Il revenge porn è reato, dalla battaglia dell’universitaria imolese fino al parere della psicologa
Si chiama Eleonora Cesari, la ventunenne imolese vincitrice della challenge «Rilancia un social network», pensata da Jebo (Junior Enterprise dell’Università di Bologna), associazione studentesca esperta in consulenze di web marketing, e dalla piattaforma Tutored che connette i neolaureati con il mondo del lavoro. Obiettivo sviluppare una strategia di rilancio di un social ormai caduto in disuso in Italia. Eleonora, al secondo anno della facoltà di Scienze diplomatiche internazionali a Forlì, ha così deciso di utilizzare Snapchat, strumento molto in voga tra i giovani fino al 2017, attraverso il quale è possibile inviare foto e video ai propri contatti.
Il progetto vincente della giovane imolese, punta a contrastare il fenomeno del revenge porn (vendetta porno, cioè condivisione pubblica di immagini o video intimi senza il consenso dei protagonisti) e, allo stesso tempo, sdoganare il sexting, ovvero il fare sesso scritto in chat. «Ho scelto Snapchat perché, tra il 2017 e 2018, ho studiato un anno negli Stati Uniti ed ho notato che i miei coetanei usavano spesso questo social invece che Whatsapp come noi – ha commentato Eleonora Cesari -. Snapchat possiede dei piccoli tools di protezione ed è dieci volte più sicuro degli altri». Nel dettaglio, «contenuti multimediali e messaggi sono visibili al massimo per 24 ore, nell’arco della giornata si possono vedere solo due volte e, infine, se chi li riceve fa uno screenshot arriva immediatamente la notifica a chi lo ha inviato – ha spiegato -. In più c’è una sezione dedicata alle foto che possono essere criptate e protette da una password». (da.be.)
Approfondimenti su «sabato sera» dell’11 marzo con anche il parere della psicologa dell’Ausl di Imola e cosa prevede la legge per il reato di revenge porn.
Nella foto: Eleonora Cesari