Coronavirus, 23 donatori dell”Avis di Imola guariti dalla malattia disponibili a donare il plasma
In attesa di un vaccino, le «armi» contro il nemico invisibile sono farmaci e terapie. In questi mesi i medici hanno proceduto, con l’urgenza delle vite da salvare, in una rincorsa per aggiustamenti successivi, che non bastano a chi vorrebbe invece soluzioni semplici e immediate per sconfiggere il Coronavirus. In questi giorni una delle attenzioni massime è nei confronti del plasma iperimmune, cioè quello dei pazienti guariti dal Covid-19. La Regione ha aderito allo studio nazionale «Tsunami» messo a punto dall’Agenzia italiana del farmaco e dall’Istituto superiore di sanità. Luigi Viale, direttore dell’infettivologia del Sant’Orsola, ha spiegato che i dati «sono ancora scarsi e riguardano pazienti trattati in fase di malattia avanzata, curati anche con altri farmaci».
Alfiere del trattamento è Giuseppe De Donno, primario di Pneumologia dell’Azienda ospedaliera «Carlo Poma» di Mantova. Ora occorre verificarne l’efficacia in fase più precoce, in assenza di altre cure e con un più lungo follow-up. Nel frattempo l’Emilia Romagna ha predisposto un protocollo di studio per valutare quale potrebbe essere la reale capacità produttiva di plasma iperimmune da parte della Rete trasfusionale regionale. Primo passo, identificare chi può essere considerato idoneo a diventare donatore. Non tutti i guariti, come precisa l’Avis nazionale, presentano il necessario «alto titolo anticorpale, cioè un livello elevato di anticorpi specifici utili». L’Avis di Imola, che conta 4000 volontari, si è già mossa e ha contattato e registrato, ad oggi, i nominativi «di 23 nostri donatori guariti dopo la malattia da Covid-19 e che, con la consueta generosità, si sono resi disponibili». (l.a.)
L”articolo completo è su «sabato sera» del 28 maggio