret a Tolara di Sopra, inaugurata la nuova ala con due laboratori di ricerca

La fine dei lavori era prevista per marzo. In anticipo sulle previsioni iniziali, quindi, la Fondazione Iret – Tecnopolo di Bologna «Rita Levi Montalcini» ha potuto inaugurare il 14 gennaio scorso la nuova ala della sede di via Tolara di Sopra, realizzata nell’arco di appena quattro mesi per fare spazio a due laboratori per la ricerca industriale, uno dei quali dedicato alla stampa 3D, al laboratorio di microscopia,alla biblioteca e a quattro uffici. Circa 200 metri quadri, che si sommano ai 550 preesistenti e che consentiranno di potenziare la ricerca in corso sulle cellule staminali, agevolando anche lo sviluppo di start up innovative nel campo delle Scienze della vita. L’importo dell’opera (circa 350 mila euro) è stato finanziato al 60 per cento dalla Regione Emilia Romagna.

Alla cerimonia di inaugurazione hanno preso parte, tra gli altri, il rettore dell’Università di Bologna, Francesco Ubertini, l’assessore regionale a Università ricerca e lavoro, Patrizio Bianchi, e il sindaco di Ozzano, Luca Lelli. Il Tecnopolo ozzanese è un nodo centrale della rete regionale che ha il compito di favorire l’innovazione e lo sviluppo economico del territorio, in collaborazione con università, enti locali e altri centri di ricerca regionali. È gestito dalla Fondazione Iret, ente di ricerca scientifica in campo biomedico, dedicato allo studio delle patologie neurologiche, quali Alzheimer, sclerosi multipla, morbo di Parkinson e molte altre. L’ampliamento del laboratorio di ricerca consentirà alla Fondazione di lavorare con sempre maggiore efficacia per migliorare la qualità della vita dei pazienti, attraverso un’attività di ricerca d’avanguardia, per contrastare il progredire delle patologie, contenerne e curarne i danni e prevenire la loro insorgenza. (lo.mi.)

Nella foto, tratta dal sito del Comune di Ozzano Emilia, l”inaugurazione

Più spazio per il Tecnopolo dell'Iret a Tolara di Sopra, inaugurata la nuova ala con due laboratori di ricerca
Economia 11 Ottobre 2019

Trattativa con i francesi di Ncs per la vendita della Cogne, sindacati in agitazione, la proprietà: «Mercato in crisi»

Trattativa in corso tra Cogne macchine tessili e i francesi del gruppo Nsc per la cessione dell’azienda imolese del meccanotessile. La notizia ha il sapore di un déjà vu, dato che Nsc è già stata partner della storica Cognetex all’interno della società Euroschor, costituita durante la gestione della famiglia Orlandi. La novità ha cominciato a circolare dopo che il gruppo transalpino ha ufficializzato sul proprio sito internet l’esistenza di un accordo, firmato il 27 settembre con la proprietà dell’impresa imolese, per l’acquisizione di tutte le quote societarie entro il 30 novembre, «previa realizzazione di alcune condizioni sospensive».

Un fulmine a ciel sereno per i sindacati, che hanno subito chiesto chiarimenti alla proprietà. «Nel pomeriggio di venerdì 4 ottobre- si legge nella nota inviata alla stampa il giorno seguente – si è svolto l’incontro urgente chiesto da Fim, Fiom, Uilm territoriali, insieme alle Rsu, con la direzione di Cogne macchine tessili, in merito alle notizie apprese, non dalla società, ma dal sito web del gruppo francese Nsc riguardanti l’acquisizione dell’intero pacchetto azionario di Cogne. Subito dopo l’incontro, Fim, Fiom e Uilm hanno informato in assemblea i 27 lavoratori e lavoratrici della Cogne, fortemente preoccupati per il futuro e la tenuta occupazionale del sito produttivo di Imola, anche perché l’azienda si era impegnata con gli stessi lavoratori e rappresentanti sindacali a comunicare preventivamente eventuali cambiamenti. Impegno evidentemente disatteso». E accusano: «Questo accordo con Nsc annulla e rinnegale dure lotte dei lavoratori Cogne,dal 2000 al 2014,  per riportare interra imolese gli storici marchimeccanotessili». I sindacati hanno quindi chiesto alla Città metropolitana la convocazione di un tavolo di crisi «per la salvaguardia del patrimonio produttivo ed occupazionale», occasione in cui vogliono incontrare anche i francesi di Nsc. In quella sede, chiederanno conto «del piano industriale predisposto per il sito di Imola, auspicando una soluzione che metta al centro la continuità produttiva e la salvaguardia dei posti di lavoro».

Dal canto suo il presidente di Cogne macchine tessili, Manlio Nobili, si dice «molto amareggiato» e accetta di spiegarci le motivazioni alla base di questa non facile scelta, dopo tutte le difficoltà superate per aggiudicarsi il ramo di azienda nel 2014, creando una cordata di imprese e privati (Curti, Elettrotecnica Imolese, lo stesso Nobili e Roberto Aponi), e per rilanciare un’impresa ormai morta. «E’ da un anno e mezzo che non vendiamo una macchina – ci dice senza giri di parole -, le ultime due sono state consegnate in Cina a gennaio, a partire da ordini risalenti agli ultimi mesi del 2017. Il mercato mondiale delle macchine per la lana e l’acrilico è in crisi e questo va a colpire sia i Paesi produttori di questo tipo di fibre così come delle macchine per lavorarle. Il 90 percento dei nostri clienti è in Cina e Iran. L’Iran è sotto embargo, mentre tutta la Cina, dove ci sarebbero dei progetti interessanti, è ferma perché sta pensando a come andrà a finire la guerra dei dazi. Con che cosa sopravviviamo? Con i ricambi per le nostre macchine e facendo conto terzi, ma non può essere che una azienda con una certa dimensione possa vivere facendo soltanto conto terzi, che da noi impegna circa 5 o 6 persone su untotale di poco meno di 30 addetti». (lo.mi.)

L”articolo completo è su «sabato sera» del 10 ottobre

Nella foto il nuovo filatoio messo a punto dalla Cogne macchine tessili

Trattativa con i francesi di Ncs per la vendita della Cogne, sindacati in agitazione, la proprietà: «Mercato in crisi»
Economia 21 Maggio 2019

La sperimentazione di C-Led (gruppo Cefla) per far crescere microalghe usando luce a led al posto del sole

Luci a led al posto del sole per far crescere al chiuso microalghe da destinare a usi industriali e alimentari. E’ l’ultimo progetto in ordine di tempo presentato da C-Led, azienda del gruppo Cefla, attiva nella progettazione e produzione di soluzioni di illuminazione a led personalizzate per negozi, aziende, case e città. In questo caso si tratta di uno studio svolto in collaborazione con Fotosintetica & Microbiologica, spin-off nato nel 2004 dall’Università di Firenze, una partnership per affrontare lo studio dell’effetto delle luci a led per favorire la crescita e lo sviluppo delle microalghe all’interno di fotobioreattori: sistemi chiusi e protetti ottimali per la crescita di microrganismi fotosintetici.

Le microalghe sono organismi caratterizzati da una grande diversità fisiologica e metabolica, in grado di sintetizzare molecole organiche complesse ad alto valore biologico. Inoltre, vengono utilizzate come fonte di proteine destinate all’alimentazione umana e animale, come biofertilizzanti, biostimolanti, mangimi per l’acquacoltura e nella depurazione di acque di scarico. Oggi la produzione massiva di microalghe, e di altri organismi fototrofi, che traggono cioè la propria energia metabolica dalla luce solare, è ottenuta quasi esclusivamente in grandi vasche aperte, esposte ai rischi legati alla stabilità della coltura e con limitata produttività per superficie coltivata.

Il sistema allo studio di C-Led e Fotosintetica & Microbiologica prevede che le microalghe siano esposte a una fonte luminosa omogenea, lungo la verticalità della struttura, in ambiente chiuso, contrariamente a quanto avverrebbe con una fonte luminosa posta all’esterno del fotobioreattore, che invece ne coprirebbe solo la superficie. (lo.mi.)

L”articolo completo è su «sabato sera» del 16 maggio

Nella foto estrazione delle microalghe in laboratorio

La sperimentazione di C-Led (gruppo Cefla) per far crescere microalghe usando luce a led al posto del sole
Economia 26 Marzo 2019

Sacmi è partner del Mit, la più importante realtà universitaria del mondo nella ricerca applicata all'industria

Si chiama Massachusetts Institute of Technology, più semplicemente Mit ed è la principale realtà universitaria del mondo nel campo della ricerca applicata all”industria. Dal 1° marzo Sacmi ne è ufficialmente partner, essendo diventata membro dell”Industrial Liason Program del Mit. Tale collaborazione consentirà alla cooperativa imolese di relazionarsi con le avanguardie tecnologiche sviluppate da scienziati e ricercatori di fama internazionale, con l”obiettivo di «individuare nuove soluzioni di grande impatto per il business e l”opportunità – si legge in una nota dell”azienda – di sviluppare una vera e propria osmosi di competenze tra personale Sacmi e ricercatori del Mit».

L”accordo è stato firmato dal presidente di Sacmi Imola, Paolo Mongardi e dall”executive director Mit corporate relations, Karl F. Koster proprio nell”anno in cui la grande coop imolese festeggia i suoi primi cento anni di storia. «È grazie all’innovazione continua se l’azienda è cresciuta sui mercati internazionali sino a guadagnarsi un ruolo da protagonista tra i player globali dell’impiantistica industriale – sottolinea il presidente Mongardi -. Incrementare ancora la nostra capacità di generare innovazione è l’obiettivo della collaborazione con il Mit, un accordo che il Consiglio di Amministrazione Sacmi ha voluto e perseguito con grande determinazione».

La collaborazione darà modo a Sacmi di accedere alle attività e ai servizi dell”istituto nel campo della ricerca applicata ai diversi settori industriali di interesse, consentendo inoltre al personale imolese di partecipare al regolare programma di conferenze e workshop di ricerca della struttura. Al Mit sarà poi organizzato, una volta all”anno, un incontro mirato alla pianificazione strategica delle attività e, a seguire, una delegazione del Mit guidata dal “program director” e dai membri delle facoltà interessate a sviluppare collaborazioni con Sacmi farà visita all’azienda.

Ma non è finita qui. Il gruppo imolese avrà anche l’opportunità di entrare in contatto con la “startup community” dell’Istituto, vale a dire con oltre 1.600 imprese emergenti e potrà coinvolgere personale dell”istituto americano (studenti e ricercatori) nello sviluppo non solo delle attività di ricerca all’estero, ma anche nella realizzazione di progetti mirati attraverso un periodo di soggiorno e lavoro in Sacmi.  E la formazione permanente del personale, che a Sacmi sta particolarmente a cuore dal momento che vi investe oltre 23mila ore l’anno, potrà completarsi accedendo ai diversi programmi di formazione continua proposti dal Mit. (r.cr.)

Sacmi è partner del Mit, la più importante realtà universitaria del mondo nella ricerca applicata all'industria
Economia 13 Marzo 2019

L'Ima continua a crescere e acquista altre due aziende di macchinari per il confezionamento caffè e food

Ima particolarmente attiva nel food e nei macchinari per il settore coffee. A fine febbraio ha annunciato infatti due nuove acquisizioni. Ha sottoscritto un accordo per l’acquisto del 70% del capitale di Spreafico Automation, la società di Calolziocorte (Lecco) detenuta dalla famiglia Spreafico, specializzata nelle macchine automatiche per il riempimento e la preparazione delle capsule di caffè (single serve) e prodotti solubili. Ed ha rilevato il 61,45% del capitale della Tecmar Sa, società argenti-a con sede a Mar del Plata, importante player nel mercato latino-americano nelle macchine automatiche per il confezionamento nei settori caffè e food.

«Il nostro gruppo ha già una consolidata presenza nel settore caffè – spiega Alberto Vacchi, presidente e amministratore delegato di Ima -. E l’ingresso contestuale in Spreafico Automation e Tecmar permette di completare la gamma di prodotti offerti e di rafforzare significativamente il posizionamento nel mercato latino-americano, previsto in grande crescita nei prossimi anni». (r.cr.)

L'Ima continua a crescere e acquista altre due aziende di macchinari per il confezionamento caffè e food
Economia 5 Marzo 2019

I cento anni di Berardi Bullonerie, l'azienda di Castel Guelfo che oggi ha 12 filiali, 250 addetti e continua a crescere

Berardi Bullonerie compie quest’anno un secolo di vita e di storia. Sono infatti trascorse cento primavere esatte dalla nascita della bottega artigiana affacciata su piazza Maggiore a Bologna, attività che nel tempo si è sviluppata fino ad arrivare al grande gruppo di oggi, specializzato nella distribuzione di viti, bulloni e minuteria metallica per vari settori (automotive, edile, arredamento e oleodinamico), con quartier generale in via San Carlo a Poggio Piccolo, con 109 addetti, numero che però sale a 250 se si considerano anche le 12 filiali in diverse città italiane. Oltre a queste ci sono le società partecipate: Vibolt a Castel Maggiore e Vitman a Lugo, entrate nel gruppo nel 2006, e la bresciana Vibf Fasteners, acquisita al 100% proprio a inizio anno e attiva nella commercializzazione di viti, bulloni, spine, tappi, molle, con un giro d’affari annuo di circa 4 milioni di euro. Un’acquisizione che permette all’azienda guelfese di incrementare il già vasto assortimento di materiali a disposizione del cliente: 150 mila referenze, 45 mila articoli a stock, più di 3 miliardi e mezzo di pezzi consegnati all’anno.

«Non è solo con le acquisizioni che si cresce – spiega il presidente, Giovanni Berardi, pronipote del fondatore Giulio e quarta generazione alla guida dell’azienda di famiglia, con la quinta in arrivo – ma grazie anche alle strategie commerciali che da un secolo determinano la crescita dell’impresa Berardi, l’ampliamento continuo della gamma presente in magazzino, che oggi si arricchisce di nuovi prodotti, funzionali alla trasformazione tecnologica dei processi produttivi (gli elementi standard e i sistemi di fissaggio in plastica), il continuo aggiornamento tecnologico e la qualità dei prodotti, monitorata e certificata, e l’estensione sui mercati esteri, in particolare in Marocco, con la neonata Berardi Maroc, e Croazia».

Nel gennaio del 2003 l’azienda si è trasferita da Bologna a Castel Guelfo, organizzando un magazzino semiautomatizzato in via della Concia. E’ invece del 2017 il nuovo stabilimento realizzato in zona Montecanale, su un’area di 27 mila metri quadri, con un centro direzionale dotato di 1.500 metri quadri di uffici, affiancati da un magazzino di circa 10 mila. Qui prosegue lo sviluppo dei servizi kanban, oggi disponibili anche su app, che consentono ai clienti di essere riforniti solo quando occorre il materiale e di non dover fare magazzino, ottimizzando tempi e costi.Questo e altri sistemi di logistica integrata su misura, diventati fiore all’occhiello di Bullonerie Berardi, sono stati infatti concepiti, spiega l’azienda, «per sostenere le imprese partner con un rifornimento costante di bulloneria, raccorderia, fascette o componenti per l’oleodinamica, con certezza di risparmio di tempo, energie e risorse economiche, perché tutto il necessario è garantito da un solo fornitore».

«A distinguerci e garantire lavoro in questi decenni – conferma Giovanni Berardi – è stata la capacità di fornire supporti di tipo tecnico, commerciale e logistico, aggiornati con soluzioni e tecnologie avanzate». Nel 2018 il fatturato dell’azienda ha superato i 73 milioni di euro (oltre 77 milioni, considerata anche la nuova acquisizione bresciana), confermando il trend di successo del gruppo con una crescita del 10% sul 2017. (lo.mi.)

L”articolo completo è su «sabato sera» del 28 febbraio

Nella foto lo staff della Berardi Bullonerie in occasione della visita dell”arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Maria Zuppi, dello scorso 23 gennaio

I cento anni di Berardi Bullonerie, l'azienda di Castel Guelfo che oggi ha 12 filiali, 250 addetti e continua a crescere
Economia 26 Febbraio 2019

Cogne macchine tessili punta sull'innovativo filatoio Fibrespin grazie ai contributi del programma europeo Horizon 2020

Un’idea rimasta nel cassetto per quasi trent’anni. E nuove tecnologie che oggi rendono meno complicato realizzare un progetto in grado di rivoluzionare il mercato. Si tratta di Fibrespin, l’innovativo filatoio che produce bobine di lana o acrilico a una velocità superiore del 52% rispetto alle macchine tradizionali e con un ingombro inferiore del 57%. L’idea in questione è nata all’interno dell’imolese Cogne macchine tessili, la società che nel 2014 ha rilevato il ramo d’azienda della storica Cognetex e che oggi conta una trentina di addetti. Un progetto dal budget di oltre 2 milioni di euro, che senza i contributi del programma europeo di ricerca e innovazione Horizon 2020, pari a oltre 1 milione e 620 mila euro a fondo perduto, non sarebbe stato possibile realizzare.

L’azienda, infatti, è una delle sei aziende aderenti a Confindustria Emilia che hanno superato la seconda fase del cosiddetto Horizon 2020 Sme Instrument, dedicato alle piccole e medie imprese. «Per una azienda piccola come la nostra – ammette con sincerità il presidente, Manlio Nobili – sviluppare un progetto di questo tipo vorrebbe dire andare a fondo». L’iter, che ha già portato all’assegnazione della prima metà dell’importo, è stato lungo e complesso. «Nel 2014 – riassume Nobili – abbiamo partecipato alla prima fase di scrematura. La nostra idea è stata premiata con 50 mila euro. In questo modo abbiamo potuto accedere alla fase seguente, che è stata estremamente selettiva. La percentuale italiana di riuscita è solo del 6-7 per cento». E mostra il corposo plico contenente tutta la documentazione presentata alla Commissione europea. «In questi casi – suggerisce – è consigliabile la consulenza di una agenzia esterna, specializzata proprio nei bandi europei. La somma ottenuta al primo step è stata investita per questo. Nel nostro caso, ad esempio, ci hanno spiegato cosa era necessario migliorare. Ci hanno consigliato, ad esempio, di avviare una partnership con altre aziende e noi abbiamo scelto la faentina Elettronica Gf, che segue la parte elettronica collegata allo sviluppo di Fibrespin. Nell’arco di circa 8 mesi abbiamo ripresentato la domanda 5 volte, così come consentito dal bando, rispondendo a tutte le osservazioni della Commissione europea. E alla fine, nel settembre 2017, la domanda è stata accolta. Per noi è stato un grosso successo. La Commissione europea è molto pignola, ma anche molto seria e corretta. Ci hanno sempre inviato delle risposte molto circostanziate».

Entro l’autunno, così come pre-visto dal programma europeo, l’azienda dovrà presentare due prototipi di Fibrespin, da dare in prova ai propri clienti. Un primo modello, a 24 fusi, è però già stato sottoposto ai primi test nello stabilimento di via Selice. (lo.mi.)

L”articolo completo è su «sabato sera» del 21 febbraio

Cogne macchine tessili punta sull'innovativo filatoio Fibrespin grazie ai contributi del programma europeo Horizon 2020
Economia 6 Febbraio 2019

Un nuovo reparto cosmetici con pochi conservanti e allergeni la novità in arrivo per la Packaging Imolese

«Un nuovo reparto cosmetici, che ridurrà drasticamente l’uso di conservanti e allergeni». E’ l’annuncio dato a fine dicembre dal nuovo direttore generale di Deco Industrie, Francesco Canè, riferendosi a Packaging Imolese, che dal 2016 fa parte del gruppo cooperativo di Bagnacavallo. Quello di via Turati, infatti, è uno dei cinque stabilimenti produttivi del gruppo, oltre a quelli nelle province di Ravenna, Forlì e Ferrara, per una gamma prodotti che spazia dal settore alimentare (piadine, biscotti e dolci da ricorrenza) a quello della detergenza.

A Imola, nell’azienda fondata nel 1992 da Cesarino Galassi, il business storico sono i prodotti per la pulizia della casa, che coprono circa il 75% del fatturato, e per la cura della persona, realizzati in conto terzi e a marchio proprio (Casachiara, Hgs, Risolvo), a cui negli anni si sono aggiunti i presidi medico chirurgici (igienizzanti mani) e gli insetticidi. La varietà del mondo Deco è ben rappresentata all’interno dello spaccio aziendale, avviato da qualche anno accanto alla sede imolese, attorno a cui aleggia sempre un buon profumo di pulito. Nel 2017, inoltre, Deco Industrie ha acquisito all’asta l’ex capannone 3elle di via Nenni, oggi polo logistico al servizio di tutti gli stabilimenti del gruppo.

«La strategia adottata da Deco negli ultimi anni – ci spiega Vito Di Chiaro, direttore della divisione detergenza di Deco Industrie – è stata quella di investire in nuove tecnologie e impianti, per anticipare l’accelerazione al cambiamento che il mercato richiede. In modo particolare nello stabilimento Packaging Imolese è partito nel 2018 un progetto da 3 milioni di euro di ampliamento e ammodernamento del reparto cosmetico, all’interno del quale vengono confezionati cosmetici da risciacquo come saponi mani, bagno schiuma, doccia schiuma e shampoo, anche per multi-nazionali leader di mercato. Il progetto – dettaglia – prevede l’implementazione delle pratiche di buona fabbricazione (Good manufacturing practices) normate dal regolamento cosmetico, per garantire la massima sicurezza di prodotto e il raddoppio della capacità produttiva».

Ma le novità non finiscono qui. «Nel corso del 2019 – aggiunge Di Chiaro – verrà avviato un processo di ulteriore innovazione, volto a creare maggior valore per consumatori finali, clienti e partner. Sarà messa a punto una nuova linea di prodotti che abbraccia a tutto tondo il concetto di sostenibilità, partendo dall’esigenza di allargare strategicamente l’offerta con prodotti ad elevato contenuto innovativo per entrare in nuovi segmenti di mercato dove svi-luppare un’offerta differenziata a complemento dell’attuale. Per essere competitivi in un mercato come quello del “personal care”, caratterizzato nel 2018 da una crescita sia a volume che a valore contenuta, è necessario investire nella direzione intrapresa da Deco Industrie». Le formulazioni dei nuovi cosmetici sono state studiate; l’entrata in produzione è prevista per la fine dell’anno. L’ampliamento della gamma non necessiterà di ulteriori spazi e avverrà all’interno dell’area di produzione attuale, di circa 19 mila metri quadri.

A Imola ad oggi lavorano circa 170 addetti, ma l’intero gruppo dà lavoro a oltre 500 persone, tra cui 220 soci, dipendenti e stagionali. Deco Industrie, che ogni anno vende in media 300 milioni di prodotti, ha chiuso il 2018 con un consistente incremento delle vendite: oltre il 12 per cento in più sull’anno precedente per un giro d’affari di circa 170 milioni di euro. «Sono risultati superiori alle attese – questo il commento dell’amministratore delegato Giorgio Dal Prato – che ripagano i soci e i lavoratori dei notevoli sforzi effettuati per soddisfare il consistente e a volte imprevisto incremento del volume di lavoro in tutti e cinque gli stabilimenti produttivi di Ravenna, Forlì, Imola e Ferrara. Gli incrementi sono avvenuti sia nell’alimentare sia nella cura della casa e della persona, così come nei marchi della grande distribuzione italiana per cui Deco realizza oltre 700 articoli, sia coi propri marchi Loriana, Scala, Giorgione sia con i prodotti realizzati per conto di grandi industrie leader di merca-to, in Italia e all’estero».

La corsa di Deco Industrie è desti-nata a proseguire anche nel 2019, con l’entrata in funzione di tre nuovi grandi reparti produttivi. Oltre a quello imolese, il gruppo sta investendo anche a Ravenna per la produzione di snack senza aggiunta di grassi, zuccheri, sale, uova, mentre a Forlì è previsto l’ampliamento dello stabilimento con nuove linee di produzione di piadine, incluse quelle senza glutine. tosi dell’ambiente» conclude il diret-tore generale, Francesco Cané. (lo.mi.)

L”articolo completo è su «sabato sera» del 31 gennaio

Nella foto una veduta aerea dello stabilimento della Packaging Imolese, del gruppo Deco Industrie

Un nuovo reparto cosmetici con pochi conservanti e allergeni la novità in arrivo per la Packaging Imolese
Economia 29 Novembre 2018

L'ingresso del digitale nella saldatura: un convegno sull'argomento a Castel San Pietro il 5 dicembre

L’evoluzione delle tecnologie permette di scoprire sempre nuovi strumenti utili al miglioramento dei processi lavorativi. Tale progresso, però, richiede che chi opera nel settore tenga il passo con l’opportuna formazione.

Anche nel campo della saldatura l’evoluzione richiede aggiornamenti agli addetti, per questo motivo, sono aperte le iscrizioni per partecipare al convegno «Ingresso del digitale in saldatura: potenzialità per Industria e Formazione», rivolto a tecnici d’azienda e docenti, in programma mercoledì 5 dicembre dalle ore 14.30 alle 18 a Castel San Pietro, in via Meucci 27, presso la sede dell’azienda Tecna, che promuove l’evento insieme a Associati per Associati-Confindustria Emilia area Centro e Cebora, con il patrocinio di Miur, Ufficio scolastico regionale per l’Emilia Romagna, Regione Emilia Romagna e Comune di Castel San Pietro. I lavori si apriranno con il saluto del sindaco Fausto Tinti. 

La partecipazione è gratuita, previa iscrizione da effettuarsi inviando una e-mail a: associatiperassociati@confindustriaemilia.it entro il 30 novembre 2018.

Durante il convegno, l’ingegner Mauro Monti di Csm-Rina presenterà Csm Weld, software che prevede la microstruttura, e relativa durezza, sia nella zona fusa che in quella termicamente alterata; si tratta dell’anteprima pubblica in Europa. Seguirà l’ingegner Kristian Frolli di Fk Tecnology, che presenterà Weld Trainer, un sistema didattico che migliora e velociz-za l’apprendimento nei processi Elettrodo, Tig (con/senza mate-riale di apporto) e Mig. Infine, l’ingegner Zhang Wenqi di Swantec presenterà Sorpas, software di analisi agli elementi finiti (Fea/Fem) per la simulazione e l’ottimizzazione della saldatura a resistenza e dell’unione meccanica.

L”articolo completo è su «sabato sera» del 29 novembre

L'ingresso del digitale nella saldatura: un convegno sull'argomento a Castel San Pietro il 5 dicembre
Economia 23 Luglio 2018

Il contratto integrativo aziendale della Curti Spa è «friendly» con le famiglie e con l'ambiente

Incentivi all’utilizzo del congedo parentale e del «car pooling», un Gruppo di lavoro dedicato all’efficienza (fino a 5 incaricati della società Curti e fino a 5 componenti indicati dalle Rsu), dove anche i rappresentanti dei lavoratori avranno voce in capitolo, un nutrizionista «aziendale» a disposizione dei dipendenti (al di fuori dell’orario di lavoro), sensibilizzazione contro il problema delle molestie e della violenza nei luoghi di lavoro (la Curti ha recepito integralmente e dà piena attuazione all’Accordo sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria Emilia  Romagna, in data 3 maggio 2017).

Sono queste le principali novità contenute nel nuovo contratto integrativo aziendale della Curti Costruzioni Meccaniche Spa di Castel Bolognese. La proprietà l’ha siglato insieme a Rsu, Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil territoriali e l’assistenza di Confindustria Romagna. Il contratto ha decorrenza dall’1 gennaio 2018 ed è valido fino al 31 dicembre 2020 e riguarda circa 240 lavoratori fra addetti fissi e con contratto di somministrazione.  

Davvero interessante il tema dell’attenzione alle famiglie. A fronte del costante calo delle nascite, la Curti ha scelto di prevedere un’integrazione da parte dell’azienda della quota di trattamento economico, spettante per legge sul congedo parentale, che permette a mamme o papà di assentarsi dall’azienda. In concreto, il primo mese l’azienda aggiungerà alla quota base il 40% dello stipendio (il lavoratore percepirà dunque fino al 70% della retribuzione), il secondo mese il 25% (per un totale del 55% della retribuzione), il terzo mese il 10% (per un totale del 40%). Dunque un’azienda «family friendly». 

Inoltre, per permettere ai lavoratori di raggiungere il luogo di lavoro limitando l’inquinamento, il nuovo contratto incentiva il «car pooling» ovvero l’utilizzo di una sola auto per un gruppo di almeno quattro persone che compiono abitualmente lo stesso tragitto casa-lavoro. L’incentivo, attivato in via sperimentale per 12 mesi, prevede un’indennità mensile lorda per ogni chilometro di percorrenza per il lavoratore che mette a disposizione la propria auto. 

«Il contratto – fanno sapere proprietà, direzione, organizzazioni sindacali e rappresentanze dei lavoratori – è stato siglato dopo una trattativa breve e va a integrare, migliorandolo, l’impianto preesistente. Il risultato dimostra che, quando vi è la ricerca di obiettivi comuni tra le parti, anche attraverso la contrattazione aziendale si possono promuovere crescita, sostenibilità ambientale e diritti». 

La Curti Spa, fondata nel 1955, sta vivendo una notevole crescita (negli ultimi cinque anni gli addetti sono passati da 190 a 240). E’ specializzata nella fabbricazione di macchine automatiche per la lavorazione di cavi elettrici, packaging, ma anche per componenti aerospaziali e aeronautici, e l’energia da fonti alternative. Del gruppo Curti fanno parte FamarTec (Sala Bolognese), Curtimet (Polonia) e Curti Usa Corporation (Chicago), tutte controllate al 100%. Curti Costruzioni Meccaniche Spa detiene inoltre partecipazioni all’interno delle aziende Cmatec (70%),  FreeFormPack (60%), Npc (40%), Cogne Macchine Tessili (25%), Hypertec Solution (20%), Nanolever (40%), Fly Safe  (40%). Ha collaborazioni con le Università di Bologna e Cagliari, su progetti di sviluppo specifici. Uno di questi è la realizzazione di Emilia 4, il veicolo elettrico solare a quattro posti nato da un”idea dell”associazione sportiva Onda Solare di Castel San Pietro, che ha partecipato proprio nei giorni scorsi all’American Solar Challenge 2018 negli Stati Uniti.

Il contratto integrativo aziendale della Curti Spa è «friendly» con le famiglie e con l'ambiente

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