Addio
Economia, News
29 Dicembre 2020

Addio a Cicli Cinzia, a fine anno la storica azienda castellana chiude i battenti

Con la fine di questo 2020 funesto si chiude anche un pezzo di storia locale e italiana: Cicli Cinzia, nota azienda produttrice di biciclette con un’esperienza di 53 anni alle spalle, chiude i battenti. Una scelta presa, pur a malincuore, dai titolari Maurizio Bombi e Sergio Maccaferri che già da qualche anno non vedevano più un futuro per il segmento di mercato italiano (a sabato sera lo raccontavano già nel 2017).

Quali sono i motivi che vi hanno portato a decidere di chiudere?

«Ammainiamo le vele non per colpa nostra – risponde il titolare Maurizio Bombi, che dai primi anni duemila dirige l’azienda con il socio e cugino Sergio Maccaferri -. Il motivo per cui chiudiamo è da imputarsi alla globalizzazione, fenomeno imperversante che non ci aspettavamo potesse colpirci così. Per assurdo il Covid, quest’anno, ha trasformato la bici in un mezzo di trasporto determinante; nel boom vissuto dopo il primo lockdown, anche grazie agli incentivi per la mobilità sostenibile, non solo abbiamo recuperato le percentuali negative di marzo e aprile (-60%), ma il nostro fatturato ha registrato un +9%. Il problema non è se la gente va in bici, credo che il suo utilizzo crescerà ancora nei prossimi anni; il nostro problema è che le bici non sono più italiane. È un settore che va verso i Paesi stranieri, dell’est del mondo ma non solo: su tutti la Cina, che però avevamo contrastato grazie ai dazi; ma negli ultimi anni Paesi più vicini come Serbia, Tunisia e Turchia e anche all’interno della nostra Europa (Portogallo, Polonia, Romania), sono diventati produttori, pur senza una storia alle spalle, e ci fanno concorrenza in casa. Il risultato è che oggi i nostri prodotti non sono più competitivi sul mercato: a parità di componenti e qualità, le produzioni straniere sono più convenienti in termini di manodopera. È una consapevolezza che dispiace molto, perché sappiamo fare bici bene, come dimostra la nostra lunga storia. Ma a un certo punto bisogna prendere atto della realtà delle cose e scegliere di conseguenza. È un destino che non tocca solo la nostra piccola-media realtà, ma anche i grandi marchi». (mi.mo.)

Ulteriori approfondimenti su «sabato sera» del 24 dicembre.

Una delle foto pubblicitarie degli anni ’70 di Cicli Cinzia (tratta dal sito aziendale)

Una replica a “Addio a Cicli Cinzia, a fine anno la storica azienda castellana chiude i battenti”

  1. Anonimo ha detto:

    Se si specificasse per un oggetto in vendita se prodotto o assemblato in Italia secondo me molti sarebbero disposti a pagarlo anche un po di più….se a me proponesse una bicicletta costruita in Cina a 1000 £ e una di pari qualità costruita in Italia a 100 o 200 € in più sceglierei sicuramente quella italiana.

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